27/11/2025
Riceviamo e pubblichiamo con immenso piacere un messaggio degli amici del
COMITATO INSIEME SI PUÒ A.P.S. per l'inclusione e diritti della disabilità
DISABILITÀ: IL MONDO INVISIBILE CHE CI RIGUARDA TUTTI
Di fronte alla disabilità, la società spesso guarda altrove. Non per cattiveria, ma per ignoranza, per imbarazzo, per paura di ciò che non si conosce. Eppure, in Italia, oltre 3 milioni di persone vivono con una disabilità riconosciuta. Un numero che cresce se si considerano le disabilità temporanee, invisibili o non ufficialmente registrate.
Perchè invisibili?
Perchè molti pensano alla disabilità solo in termini di carrozzine o barriere architettoniche. Ma la realtà è molto più complessa: ci sono disabilità cognitive, sensoriali, psichiche, e condizioni croniche che limitano l’autonomia. Eppure, queste persone sono spesso escluse dal dibattito pubblico, dai luoghi di lavoro, dalla cultura, persino dalla quotidianità.
Il problema non è solo l’accessibilità fisica, ma quella culturale. Quante volte si parla di inclusione senza coinvolgere direttamente chi vive la disabilità? Quante volte si decide “per” loro, invece che “con” loro.
La legge come tutela la disabilità?
L’Italia ha una legislazione avanzata in materia di diritti delle persone con disabilità, ma la sua applicazione è frammentaria. Le barriere architettoniche sono ancora ovunque, i trasporti pubblici spesso inaccessibili, e il mondo del lavoro resta chiuso. Solo il 35% delle persone con disabilità ha un impiego, e spesso si tratta di lavori precari o sottopagati.
La legge 104, ad esempio, è fondamentale ma insufficiente. Troppe famiglie si trovano sole ad affrontare percorsi burocratici estenuanti, senza supporto psicologico, economico o sociale.
Perciò, quale può essere la chiave del cambiamento?
La scuola è il primo luogo dove si può costruire una società inclusiva. Ma servono più insegnanti di sostegno, più formazione, più risorse. E serve anche una rappresentazione mediatica più autentica: non eroi da celebrare né vittime da compatire, ma persone con desideri, talenti, limiti e sogni.
La disabilità non è una tragedia, ma una condizione umana. E come tale, merita rispetto, ascolto e spazio.
Non si tratta di “loro”, si deve pensare che è un “noi”.
Parlare di disabilità, quindi, non significa occuparsi di una minoranza. Significa costruire una società più giusta per tutti. Perché l’inclusione non è un favore: è un diritto. E finché non sarà garantito a tutti, nessuno sarà davvero libero.