29/11/2025
Film Therapy
Se avete figli adolescenti, c'è un film che dovete far vedere loro. MIA, disponibile su RaiPlay, è un film necessario. . Necessario perché apre varchi, costringe a vedere, spinge a nominare ciò che spesso resta taciuto.
Il film di Ivano De Matteo è una detonazione emotiva. Con una regia lucida e tagliente, traccia un percorso duro, senza sconti, che ci porta dentro le zone più oscure dell’adolescenza e delle relazioni familiari, lì dove la fragilità può diventare crepa e poi voragine.
È una storia che affonda le mani nelle contraddizioni del nostro presente: relazioni che intossicano, violenza strisciante, stalking, revenge p**n, identità che si sgretolano, il filo sottile (e spesso logoro) che unisce genitori e figli in una società iperconnessa eppure sempre più disorientata. Senza mai indulgere nel patetico, la narrazione dà forma a un vero e proprio grido d’allarme sulla violenza di genere, sui suoi segnali, sulle sue conseguenze.
La protagonista è Mia, quindicenne piena di vita che si muove tra pallavolo, TikTok e una quotidianità serena, accanto a un padre amorevole, Sergio (un Edoardo Leo in una delle sue interpretazioni più laceranti), e a una madre attenta, Valeria.
L’arrivo di Marco spezza quell’equilibrio: un ventenne carismatico e manipolatore che trasforma il primo amore in un incubo di controllo, gelosia e violenza psicologica. La discesa di Mia è lenta, silenziosa, ma devastante: un’erosione di sé che la isola, la confonde, la annienta.
La sceneggiatura di De Matteo e Valentina Ferlan è calibratissima: cruda quando serve, delicata quando è necessario. E soprattutto è umana. Perché non racconta solo la vittima, ma anche chi soffre accanto a lei.
Sergio, il padre, diventa una figura tragica e potentissima: un uomo che non sa più come proteggere sua figlia, che si scopre fragile, furioso, pronto a perdersi pur di salvarla. Il film, attraverso lui, ribalta il punto di vista e ci costringe a interrogarci sul dolore dei genitori, sulla loro impotenza, sul confine tra amore e disperazione.
De Matteo ha un dono raro: trasformare ogni dettaglio — una stanza, un gesto trattenuto, un silenzio — in verità. La tensione cresce scena dopo scena, ma non c’è mai compiacimento. Nessuna spettacolarizzazione del trauma: sono gli attori, straordinari, a portare sulle spalle il peso emotivo del racconto.
E Edoardo Leo compie un’impresa attoriale enorme. È un padre che respira, trema, implode.
"Mia" è un film che resta addosso, che fa male, che apre domande che non sempre trovano risposta:
sul ruolo educativo dei genitori, sulle fragilità dell’adolescenza, sulla violenza che si insinua dove meno te l’aspetti, sulle responsabilità che abbiamo — tutti — nel riconoscerla e fermarla.
MIA va visto. Va condiviso. Va discusso.
Perché davvero, e senza retorica, è un film necessario.