11/10/2025
Formarsi in cure palliative è più di un'esperienza formativa. È un viaggio, ricco di significati, che riporta alla propria umanità.
È un incontro profondo con la fragilità umana, con la sofferenza. È contatto con il dolore, fisico e mentale. È abitare un tempo sospeso tra la vita e la morte. È curare, nel senso più pieno e profondo del termine.
Ho capito che curare non significa guarire.
Anche quando la malattia diventa inguaribile, la persona resta curabile.
A primo impatto, ci si può sentire piccoli, smarriti, impotenti, a tratti inadeguati, di fronte a tanto dolore.
Ma ho imparato che non servono grandi parole. Non bisogna fare. Bisogna essere.
Bisogna ESSERCI. E prendersi cura.
Con presenza, con rispetto, con cuore.
Una presenza autentica, spesso silenziosa. Un tocco lieve. La disponibilità ad ascoltare, senza fretta.
Porterò con me ogni sguardo, ogni parola, ogni silenzio. Con gratitudine.
Vivere il contatto con il fine vita ti cambia. Mi porto dentro uno sguardo nuovo, più umano e più vero, sulla vita, sulla morte. Mi porto un insegnamento profondo. Più consapevole, più vicino a ciò che conta davvero.
Mettere al centro la persona, i suoi bisogni, il suo tempo e la sua dignità. Per tutto il tempo che ha da vivere.
Anche il fine vita è vita.
E si può fare tanto. Più di quanto si possa immaginare.
In modo diverso.
Si può fare altro. Si può fare di più. Anche quando sembra che non ci sia nulla da fare.
Grata.
cure palliative