Dott. Marco Tenaglia Psicologo Psicoterapeuta

Dott. Marco Tenaglia Psicologo Psicoterapeuta Psicologo Psicoterapeuta ad orientamento Psicoanalitico

07/11/2025

“Dottore, se non gli do il telefono urla.”
È una frase che sento sempre più spesso, detta con stanchezza e un po’ di vergogna.
Eppure non c’è nulla di cui vergognarsi: solo da capire.

Perché quando un bambino piccolo si calma solo con uno schermo, non è perché “ama la tecnologia”.
È perché lo schermo regola al posto suo le emozioni che non sa ancora gestire.
E se succede troppo presto, troppo spesso, quel meccanismo si fissa:
ogni disagio, ogni no, ogni frustrazione diventa un “accendi”.

Non è cattiva educazione, è un cortocircuito del tempo che viviamo.
Abbiamo sostituito il contatto con il tocco sul vetro.
Ma la pelle, lo sguardo, la voce, restano i primi veri calmanti emotivi.

La dipendenza digitale non nasce da un gioco.
Nasce quando l’emozione di un bambino viene spenta invece che accolta.

E il primo passo per evitarla è ricordare che nessuna app potrà mai sostituire un abbraccio.

04/11/2025

Un tempo le mani erano piene di terra, ora di schermi.
Giocare significava uscire, cadere, ridere.
Oggi significa connettersi, chattare, competere.
Abbiamo sostituito l’erba con il pavimento di casa, le corse con le notifiche, la curiosità con la prudenza.

Ma senza cadute, non si impara a rialzarsi.
Senza libertà, non si impara a scegliere.
Senza sporcarsi, non si cresce davvero.

Abbiamo costruito un’infanzia pulita, controllata, perfetta, ma anche fragile.
E nella paura di farli cadere, abbiamo tolto ai bambini la possibilità di diventare forti.

L’infanzia non ha bisogno di filtri.
Ha bisogno di realtà.

01/11/2025

Oggi, nel 1882, nasceva Ida, per tutti noi Dora.
Il caso Dora è uno dei contributi clinici più interessanti, complessi e densi della prima produzione di Freud.
Dora era, al tempo, una giovane ragazza oppressa da una afonia di origine sconosciuta.
È grazie all'incontro con Dora che Freud mette a fuoco il concetto di Transfert, le difese di conversione, capovolgimento e sessualizzazione.
È anche la prima volta in cui, in una presentazione di caso, troviamo una analisi anche della situazione famigliare.
Il trattamento si concluse con un drop out e impose a Freud molti ripensamenti anche per lunghi anni.
Anche dopo Freud, a lungo si è parlato di Dora: soprattutto come una donna conflittuale ma anche libera, che inaugurò un sentire lungo un secolo.

Dobbiamo a Ida/Dora, dunque, grande gratitudine. Ci piace ricordarla con la celebre trascrizione del suo secondo sogno:
«Camminavo per una città che non conoscevo, vedevo strade e piazze che mi erano estranee. Entrai nella casa in cui vivevo, andai nella mia camera e vi trovai una lettera di mia madre; mi diceva che siccome avevo lasciato casa senza che i miei genitori lo sapessero, non mi aveva voluto scrivere per dirmi che papà stava male. 'Ora è morto, e se vuoi puoi tornare'. Allora mi diressi verso la stazione [Bahnhof] e chiesi per un centinaio di volte: 'Dov'è la stazione?', e ogni volta mi veniva risposto: 'A cinque minuti'. Poi vidi un bosco fitto davanti a me e qui lo chiesi ad un uomo che incontrai: 'più di due ore e mezzo' mi rispose, e si offerse di accompagnarmi; io però rifiutai e proseguii da sola. Vidi la stazione davanti a me, ma non potevo raggiungerla - e contemporaneamente mi prese quell'angoscia che si sente nei sogni quando sembra di non potersi più muovere. Poi mi ritrovai a casa: dovevo avere viaggiato nel frattempo, ma non me ne ricordavo. Entrai nella guardiola della portiera, e domandai dove fosse il nostro appartamento; ma lei [la portiera] mi aprì la porta e replicò che mamma e gli altri erano già al cimitero [Friedhof]»

È con Dora che si apre il '900
https://youtu.be/f9dcNsAMk5g

27/10/2025

Ogni trauma infantile è come un veleno che resta a circolare nell’anima. Il bambino si difende identificandosi con l’aggressore, rinunciando a sé pur di non perdere il legame. In analisi quel piccolo paziente interiore può finalmente essere creduto, ascoltato e riconosciuto: la guarigione nasce quando l’adulto riesce a dare voce a quel bambino muto.

𝙎𝙖́𝙣𝙙𝙤𝙧 𝙁𝙚𝙧𝙚𝙣𝙘𝙯𝙞

22/10/2025

“Life, as we find it, is too hard for us; it brings us too many pains, disappointments, and impossible tasks.

In order to bear it we cannot dispense with palliative measures. There are perhaps three such measures: powerful deflections, which cause us to make light of our misery; substitutive satisfactions, which diminish it; and intoxicating substances, which make us insensible to it.”

Sigmund Freud, Civi and Its Discos, 1930

19/10/2025

17/10/2025

Monument to Sigmund Freud

“Psychoanalysis: The voice of the intellect is a soft one”

Sigmund Freud Park (close to Berggasse), Vienna, Austria

13/10/2025

I bambini non hanno bisogno di imparare a scrivere più in fretta.
Hanno bisogno di imparare a pensare mentre scrivono.

Quando un bambino prende in mano una penna, il cervello si accende.
Ogni lettera è un movimento, una coordinazione tra mano, occhio e mente.
È lì che nasce il linguaggio, la concentrazione, la memoria.

Digitare è veloce, ma non educa alla profondità.
La tastiera trascrive. La mano comprende.
E tra capire e copiare c’è una differenza enorme.

Gli studi lo confermano: scrivere a mano attiva più aree cerebrali, potenzia l’apprendimento e rafforza l’autoregolazione.
Ma soprattutto, insegna la pazienza, quella che oggi rischiamo di perdere anche nei gesti più semplici.

Insegniamo ai nostri figli a usare la penna.
Perché nella lentezza del gesto, imparano la bellezza del pensiero.

10/10/2025

La mente è parte di noi, come il corpo, come il cuore.
Oggi, nella Giornata Mondiale della Salute Mentale e Giornata Nazionale della Psicologia, ricordiamo quanto sia importante prendersene cura ogni giorno.
La Psicologia ci aiuta a dare voce a ciò che viviamo, a ciò che non comprendiamo, a ritrovare equilibrio, a migliorare i nostri stili di vita, a costruire legami di fiducia e consapevolezza.

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