Psicologa Psicoterapeuta Francesca R. D'Angelo

Psicologa Psicoterapeuta Francesca R. D'Angelo Psicoterapia individuale, di coppia e sostegno alla genitorialità sia in presenza che online.

Sono una Psicologa Psicoterapeuta ad indirizzo sistemico relazionale. Il mio percorso formativo si è nutrito di numerose esperienze professionali all'interno del servizio pubblico e degli istituti scolastici, dandomi modo di specializzarmi sia nel campo delle problematiche adolescenziali che dell'età adulta. Il mio approccio terapeutico parte dal presupposto che il modo di essere di ciascun individuo sia fortemente condizionato dalle circostanze affettive sperimentate nel corso della propria vita con le varie figure significative (famiglia, amici, rapporti sentimentali). Avere beneficiato di sicurezza e sostegno emotivo da parte dell'ambiente esterno incide sensibilmente sul modo di vedere se stessi e gli altri, mentre, al contrario, la mancanza di rinforzi sociali e interpersonali può provocare sfiducia e negatività nel modo di vivere il proprio percorso esistenziale. La psicoterapia è finalizzata a recuperare consapevolezza di chi si è e dei propri reali bisogni, delle proprie risorse e dei propri limiti, allo scopo di raggiungere una visione positiva della propria persona e del mondo circostante. La capacità di focalizzare e tutelare le proprie esigenze affettive costituisce infatti la premessa indispensabile per costruire un rapporto pieno e armonico dentro e fuori di sè.

MEGLIO FAR PARTE DI UN GRUPPO DISFUNZIONALE PIUTTOSTO CHE IL NULLAÈ di questi giorni la notizia di una baby gang costitu...
05/11/2025

MEGLIO FAR PARTE DI UN GRUPPO DISFUNZIONALE PIUTTOSTO CHE IL NULLA

È di questi giorni la notizia di una baby gang costituita da 3 adolescenti di 14, 15 e 16 anni che ha torturato e umiliato per ore un coetaneo sottoponendolo a violenze come isolamento e segregazione in un appartamento per quasi 24 ore, taglio delle sopracciglia, lesioni fisiche, deprivazione del cellulare con blocco delle chiamate, una sigaretta spenta sulla caviglia e infine l’essere costretto a nuotare in un fiume gelato.
Sevizie che si fa fatica a commentare per la crudeltà che le caratterizza.
Sevizie che però vanno viste e ricordate come espressione di un disagio di fronte al quale è necessario non commettere l’errore di voltarsi dall’altra parte.
Sevizie che riflettono una assenza di regole e insieme di educazione all’affettività, alla relazione sana.
Quella dove la presenza di una carezza va insieme alla fermezza di saper mettere i limiti, quella in cui lo stare con i figli non si riduce allo svolgimento di un dovere fatto di fretta ma alla condivisione reale, alla ricerca di un dialogo e alla capacità del genitore stesso di dire “scusa, ho sbagliato”, quando questo avviene.
L’assenza genera abbandono emotivo e isolamento, l’abbandono emotivo e l’isolamento generano rabbia, la rabbia incontrollata violenza, la violenza distruzione psichica.
E pur di compensare l’abbandono che ci si porta dietro si è disposti a cercare la propria famiglia in un gruppo, anche disfunzionale.
Un gruppo dove si esercita violenza, l’importante è farne parte.

IL CORPO, IL TRAUMA DELLA VIOLENZA La violenza fisica e verbale vissuta in famiglia lascia degli strascichi sedimentati ...
05/11/2025

IL CORPO, IL TRAUMA DELLA VIOLENZA

La violenza fisica e verbale vissuta in famiglia lascia degli strascichi sedimentati nel corpo. Nonostante il costante tentativo di soffocarne l’esistenza, nonostante la ricerca di segnali che in realtà i propri genitori siano o siano state delle persone amorevoli, il corpo non mente.
È il corpo che va ascoltato prima delle parole.
Quando nell’infanzia si è sperimentata l’aggressività dei comportamenti o delle parole da parte di chi avrebbe dovuto proteggere e accudire, si perde fiducia verso l’altro.
E così poi anche da adulti capita di sentirsi bloccati, paralizzati, intimoriti di fronte all’altro.
Quel linguaggio può essere rivelativo del reale sentire che il bambino interiore si porta dietro.
Un sentire represso e spesso inconsapevole che va slatentizzato, verbalizzato, riconosciuto in terapia per tornare a stare in una vera relazione emotiva e fisica con il mondo.

IL MOMENTO PIÙ EMOZIONANTE È QUANDO QUELLA PERSONA PROSEGUE DA SOLALa psicoterapia è un po’ come un viaggio che si condi...
04/11/2025

IL MOMENTO PIÙ EMOZIONANTE È QUANDO QUELLA PERSONA PROSEGUE DA SOLA

La psicoterapia è un po’ come un viaggio che si condivide insieme per un pezzetto del percorso.
Un viaggio che porta a riscoprirsi,
a riappropriarsi di parti di sè dimenticate o mai conosciute,
un viaggio che aiuta a riconoscere le proprie ferite e trasformarle in coraggio,
un viaggio in cui anche il terapeuta esce cambiato dall’incontro con chi si affida a lui.
Per me che con entusiasmo e umiltà mi appresto a viaggiare con chi vuole ritrovare se stesso, la parte più emozionante è proprio questa: quella in cui a un certo punto il bambino a cui avevo dato la mano fino a quel momento è diventato un adulto desideroso di evoluzione e di vita.
Il momento più emozionante è quando quell’adulto ha abbastanza fiducia in sè e nella vita da voler proseguire da solo.

GLI INGREDIENTI DI UNA RELAZIONE AFFETTIVA SANA.Che cos’è una relazione affettiva sana? Com’è fatta?Come riconoscerla?Un...
23/10/2025

GLI INGREDIENTI DI UNA RELAZIONE AFFETTIVA SANA.

Che cos’è una relazione affettiva sana? Com’è fatta?
Come riconoscerla?
Una relazione affettiva sana dev’essere innanzitutto una relazione affettiva ovvero un legame contraddistinto dalla presenza di un sentimento di bene.
Legame significa “essere affezionato/a” a quella persona perché di quella persona apprezzo il comportamento, il modo di essere ma soprattutto i valori.
Sono i valori comuni che rendono possibile affezionarsi a qualcuno. Anche quando c’è molta diversità fra due persone, se i valori di fondo sono gli stessi ci può essere un vero senso di appartenenza.
Quindi non è un legame una relazione dove i valori in cui si crede sono contrastanti. Si tratta piuttosto di interazione umana, una conoscenza.
E poi? Cosa vuol dire legame affettivo?
Oltre a essere un rapporto in cui ci si sente affezionati perché i valori sono gli stessi, un legame affettivo è, appunto, un rapporto dove è preponderante un sentimento di bene, cioè uno slancio positivo verso l’altro, che in pratica è: sono felice se tu sei felice, spero che tu possa sorridere, ti auguro di vivere nella gioia e nella realizzazione.
Provare del bene verso l’altro significa tenere a che lui o lei sia in pace con sè. È un sentimento altruistico puro.
Quindi non è un legame affettivo quel tipo di relazione in cui, invece, c’è invidia ovvero un senso di rabbia e aggressività per ciò che l’altro è come persona, per ciò che l’altro è riuscito/a a costruire, per quello che possiede: ad esempio si può essere invidiosi perché non si accetta che l’altro sia una persona sicura di sè, oppure per il fatto che ha una famiglia serena o anche un lavoro appagante, oppure ancora per il suo rapporto positivo col proprio corpo ecc… di esempi ce ne sarebbero un’infinità.
E poi? C’è qualcos altro che contraddistingue un legame affettivo sano?
Sì, è l’intimità.
È cos’è l’intimità?
L’intimità è lo scambio delle proprie parti emotive profonde ovvero saper condividere aspetti emotivi profondi di sè: può essere una paura, un desiderio, un dispiacere, una sofferenza, un abbraccio. Con empatia cioè senza giudizio, senza sentirsi superiori a priori.
Quindi dai legami affettivi sani vanno anche scartate quelle relazioni generiche in cui si rimane sempre in superficie cioè non si condivide, appunto, una reale intimità emotiva alla pari, senza giudizio (in pratica, non ci si conosce veramente e non si è interessati a farlo).
Dunque le 3 parole chiave di una relazione affettiva sana sono:
- valori comuni e non contrapposti
- ⁠bene e non invidia
- ⁠intimità emotiva empatica e non stare sempre in superficie giudicando a priori.
Non a caso si dice, ad esempio, che gli amici veri si contano sulle punta di una mano. Imparare per riconoscere.

Dott.ssa Francesca Romana D’Angelo, Psicologa Psicoterapeuta.

20/10/2025

EDUCARE ALLE EMOZIONI, UN PASSO INDISPENSABILE

Viviamo nell’era dell’iper connessione ma poi circola una evidente disconnessione a livello relazionale e affettivo.
Sempre più collegati ai cellulari, ad internet, alla VIRTUALITÀ dei rapporti con gli altri e sempre meno alla REALTÀ del condividere pensieri, parole ed emozioni dal vivo.
Testimonianza ne è il costante aumento di fenomeni distruttivi fra le persone: omicidi, stupri, femminicidi.
Della serie: “non sei d’accordo con me? Allora ti metto le mani addosso/ ti aggredisco/ ti faccio del male”.
Il significato che c’è dietro questo atteggiamento collettivo è che non si è più educati al CONFLITTO SANO fra esseri umani perché abbiamo perso l’ESPERIENZA DI CONFRONTO DIRETTO fra gli individui.
Al “come stai” segue direttamente un generico “bene, grazie” e poi invece la frustrazione irrisolta è strabordante tanto è vero che sembra diventata una normalità risolvere la rabbia con la violenza.
Però invece di investire sull’apprendimento di modalità costruttive per esprimere una contrarietà, per mettere i limiti, per fare presente ciò che fa stare male, si evita di promuovere l’inserimento dell’educazione affettiva nelle classi fino all’età scuole medie.
Invece di imparare anche una ferrea capacità di stoppare situazioni offensive o ingiuste per sè, si procede direttamente alla carneficina.
Invece di saper spiegare e argomentare si inghiotte e si esplode con il diventare torturatori e persecutori.
Nonostante ciò assistiamo ad un divario preoccupante fra l’aumento della violenza (sempre più estrema) e la diminuzione della PREVENZIONE.
I reati degli adulti e nello specifico, il maltrattamento e l’abuso, si evitano attraverso una continua interiorizzazione di contenuti ed esperienze positive, di accoglienza dell’altro, di rispetto e integrazione FIN DALL’INFANZIA (cioè SCUOLA DELL’INFANZIA ED ELEMENTARI).
I ragazzi delle scuole medie sono già avviati verso l’adolescenza che è il momento in cui emergono tutti gli “irrisolti affettivi ed emotivi” precedenti per cui i progetti e le iniziative di educazione affettiva sono urgenti e da anticipare, non da ritardare: PRIMA SI INTERVIENE MEGLIO È, NON DOPO SI INTERVIENE MEGLIO È.

Dott.ssa Francesca Romana D’Angelo,
Psicologa Psicoterapeuta.

17/10/2025

VIOLENZA INVECE CHE AMORE

Ormai è normalità agghiacciante il verificarsi quotidiano di femminicidi.
Ma è ancora più agghiacciante che questa problematica desti sempre meno sconcerto rispetto al passato, come se, in parte, ci si fosse abituati alla violenza. Assuefatti alla assurdità.
E lo dimostra il fatto che a livello scolastico l’educazione affettiva sia cosa rara, dai più piccoli fini alle superiori. Mancano lezioni e tempo costante e strutturato dedicato a familiarizzare con la dimensione emotiva e relazionale.
Sarebbe fondamentale che questo aspetto venisse promosso, con adeguate condizioni, dalle istituzioni per colmare il vuoto di “lessico sentimentale” presente in molte famiglie. Così come sarebbe fondamentale che supporto psicologico venisse rivolto ai docenti di ogni ordine e grado che hanno la responsabilità della crescita psicologica dei loro studenti.
Educare alle emozioni per scoprire che amare non è possedere, nè spaventare, nè minacciare, ma accogliere.
Che per stare insieme si deve essere d’accordo, non esiste relazione senza consenso.
Che a volte la tristezza si può trasformare in rabbia e che la rabbia è legittima fino al momento in cui rispetta la dignità dell’altro, non umilia, non castiga, non si impone nè travolge.
Che ricevere un “no” dal partner o da colui/colei si desidererebbe diventasse il proprio partner, non vuol dire essere sbagliati, ma semplicemente è nel diritto di ogni persona.
Che la coppia a volte è fatta anche di conflittualità ma se porta a costruire di più e meglio, non a smantellare pure se stessi.
Ma per arrivare a tutto questo ci vuole un presupposto: sentire di essere amabili in quanto tali, non avere bisogno dell’altro “a tutti i costi”, perché è lì che si innesca la dipendenza affettiva, dal credere che si rimarrà soli perché non si è abbastanza.
Senza considerare che soli lo si è già nei rapporti tossici, dove non c’è un vero sentimento, un vero bene nei confronti dell’altro.
Non c’è voglia di prendersi cura del partner, ma solo sentirlo una “proprietà privata”.
Non c’è desiderio di vedere felice chi si dice di amare ma solo che lui o lei obbedisca, non diventi “preda” di qualcun altro.
“Non voglio lasciarti perché non voglio che tu sia di qualcun altro/a”: il possesso che si sostituisce all’amore.

Dott.ssa Francesca Romana D’Angelo,
Psicologa Psicoterapeuta.

11/10/2025

⭕️TESTE SENZA CUORE
A scuola di psicopatia?

Stamattina mi sono arrabbiato.
Stavo scrivendo in un bar quando un gruppo di studentesse universitarie ha attirato la mia attenzione.
"Io devo studiare e questi hanno occupato l'aula!
E poi dai, non chiamatelo genocidio!
E basta con questa retorica dei bambini!”.

Non ho potuto trattenermi.
“Esattamente cosa vi fa ridere dei 62 mila bambini morti che sta avvenendo?”(fonte Unicef)

Dopo un attimo di silenzio la più coraggiosa ha risposto:
“Io non sono a favore del genocidio, ma sono la prima del mio corso in giurisprudenza. Ho tutti 30 e lode e devo poter seguire le mie lezioni in pace. Non posso perdere una lezione per quattro scappati di casa che occupano l’aula.”

I'lo sordo non riesce ad udire nulla che esca dal perimetro del proprio ombelico.
Piero Angela, il cui amore per la conoscenza è indiscutibile, ci ha ricordato che la scuola deve formare in primis l'essere umano.

L'umanità di noi Sapiens, non è nella testa, ma nel cuore.
Il sapiente senza empatia può essere uno psicopatico, un dittatore,
un opportunista maligno.

Ora mi chiedo e vi chiedo (al di fuori di qualunque logica partitica che NON mi interessa):
- Stiamo lavorando sul cuore dei nostri ragazzi?
- Vogliamo davvero studenti da 30 e lode con la sensibilità di uno psico-apatico?

Vi condivido un passaggio di "Genitori in ansia” (Feltrinelli).
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"I nostri figli stanno crescendo nella società della psico-apatia.
Lo psico-apatico pensa in modo freddo, glaciale, brutale.
Lo psico-apatico, non vede il bambino morto, ma il rischio di perdere la lode.
Lo psico-apatico pud lanciarsi in brillanti argomentazioni, ma il
suo cuore ha smesso di vibrare.
È un deserto in cui nessuno ha fatto crescere un fiore.”

Se leggete i miei libri sapete quanta fiducia ho nei nostri ragazzi.
Appassioniamoli al sapere, ma educhiamoli a seatire.

L'anima puo essere un giardino o un deserto.
Sta a noi seminare fiori.

P.S. Aiutami a condividere questo pensiero.

10/10/2025

10 OTTOBRE: GIORNATA DELLA SALUTE MENTALE.

Da poco è trascorsa la giornata dedicata alla salute mentale.
Espressione piuttosto diffusa ma ancora complessa da capire.
Potremmo parlare di benessere, accettazione di sè, comprensione delle proprie emozioni, consapevolezza dei propri bisogni e di quelli dell’altro, capacità di condividere relazioni nutrienti.
Giusto.
Ma se dovessimo sintetizzare il concetto di salute mentale cosa diremmo?
A me piace soffermarmi su un aspetto cruciale per la serenità psicologica della persona: essere amici di se stessi. Ciò significa proteggersi, cioè salvaguardare le risorse e le qualità di cui si è dotati e monitorare i propri limiti.
Significa metterli i limiti quando è necessario per il rispetto di sè,
e mettersi in discussione sviscerando a fondo le cose,
Significa dirsi tutta la verità e non nascondersi dietro schemi preconfezionati come paure e giudizi,
Significa rischiare di esplorare oltre la propria zona confort,
Significa utilizzare il passato per fare meglio e il presente per essere fieri di sè, amici di sè prima di tutto.

04/10/2025

ESSERE O FAR FINTA?

Diventiamo le difficoltà che affrontiamo o che evitiamo,
Le paure che sfidiamo o da cui ci lasciamo travolgere,
Le delusioni che utilizziamo come occasioni per capire o come strada per chiuderci al mondo,
Le scelte che abbiamo o meno il coraggio di fare,
I no che riusciamo a dire o che reprimiamo,
Il rispetto che impariamo a darci e a dare o che dimentichiamo pur di annullarci per gli altri,
I valori che proteggiamo o calpestiamo,
Quanto rischiamo di volerci bene o tradirci.

03/10/2025

ESSERE VIVI SIGNIFICA SAPERSI RIBELLARE

L’identità nasce dalla ribellione.
Dalla capacità di dire NO.
No quando la dignità dell’essere umano viene dimenticata in favore della “reificazione”, del vedere e trattare persone e fatti come cose inamovibili.
No quando ci si dimentica che i diritti occidentali e non occidentali sono gli stessi, quando la violenza aperta e spudorata trova una qualche forma di giustificazione, no quando la sofferenza atroce di innocenti è roba secondaria.
Dire NO, dire “non in mio nome”, costituisce la manifestazione del sè attraverso la difesa dei valori e dei limiti, la ripresa delle coscienze.
Valori e limiti, due termini cruciali, la bussola del percorso esistenziale di ogni individuo, i paletti essenziali oltre i quali non si può andare.
Quanto è importante sapere mettere i confini, sapere prendere le distanze da quello che sappiamo di non meritare, avere il coraggio di imporsi quando di mezzo c’è il rispetto per i bisogni di base.
Dire di no ci fa tornare a vivere perché vivere significa sapere chi si è e sapere chi si è significa tutelare ciò in cui si crede.

IL PIÙ GRANDE ERRORE È NON FIDARSI DELLE PROPRIE EMOZIONI Perché si sta male a livello psicologico?Qualcuno potrà rispon...
15/09/2025

IL PIÙ GRANDE ERRORE È NON FIDARSI DELLE PROPRIE EMOZIONI

Perché si sta male a livello psicologico?
Qualcuno potrà rispondere che la ragione sta nel fatto di vivere situazioni faticose a livello emotivo ed esistenziale.
Bè, certo, questo è vero, ma in parte.
La motivazione più profonda è quella inerente la sfiducia in sè.
Si sta male perché non si ha fiducia in se stessi.
E cosa c’entra la sfiducia in sè con delle esperienze difficili?
C’entra tutto.
C’entra perché solo quando abbiamo fiducia in noi stessi possiamo trovare il coraggio di affrontare le “cose difficili” e compiere delle sfide.
La sfida di dire di no a qualcosa di mortificante, la sfida di essere giudicati e non approvati, la sfida di perseguire i propri bisogni autentici indipendentemente dal timore di non farcela.
Grandi sfide.
Diversamente quando l’idea di se stessi coincide con l’essere mediocri o di inadeguati, quando l’idea di sè fa rima con il non valere, allora non ci sfidiamo, e non sfidiamo ciò che ci fa stare male. Non facciamo dei tentativi, cioè, per rispettarci.
“Perché tanto non ce la posso fare”, “Perché tanto è troppo difficile”
“Perché tanto quello che provo è sbagliato”
“Perché tanto non ne azzecco mai una”
“Perché se poi me ne pento?” (come direbbe il grande Maccio).
Tutti questi interrogativi trascurano, però, il fatto che evitare di rispettare ciò che sentiamo essere un nostro autentico bisogno o diritto, evitare di rispettare ciò che si sente di meritare, espone a delle conseguenze molto più gravose e costose dell’ipotesi di commettere errori.
Posso, ad esempio, continuare a stare in un rapporto affettivo che sento chiaramente violento e umiliante per me ma poi come minimo avrò una bella gastrite. Se tutto va bene.
E soprattutto sarò lontano dall’essere amico/a di me stesso/a, lontano dai miei desideri, lontano dalla vita. Dove vita non è sopravvivenza ma costruzione di bellezza, di buono.
Se mi accontento di stare nella mia “zona confort” solo perché è più conosciuta, a pagarne le conseguenze sarò io per primo/a.
Sentendomi estraneo a ciò che mi circonda, percependo solo in piccola parte il sapore delle cose.
Il più grande errore è quindi, trattarsi male, costringersi a farsi andare bene situazioni che arrecano danni psicologici a se stessi.
Il più grande errore è non fidarsi delle proprie emozioni.
Dell’ansia che non fa dormire la notte, della vergogna immotivata, della paura di non andare bene nonostante il proprio meglio.
Il più grande errore è non essere in linea con chi vogliamo essere, con come vogliamo essere trattati, con quello che si pensa, e con quello che si sente, soprattutto.
Quando i comportamenti vanno da una parte e il proprio sistema di valori e le proprie emozioni vanno da un’altra, c’è qualcosa che non va.
Quel qualcosa che ci viene segnalato dal malessere, dal panico, dalla tachicardia, dalla depressione.
Sintomi che subentrano per costringerci ad ascoltarci fino in fondo.
Senza maschere.
Il più grande errore è mentire a se stessi.

06/08/2025

Laura ha 14 anni. È dislessica e discalculica. Ma soprattutto è stanca di sentirsi sminuita. Perché no, non è facile. Neanche con un PDP.

Le mappe aiutano, certo. I tempi in più sono fondamentali. Ma non cancellano la fatica. Non eliminano la frustrazione. Non risolvono il senso costante di essere "fuori tempo", di arrivare sempre dopo gli altri. Anzi, a volte il PDP diventa quasi un’arma contro. Perché basta che ti vada bene una verifica, e qualcuno parte con: “Eh, ma tu hai gli strumenti”.

Come se tutto fosse truccato. Come se avesse vinto barando.

Ma nessuno vede quello che c’è dietro: le ore passate a cercare un senso tra le righe, le volte in cui si blocca davanti a un testo semplice, le operazioni che svaniscono appena prova a farle. Nessuno vede i pianti nascosti, la paura di essere giudicata, il dubbio continuo: “E se avessero ragione loro? Se fossi davvero io il problema?”

E invece Laura ce la mette tutta. Studia, si impegna, va avanti anche quando è più facile mollare. E non lo fa per dimostrare qualcosa. Lo fa per se stessa. Perché vuole farcela. Ma vuole anche essere riconosciuta.

Perché un PDP non ti regala nulla. Ti restituisce solo il diritto di provare a stare al passo, con dignità. E allora no, non è facile.

Non è facile leggere se ogni parola si spezza.
Non è facile calcolare se i numeri ti sembrano messi lì per confonderti.
Non è facile entrare in classe ogni giorno sapendo che dovrai lottare per dimostrare che meriti di essere lì.

Ma Laura lo fa. E lo fa con una forza che molti adulti non saprebbero nemmeno nominare. E forse, chi pensa che sia tutto più semplice con un PDP, dovrebbe provare, anche solo per un giorno, a guardare il mondo con i suoi occhi.

Poi ne riparliamo.

Indirizzo

Chieti
66100

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00

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