08/11/2025
[𝗗𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗺𝗮𝗹𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲: 𝗱𝗼𝘃𝗲 𝗶𝗹 𝗱𝗼𝗹𝗼𝗿𝗲 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗮𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮𝗱𝗶𝗻𝗮𝗻𝘇𝗮]
A volte il lavoro in studio è ricordare insieme che il dolore ha cittadinanza.
Leggendo Diritto al malessere ho sentito risuonare proprio questo: non c’è guarigione nell’obbligo a “stare bene”, ma nello spazio dove possiamo dire come stiamo, senza sconti né fretta.
Qui abita il mio mestiere: esserci senza invadere, accogliere senza normalizzare a tutti i costi. Il libro lo dice con chiarezza politica e umana: non patologizzare ogni disagio; restituire dignità all’ambivalenza; difendere il tempo psichico dal cronometro della performance.
In studio, come nella vita, non prometto felicità: prometto un luogo dove il sintomo può parlare (Hillman), e dove il “diritto al malessere” non è resa, ma il primo gesto di responsabilità verso di sé.