Dott.ssa Tania Marcucci Psicologa

Dott.ssa Tania Marcucci Psicologa Sono una Psicologa, specializzata presso l'Università di Padova 👩‍🎓
Svolgo la mia attività professionale in studio 🛋 a Cerveteri e online 👩‍💻

Essere fratello o sorella di una persona con disabilità significa crescere in bilico tra due estremi: l’amore più puro e...
23/10/2025

Essere fratello o sorella di una persona con disabilità significa crescere in bilico tra due estremi: l’amore più puro e la fatica più grande.
Da una parte si instaura un legame viscerale, che ti fa sentire pronto a difenderlo da tutto e da tutti.
Dall’altra, la rabbia che non si può dire, la frustrazione che si ingoia in silenzio, il senso di colpa che arriva quando, anche solo per un istante, pensi: “Vorrei che fosse diverso. Vorrei una vita più leggera.”
Ci sono poi gli sguardi.
Quelli che giudicano, che fanno male anche senza parole.
Ti senti grato e stanco, pieno d’amore e svuotato allo stesso tempo, con quella paura del futuro, quella domanda che fa tremare: “cosa sarà di lui/lei quando i nostri genitori non ci saranno più? Saprò fare abbastanza?"
Diventate presto adulti, spesso troppo presto.
Imparate a non chiedere, a non pesare, a essere “quelli forti”.
Nelle vostre menti si affollano pensieri che spesso restano taciuti, perché sembra sbagliato persino pensarli.
Eppure, sono umani. Legittimi.
Avete diritto di esistere anche come individui, non solo come fratelli, perché amare davvero non significa consumarsi: significa restare vivi accanto all’altro.
Prendersi cura di sé non è egoismo, è scegliere di non perdersi...
è dire: “Io resto, ma resto intero".
Dentro a quella stanchezza, a quella rabbia, a quella confusione c’è la vostra umanità.
E nella vostra umanità, tutta la bellezza del vostro modo di amare 💬❤️

“Ogni volta davanti all'insegnante mi blocco" "Quando mio figlio mi dice così mi viene un nodo allo stomaco.”“Prima di d...
05/10/2025

“Ogni volta davanti all'insegnante mi blocco"
"Quando mio figlio mi dice così mi viene un nodo allo stomaco.”
“Prima di discutere con lei mi prende un forte mal di testa.”
“Quando devo andare all'università non riesco a dormire la notte.”

Queste frasi le sento spesso.
Ed è lì che spiego che non è il corpo a inventarsi qualcosa, ma è la mente che cerca un modo per comunicare un disagio.
Questo meccanismo si chiama somatizzazione: quando le emozioni che non trovano voce, finiscono per trasformarsi in sintomi fisici.

🔹 Nei bambini può apparire come il mal di pancia prima di andare a scuola o il mal di testa quando devono affrontare situazioni nuove.
🔹 Nei ragazzi spesso si manifesta con tensioni muscolari, insonnia o disturbi gastrointestinali legati a stress, ansia o senso di inadeguatezza.
🔹 Negli adulti si possono osservare rigidità, stanchezza cronica, dolori che non trovano spiegazione medica chiara.

Il punto non è “curare il sintomo” in sé, ma andare a vedere cosa c’è dietro:

Qual è l’emozione che non riesco a riconoscere?

Che cosa non sto dicendo, ma il mio corpo prova a urlare per me?

La buona notizia è che questo processo si può comprendere e trasformare: dare spazio alle emozioni, imparare a nominarle e condividerle permette al corpo di alleggerirsi e alla mente di respirare.

Non sentirti quindi “esagerato” o “debole”. Il tuo corpo sta semplicemente facendo da messaggero. E come tutti i messaggi, merita di essere ascoltato 💬🤝

Ogni famiglia custodisce ferite nascoste.Ferite che non hanno mai trovato voce, che si celano tra i silenzi e gli sguard...
02/10/2025

Ogni famiglia custodisce ferite nascoste.
Ferite che non hanno mai trovato voce, che si celano tra i silenzi e gli sguardi.
E poi, in mezzo a questo silenzio, arriva qualcuno che non può più ignorarle...
Qualcuno che si accorge di ciò che gli altri hanno messo da parte.
Non è un compito leggero.
Significa fermarsi davanti al dolore, accogliere la rabbia, la tristezza, la paura.
Significa rinunciare a fingere che “vada tutto bene”.
Ma proprio in quel momento accade qualcosa di straordinario: il dolore smette di essere un peso che schiaccia e diventa la porta verso la trasformazione. È lì che la ferita si apre alla possibilità di guarire.
Perché la guarigione non inizia quando evitiamo ciò che fa male, ma quando troviamo il coraggio di restare e di sentire davvero 💬❤️

Un nuovo spazio, gli stessi obiettivi: accogliervi, ascoltarvi, crescere insieme ❤️🌺 📍Via Settevene Palo 183, Cerveteri
22/09/2025

Un nuovo spazio, gli stessi obiettivi: accogliervi, ascoltarvi, crescere insieme ❤️🌺

📍Via Settevene Palo 183, Cerveteri

Qualche giorno fa un'amica mi ha detto una frase importante: "io ci tengo molto a festeggiare anche le cose più piccole,...
19/09/2025

Qualche giorno fa un'amica mi ha detto una frase importante: "io ci tengo molto a festeggiare anche le cose più piccole, a tanti passano inosservate, per me invece è importante celebrarle".
Questa frase mi ha fatto pensare a quanto spesso ci dimentichiamo di gratificarci.
Non serve un grande traguardo per fermarci e dire “bravo/a, ce l’hai fatta”. 💪
Forse può sembrare una frase scontata, ma riflettiamo: quante volte possiamo dire di averla applicata nella nostra quotidianità? 💬 Spesso, presi dalla fretta, dalle preoccupazioni o dal desiderio di raggiungere grandi traguardi, dimentichiamo che anche le cose più semplici meritano di essere riconosciute e apprezzate.
E allo stesso modo, non dovremmo dimenticarci di essere grati anche per le persone che abbiamo accanto: chi ci sostiene, chi ci ascolta, chi con la sua presenza rende più leggera la nostra quotidianità. Valorizzarle e riconoscerne il ruolo è un altro modo per coltivare gratitudine e benessere. 🪷
La felicità non nasce solo dai grandi eventi, ma dalla capacità di riconoscere e “celebrare” i piccoli momenti quotidiani e le persone che li rendono speciali.
Provate a sperimentare: questa sera annotate 3 piccole cose della giornata che meritano di essere festeggiate ❤️

💬♥️
31/08/2025

💬♥️

Qualche giorno fa è accaduto un episodio che mi ha colpita. Protagonista, un ragazzino con autismo che da qualche anno s...
07/08/2025

Qualche giorno fa è accaduto un episodio che mi ha colpita. Protagonista, un ragazzino con autismo che da qualche anno sta compiendo piccoli ma importanti passi verso l’apertura agli altri.
Adesso spesso quando incontra qualcuno, anche per strada, si avvicina e chiede con spontaneità e gentilezza: “Ciao, come stai?”. È il suo modo di entrare in relazione, di cercare un contatto.

A volte, però, capita che la persona a cui si rivolge sia distratta, allora lui può mettere una mano sulla spalla dell’altro come per dire: “ehi, ci sono anch’io, ti sto parlando.”
Non è mai un gesto aggressivo. Forse può sembrare invadente e posso capirlo, ma è un gesto genuino, ingenuo... il tentativo, ancora un po’ goffo, di comunicare, di richiamare l’attenzione.

Molte persone, per fortuna, rispondono. Alcune ricambiano il saluto, scambiano due parole, o almeno gli dedicano un sorriso. Ma ce ne sono altre — troppe — che lo ignorano completamente, come se fosse trasparente. Altre ancora lo guardano storto, infastidite da una domanda così semplice.
E poi c’è stata quella persona, pochi giorni fa, che ha reagito in modo violento, gridandogli addosso: “Non mi toccare!!!”
Lui è rimasto colpito ed è stato nervoso tutto il giorno.
Perché quella reazione così dura, così sproporzionata, ha rotto un suo schema, lo ha fatto sentire sbagliato, indesiderato, rifiutato. Eppure voleva solo salutare.

Sì, è vero, ora in terapia dovrà affrontare anche questo. Imparerà, con calma e con l’aiuto della sua amorevole famiglia che non si toccano gli sconosciuti, che certe regole sociali esistono e vanno rispettate, anche se a volte sono complicate da capire. Ma non si può fare a meno di domandarsi: è possibile che sia più facile insegnare a un bambino autistico a controllare questi gesti, che non aspettarsi da una persona cosiddetta neurotipica un minimo di comprensione, di tolleranza, di empatia?

Perché è questo il punto. Ci si aspetta che chi vive nel mondo della neurodiversità faccia uno sforzo continuo per adattarsi, per adeguarsi alle regole implicite che gli altri danno per scontate, mentre spesso chi quelle regole le conosce benissimo non si sforza affatto di capire chi è diverso, o semplicemente non risponde con gentilezza a un saluto disarmante nella sua autenticità.

Non si tratta di giustificare tutto. Si tratta di educare lo sguardo. Perché ogni giorno ci passano accanto persone che stanno imparando a vivere in un mondo che spesso non è pensato per loro. E non chiedono molto. Spesso basta solo un sorriso.
O un semplice:
“Ciao, sto bene. E tu?” 💬❤️

“Sono abituato/a a risolvere da solo/a i miei problemi, non ho bisogno di uno psicologo.”Lo sento dire spesso.E capisco ...
06/08/2025

“Sono abituato/a a risolvere da solo/a i miei problemi, non ho bisogno di uno psicologo.”

Lo sento dire spesso.

E capisco da dove arriva questa frase.
È il frutto di un’idea diffusa: quella che chiedere aiuto significhi ammettere di non farcela, di essere deboli, fragili, “sbagliati”.
Ma facciamo un passo indietro.

È vero: non per tutti e non per tutto serve uno psicologo. Ci sono momenti nella vita in cui ce la caviamo da soli, o con l’aiuto di amici, famiglia, tempo e pazienza.
Ma cosa succede quando certi problemi continuano a tornare? Quando ci si trova, ancora una volta, in una relazione che fa soffrire. Quando la rabbia scoppia con i figli, anche se si era promesso di non alzare più la voce. Quando l’ansia blocca, o la tristezza si trascina da troppo.
Quando le notti sono lunghe e i pensieri pesanti...

In questi casi, andare avanti da soli può diventare un ciclo infinito.
E spesso, chi soffre non è solo la persona, ma anche chi le sta intorno: partner, figli, colleghi, amici.
Soprattutto i figli, che assorbono anche ciò che non viene detto, che sentono e imitano ciò che vedono.

Chiedere supporto psicologico non è un segno di debolezza, ma di responsabilità e coraggio.
È scegliere di interrompere una catena che magari va avanti da generazioni.
È prendersi cura non solo di se stessi, ma anche delle proprie relazioni.

A volte basta anche solo uno spazio di ascolto neutro, sicuro, non giudicante, per iniziare a vedere le cose da un altro punto di vista.
E no, non serve “essere matti” per andare dallo psicologo.
Serve solo voler stare meglio ❤️💬🪷

 Non puoi costringere gli altri a "vederti". Puoi, però, iniziare a guardare te stesso e il mondo con i tuoi occhi, così...
11/07/2025


Non puoi costringere gli altri a "vederti". Puoi, però, iniziare a guardare te stesso e il mondo con i tuoi occhi, così da apprezzare ciò che sei e rivalutare ciò che hai, così da smetterla… sì, da smetterla di scegliere chi ha già deciso chi devi essere ancor prima di conoscerti davvero. Così da smetterla di scegliere chi neanche ci prova a capirti, “guardarti”, sostenerti... La luce che hai dentro, è bellissima lì dov'è, anche se non tutti riescono a vederla. ❤️

Indirizzo

Via Settevene Palo 183
Cerveteri
00052

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00

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