Dott.ssa Samantha Corzani Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Samantha Corzani Psicologa Psicoterapeuta Laurea in psicologia clinica specializzazione in psicoterapia sistemico relazionale Psicologa Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale.

Ho conseguito un master breve in ADHD e DOP e ho molta esperienza in DSA. Sono stata relatrice in diversi corsi di formazione e informazione per docenti e genitori presso il CDE, AFI di Cesena e 3° Circolo di Cesena. Ricevo presso il Poliambulatorio Columbus Medical Central a Cesena e presso il Poliambulatorio Il Gelso a Bellaria Igea Marina

L’educazione affettiva è imparare ad amare, ad amarsi. È imparare ad ascoltarsi, a riconoscere le proprie emozioni, è sa...
21/10/2025

L’educazione affettiva è imparare ad amare, ad amarsi. È imparare ad ascoltarsi, a riconoscere le proprie emozioni, è saper dare loro un nome, è saperci stare dentro anche se fa male. È imparare a vivere pienamente e profondamente la vita

Il 23 maggio 2025 il Ministro dell’Istruzione e del Merito, On. Giuseppe Valditara, ha presentato il Disegno di Legge dal titolo “Disposizioni in materia di consenso […]

19/10/2025

🔴 Comunicato stampa congiunto sull’educazione sessuo-affettiva nelle scuole

Le Presidenti e i Presidenti degli Ordini degli Psicologi di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Puglia, Sicilia e Veneto prendono una posizione chiara e netta in merito al DDL del 23 maggio 2025 del Ministro Valditara.

🎓 L’educazione sessuo-affettiva è una risorsa, non un rischio. Limitare o escludere la possibilità di promuovere da parte dei professionisti della salute attività educative su questi temi significa privare bambini e adolescenti di strumenti fondamentali per comprendere e gestire i cambiamenti fisici ed emotivi legati alla crescita.

🧠 L’educazione sessuo-affettiva, quando è adeguata all’età e scientificamente fondata, contribuisce a relazioni sane, alla prevenzione di bullismo e violenza di genere, e al benessere psicologico delle giovani generazioni.

👥 Gli Ordini regionali sopra menzionati esprimono profonda preoccupazione per le implicazioni culturali e sociali derivanti dalle limitazioni previste nel DDL “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”.

Chiediamo che la voce degli psicologi e delle psicologhe venga ascoltata nelle sedi parlamentari competenti, per ribadire l’importanza di un’educazione affettiva e sessuale tempestiva, continuativa e basata sulle evidenze scientifiche.

📢 La tutela dei minori passa anche — e soprattutto — attraverso la conoscenza, l’ascolto e la costruzione di contesti educativi sicuri e consapevoli.

L’educazione affettiva e sessuale è oggi, più che mai, fondamentale!A partire dall’infanzia con esperti e competenti che...
18/10/2025

L’educazione affettiva e sessuale è oggi, più che mai, fondamentale!
A partire dall’infanzia con esperti e competenti che si sappiano relazionare in base all’età

𝗩𝗜𝗘𝗧𝗔𝗧𝗢 𝗘𝗗𝗨𝗖𝗔𝗥𝗘 (𝗔𝗟𝗟𝗔 𝗩𝗜𝗧𝗔) - di Enrico Galiano
Proprio ieri mi è successo:
Due ragazzi litigavano perché uno non la finiva di toccare i capelli all’altro, che non voleva essere toccato – ebbene sì: alle medie ti devi sorbire questo genere di casus belli, e vi assicuro che queste cose possono poi degenerare in minirisse molto difficili da sedare – e io, che passavo di lì, assisto alla formazione di un piccolo capannello di spettatori.
Mi faccio strada per capire cosa sta succedendo, quando uno dei due litiganti se ne esce con questo ignominioso affronto: “Frocio!”. Attonita, la folla all’insulto stava.
Mi avvicino, cerco di capire: chiedo all’insultante come mai consideri quel sostantivo un’offesa. E la risposta è di quelle che fanno cadere le braccia: “Perché sì!”.
Basterebbe questo piccolo racconto di vita vera, con il termine omosessuale usato come affronto e con l’incapacità perfino di verbalizzare perché, per non avere dubbi di sorta: a scuola, l’educazione sessuo-affettiva non è qualcosa di accessorio. No: oggi sta diventando una vera emergenza nazionale.

Perché uno potrebbe pensare che di ragazzi che considerano il dare dell’omosessuale a un altro siano ormai una minoranza. Vi sbagliate, purtroppo. Come non sono una minoranza quelli che non capiscono cosa ci sia di male a fischiare a una donna, o a farle dei complimenti espliciti sul suo corpo, o addirittura a provarci in modo insistente senza il suo consenso. Come non lo sono quelli che confondono la gelosia con il possesso, l’amore con l’ossessione, la violenza con la passione.
Con questo quadro sconfortante, chiunque con un po’ di lucidità direbbe: be’, meno male che c’è la scuola a riparare i danni di una mancata educazione!
Chiunque, sì. Ma non in Italia. Qui andiamo leggermente controcorrente. [...]

Nel 2025, nell’epoca in cui un dodicenne può accedere a qualunque contenuto sullo smartphone, lo Stato italiano decide che l’argomento “sessualità” è troppo delicato per essere affrontato a scuola. È come vietare la geografia perché qualcuno teme che i ragazzi scoprano che la Terra è rotonda.
E questa non è un’iperbole: basta fare due chiacchiere coi dodicenni di oggi per constatare che, nell’ambito delle emozioni, del consenso e della sessualità molti di loro sono ancora dei terrapiattisti. Ma la tragedia si consuma quando i terrapiattisti dell’educazione affettiva hanno potere decisionale.
Altrove, nel frattempo, l’educazione sessuale si fa da decenni. In Svezia la insegnano dal 1955. In Finlandia è parte del programma scolastico, accanto alla matematica. In Olanda la chiamano “educazione alle relazioni”: non serve a spingere i ragazzi verso nulla, ma a dare loro le parole per capire ciò che già vivono.
E no, non è successo il temuto disastro morale. È successo che sanno rispettarsi di più, che le gravidanze indesiderate sono calate, che la parola “consenso” è entrata nel vocabolario di tutti. Da noi invece si preferisce una cura un po’ originale: silenzio, rimozione, tabù.

È l’idea che “non parlarne” significhi proteggere. Come se ignorare qualcosa l’avesse mai fatto sparire. Abbiamo paura che dare nomi alle cose voglia dire sporcarle. O addirittura: indottrinare i ragazzi verso spaventose derive gender, qualsiasi cosa voglia dire. Così finiamo per consegnare i nostri figli a un’educazione parallela fatta di pornografia, pregiudizi e miti tossici — quella che non chiede consenso, non parla di rispetto, non conosce limiti né emozioni.
A scuola si insegna il ciclo dell’acqua, la fotosintesi, la storia del mondo. Ma il ciclo del corpo e delle emozioni, quello no. Meglio che resti misterioso, magari anche un po’ sporco, qualcosa che si scopre da soli o con gli amici, ridendo.

Sono proprio curioso: ma di cosa avete paura? Cosa pensate possa succedere, se in classe parliamo di rispetto, se insegniamo a riconoscere le emozioni, a dare loro un nome?
E allora ecco il risultato: un Paese che parla ogni giorno di femminicidi, violenza di genere, abusi, ma poi decide di non fornire ai ragazzi gli strumenti per prevenirli. Un Paese che dice di voler proteggere i giovani, ma in realtà protegge solo le proprie paure.
Ci illudiamo di salvaguardare la purezza, e invece stiamo coltivando l’ignoranza. Così non stiamo proteggendo i bambini dai pericoli del mondo. Stiamo solo proteggendo gli adulti dal dover ammettere che il mondo è cambiato.

fonte: https://www.illibraio.it/news/scuola/educazione-sessuo-affettiva-medie-1479051/

La complicità va oltre l’amore
18/09/2025

La complicità va oltre l’amore

Non confondere la complicità
con l’Amore.

La complicità è molto di più.

È sedersi nudi
non nel corpo
ma nelle parole.
È aprire il cassetto delle paure
e non sentire giudizio
ma un respiro che ti accoglie.

È sapere che nel mondo
esiste una persona che sa tutto di te.
E ti fa sentire libero.

Io so che la complicità è il buio condiviso:
quel pezzo di strada che non mostri a nessuno
e che a volte fa tremare anche te.
Non ci porti il primo che arriva
a passeggiare nel tuo buio.
E prima lo capisci
e prima sei salvo.

È guardarsi e non avere più bisogno
di spiegare niente.
È quel piccolo miracolo
che ti fa dire:
“Sei la mia tana,
sei il mio rifugio,
sei il posto dove torno intero”.

Io so che la complicità è questo:
non è per tutti,
non è per sempre,
ma quando la incontri
ti cambia la geografia del cuore.

Non è semplicemente Amore.
Non è un contratto,
non è un giuramento.
È una vertigine che ti cambia i confini,
è l’anima che si ridisegna
quando trova la sua eco.

La complicità
è l’unica cosa che assomiglia alla salvezza.

La complicità è la bellezza del non dover fingere mai.

La complicità è riconoscersi nei difetti e amarsi di più per questo.

La complicità è sapere che puoi raccontare la parte peggiore di te senza perderti.

La complicità è la poesia che nasce quando la pelle non basta.

La complicità è essere accolti nel disordine come fosse bellezza.

La complicità è la sacralità dell’essere visti.

La complicità è avere un testimone dentro la tua notte.

La complicità è la certezza che l’altro sa reggere le tue ombre.

La complicità è stare tra gli altri e avere l’improvviso bisogno, di toccarsi.

La complicità è sapere che nessuno capirà quella risata, tranne voi.

È il miracolo di sentirsi al sicuro
senza mura,
senza scudi,
solo con una presenza accanto.

Selezione di Andrew Faber

13/09/2025

Nelle famiglie disfunzionali, spesso compare una figura centrale ma invisibile: il cosiddetto portatore del sintomo. È il membro della famiglia che porta su di sé il peso del malessere collettivo e diventa, di fatto, il capro espiatorio.
Si tratta quasi sempre di una persona, spesso un bambino, che posside una sensibilità particolare, una fragilità, una difficoltà di adattamento, oppure semplicemente un modo di essere che risulta disturbante per i genitori. Proprio per questa diversità, il gruppo familiare lo identifica come la causa dei propri problemi. È lui che riceve critiche, denigrazioni e colpe, anche in situazioni che non dipendono realmente da lui.
In questo modo il bambino, senza saperlo né volerlo, diventa funzionale alla sopravvivenza del sistema familiare in quanto concentra su di sé tensioni, conflitti e disagi che altrimenti emergerebbero tra i genitori o tra gli altri membri. La sua sofferenza stabilizza il gruppo, evitando un confronto diretto tra gli adulti, tutto viene scaricato su di lui.
Il prezzo, però, è altissimo. Questo bambino cresce senza punti di riferimento stabili, privo di protezione, costantemente esposto a rimproveri. L’esperienza dell’abbandono si ripete sotto forma di assenza fisica o psicologica da parte dei genitori e di una costante svalutazione. Non sorprende che, riproducendo all’esterno ciò che vive in casa, finisca spesso coinvolto in contesti di violenza, esclusione o ulteriore umiliazione.
Dove si trova il portatore del sintomo?
Il portatore del sintomo si trova proprio al centro della dinamica familiare: è il bambino che “porta fuori” il malessere del sistema, diventando il bersaglio di colpe e proiezioni. È lui che paga con la sua sofferenza l’apparente equilibrio della famiglia.
Il lavoro psicoterapeutico, in questi casi, ha il compito di restituire voce e dignità al portatore del sintomo, aiutandolo a riconoscere che il suo dolore non è il segno di una colpa personale, ma l’effetto di un meccanismo familiare disfunzionale.

10/09/2025
08/09/2025

Nell’ambito di una collaborazione internazionale, noi — pensatrici e pensatori sistemici, professioniste e professionisti del settore — abbiamo preso l’iniziativa di riflettere sulle questioni sociali urgenti e sulle crisi globali attraverso una lente sistemica. Il gruppo che si è formato a...

16/07/2025

“La chiave della psicoterapia è la comprensione. Senza di essa nessun approccio o tecnica psicoterapeutica ha senso o è efficace a livello profondo.
Solo con la comprensione si è in grado di offrire un aiuto reale. Tutti i pazienti hanno un bisogno disperato di qualcuno che li capisca.”
[Alexander Lowen]

Indirizzo

Cesena
47521

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 17:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00
Sabato 09:00 - 12:00

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