01/12/2025
🎒🚴♂️ Cicloturismo in Italia: perché le guide contano ancora, oggi più che mai
Viviamo in un mondo che scorre veloce: reel, foto spettacolari, consigli mordi-e-fuggi.
E allora viene spontaneo chiedersi: serve ancora una guida?
Dopo aver ascoltato autori, editori, progettisti e comunità che vivono il cicloturismo ogni giorno, la risposta è chiara: sì, ma solo se è una guida di qualità.
Perché una guida non è un libro:
👉 è un ritmo,
👉 uno sguardo,
👉 un modo di attraversare un territorio.
Non fa partire il viaggio — questo oggi lo fanno i social, i racconti degli amici, le community.
La guida arriva dopo: quando devi capire, scegliere, pianificare.
Ed è lì che diventa insostituibile.
Perché nel mare di informazioni online, spesso superficiali, una guida approfondisce, spiega, collega storia e geografia, rivela ciò che passeresti oltre senza vedere.
Durante il convegno “Pubblicazioni cicloturistiche di qualità per promuovere i territori” è emerso chiarissimo:
le guide non promuovono solo itinerari, promuovono comunità e cultura ciclistica.
In Basilicata, una guida ha creato un linguaggio comune e persino un trail.
In Sicilia, la guida è addirittura un atto politico: uno strumento di governance, narrazione e sviluppo.
Eppure, la cosa più bella è questa:
👉 una guida nasce pedalando, sbagliando strada, parlando con le persone.
👉 È viva, concreta, umana.
👉 Ed è per questo che non potrà mai essere sostituita da un algoritmo.
Articolo nel primo commento.