The Soulmigrant

The Soulmigrant Qui puoi ESPLORARE, SCOPRIRE, VIVERE

Thesoulmigrant

Uno Spazio per te, uno spazio per raccogliere anime gentili in questo universo, uno spazio per aiutare anche le donne a guarire.

“Per imparare a volare bisogna prima imparare a lasciar andare".

In questi giorni che sembrano sospesi, mi scopro più fragile del solito.Più esposta, più permeabile alla vita e alle sue...
02/12/2025

In questi giorni che sembrano sospesi, mi scopro più fragile del solito.
Più esposta, più permeabile alla vita e alle sue onde.
E mentre tutto mi chiede di resistere, qualcosa dentro di me sussurra piano che forse la vera forza è nel permettersi di lasciar andare.

Le parole di “Vince chi molla” mi hanno attraversato come una carezza che brucia: non un invito alla resa, ma un promemoria gentile che parla di fiducia, di resa consapevole, di ritorno a sé.
Mi hanno ricordato che non si può tenere tutto insieme, sempre.
Che c’è un momento in cui le mani devono aprirsi, e il corpo deve potersi appoggiare.
Che mollare non è cadere: è smettere di aggrapparsi a ciò che ci pesa.

Scrivo queste parole prima di tutto per me.
Perché ne ho bisogno.
Perché oggi la verità più grande che posso regalarmi è questa:
non devo dimostrare nulla, non devo superare tutto, non devo essere forte in ogni istante.
Posso cedere. Posso riposare. Posso respirare.

E sto imparando anche questo: rallentare è un atto di coraggio.
In un mondo che corre sempre, fermarsi sembra quasi una colpa.
Ma la verità è che ci sono pause che salvano.
Momenti di riposo che rimettono a fuoco ciò che conta davvero.
Non possiamo vivere solo di obiettivi, traguardi, cose da spuntare.
A volte la vita più autentica accade proprio negli spazi vuoti, nei respiri lenti, nella scelta consapevole di non correre.

Nel carosello che accompagna queste parole ci sono alcune frasi tratte dal testo della canzone di Niccolò Fabi che mi hanno tenuto compagnia in questi giorni intensi: piccole ancore, piccole verità che risuonano dentro.

E se qualcuno, passando di qui, dovesse sentirsi allo stesso modo, spero che trovi conforto in questa piccola confessione:
a volte, davvero, vince chi molla.
Chi rallenta.
Chi smette di stringere i pugni e di correre senza fiato.
Chi si concede la grazia di essere umano, completamente.

In questi giorni che sembrano sospesi, mi scopro più fragile del solito.Più esposta, più permeabile alla vita e alle sue...
02/12/2025

In questi giorni che sembrano sospesi, mi scopro più fragile del solito.
Più esposta, più permeabile alla vita e alle sue onde.
E mentre tutto mi chiede di resistere, qualcosa dentro di me sussurra piano che forse la vera forza è nel permettersi di lasciar andare.

Le parole di “Vince chi molla” mi hanno attraversato come una carezza che brucia: non un invito alla resa, ma un promemoria gentile che parla di fiducia, di resa consapevole, di ritorno a sé.
Mi hanno ricordato che non si può tenere tutto insieme, sempre.
Che c’è un momento in cui le mani devono aprirsi, e il corpo deve potersi appoggiare.
Che mollare non è cadere: è smettere di aggrapparsi a ciò che ci pesa.

Scrivo queste parole prima di tutto per me.
Perché ne ho bisogno.
Perché oggi la verità più grande che posso regalarmi è questa:
non devo dimostrare nulla, non devo superare tutto, non devo essere forte in ogni istante.
Posso cedere. Posso riposare. Posso respirare.

E sto imparando anche questo: rallentare è un atto di coraggio.
In un mondo che corre sempre, fermarsi sembra quasi una colpa.
Ma la verità è che ci sono pause che salvano.
Momenti di riposo che rimettono a fuoco ciò che conta davvero.
Non possiamo vivere solo di obiettivi, traguardi, cose da spuntare.
A volte la vita più autentica accade proprio negli spazi vuoti, nei respiri lenti, nella scelta consapevole di non correre.

Nel carosello che accompagna queste parole ci sono alcune frasi tratte dal testo della canzone di Niccolò Fabi che mi hanno tenuto compagnia in questi giorni intensi: piccole ancore, piccole verità che risuonano dentro.

E se qualcuno, passando di qui, dovesse sentirsi allo stesso modo, spero che trovi conforto in questa piccola confessione:
a volte, davvero, vince chi molla.
Chi rallenta.
Chi smette di stringere i pugni e di correre senza fiato.
Chi si concede la grazia di essere umano, completamente.

In questi giorni che sembrano sospesi, mi scopro più fragile del solito.Più esposta, più permeabile alla vita e alle sue...
02/12/2025

In questi giorni che sembrano sospesi, mi scopro più fragile del solito.
Più esposta, più permeabile alla vita e alle sue onde.
E mentre tutto mi chiede di resistere, qualcosa dentro di me sussurra piano che forse la vera forza è nel permettersi di lasciar andare.

Le parole di “Vince chi molla” mi hanno attraversato come una carezza che brucia: non un invito alla resa, ma un promemoria gentile che parla di fiducia, di resa consapevole, di ritorno a sé.
Mi hanno ricordato che non si può tenere tutto insieme, sempre.
Che c’è un momento in cui le mani devono aprirsi, e il corpo deve potersi appoggiare.
Che mollare non è cadere: è smettere di aggrapparsi a ciò che ci pesa.

Scrivo queste parole prima di tutto per me.
Perché ne ho bisogno.
Perché oggi la verità più grande che posso regalarmi è questa:
non devo dimostrare nulla, non devo superare tutto, non devo essere forte in ogni istante.
Posso cedere. Posso riposare. Posso respirare.

E sto imparando anche questo: rallentare è un atto di coraggio.
In un mondo che corre sempre, fermarsi sembra quasi una colpa.
Ma la verità è che ci sono pause che salvano.
Momenti di riposo che rimettono a fuoco ciò che conta davvero.
Non possiamo vivere solo di obiettivi, traguardi, cose da spuntare.
A volte la vita più autentica accade proprio negli spazi vuoti, nei respiri lenti, nella scelta consapevole di non correre.

Nel carosello che accompagna queste parole ci sono alcune frasi tratte dal testo della canzone di Niccolò Fabi che mi hanno tenuto compagnia in questi giorni intensi: piccole ancore, piccole verità che risuonano dentro.

E se qualcuno, passando di qui, dovesse sentirsi allo stesso modo, spero che trovi conforto in questa piccola confessione:
a volte, davvero, vince chi molla.
Chi rallenta.
Chi smette di stringere i pugni e di correre senza fiato.
Chi si concede la grazia di essere umano, completamente.


01/12/2025

Il Calendario Letterario 2026 è ora disponibile in edizione limitata 👉🏻 link in bio

25/11/2025

Happy Birthday, Trisha!
Your work continues to inspire us. Thank you for reshaping how we see, move, and imagine 💝
Photo of Trisha Brown by Mark Hanauer

Ci sono simboli che non appartengono a un solo popolo, ma al respiro stesso dell’umanità.La Mano di Fatima, o Hamsa, è u...
18/11/2025

Ci sono simboli che non appartengono a un solo popolo, ma al respiro stesso dell’umanità.
La Mano di Fatima, o Hamsa, è una di quelle immagini antiche che attraversano i secoli come una preghiera intessuta nella materia.

Nel suo palmo, l’occhio che veglia: non un occhio che osserva da fuori, ma quello dell’anima che riconosce, che percepisce ciò che sfugge allo sguardo.
È il gesto dell’amore che respinge l’ombra, ma anche quello della fiducia che accoglie la vita.
Gli amuleti, in fondo, nascono da questa nostalgia: il desiderio dell’uomo di dialogare con l’invisibile.
Sono ponti sottili tra il visibile e l’invisibile, tra ciò che si tocca e ciò che si sente.
In ogni amuleto vibra un archetipo, una frequenza, una memoria antica.
Non sono “oggetti magici”, ma specchi energetici: riflettono ciò che siamo pronti a riconoscere, ricordano ciò che abbiamo dimenticato.
Quando li indossiamo, non chiediamo loro di proteggerci dal mondo,
ma di ricordarci come attraversarlo: con grazia, con presenza, con il cuore aperto.

La Mano di Fatima è dunque più di un simbolo di protezione è un invito al risveglio.
Ci ricorda che ogni gesto può essere preghiera,
ogni sguardo può diventare guarigione,
ogni mano può trasformarsi in luce. Ci sono simboli che scegliamo, e simboli che scelgono noi.
La Mano di Fatima è uno di quelli che hanno trovato un posto nella mia casa e nel mio cammino. Non come un oggetto da esporre, ma come una presenza silenziosa,
una stilla di luce che ricorda ciò che conta davvero:
protezione, consapevolezza, ritorno al centro.
Condivido questo post perché i simboli che custodiamo
parlano anche della nostra anima.
Raccontano cosa cerchiamo, cosa onoriamo, cosa desideriamo nutrire. E in questo momento del mio percorso, sentivo il bisogno di portare qui — in questo spazio — uno dei segni che da sempre mi accompagna
e che vibra della stessa frequenza di TheSoulmigrant:
quella della cura, della presenza, della ricerca interiore.

Quando la leggerezza fa sul serio (senza prendersi troppo sul serio)A volte in sala succedono cose strane: ci ritroviamo...
14/11/2025

Quando la leggerezza fa sul serio (senza prendersi troppo sul serio)

A volte in sala succedono cose strane: ci ritroviamo in pose improbabili,
ridiamo senza motivo, ci muoviamo come se il corpo sapesse più di noi.
Eppure, proprio lì, in quel momento,
si apre uno spazio vero.

Perché stare bene non è sempre concentrazione e silenzio zen.
A volte è lasciarsi andare, dire “chissenefrega” al giudizio,
e scoprire che anche la risata può essere un mantra.

La leggerezza non è superficialità e neanche banalità — è un’arte sottile.
È la libertà di mostrarsi senza bisogno di dimostrare.
È il piacere di sentirsi vivi, così come si è,
un po’ storti, un po’ luminosi, ma autentici.

Spirituale non è ciò che vola alto lontano da noi,
ma ciò che si infila tra le pieghe del quotidiano,
nei piedi nudi sul pavimento, nel gesto spontaneo,
nella vita che non ha paura di essere buffa con un pizzico sano di autoironia.

E allora sì, ogni tanto tutta la crescita personale,
con” i suoi imperativi” di luce e consapevolezza,
può pure andare a farsi fo***re.

Perché la vera pratica, forse,
è riuscire a ridere di noi stessi
mentre continuiamo — comunque — a cercarci.

11·11Una soglia di luce, un respiro sospeso tra ciò che siamo stati e ciò che stiamo diventando.Questo portale non è fuo...
11/11/2025

11·11
Una soglia di luce, un respiro sospeso tra ciò che siamo stati e ciò che stiamo diventando.
Questo portale non è fuori di noi, ma dentro:
un allineamento tra cuore e coscienza, tra desiderio e verità.

È un richiamo a tornare presenti, a lasciare andare i ruoli, le aspettative, le paure.
A ricordare che ogni pensiero è un seme, e che l’energia di oggi amplifica ciò che scegli di nutrire.

In questo spazio sacro, il tempo sembra fermarsi.
Tutto diventa più chiaro, più essenziale.

Lascia che la luce attraversi ciò che non serve più.

Permetti a te stessə di aprirti, di ascoltare, di rinascere,di scegliere la propria verità, ancora una volta.
✨ 11·11 — un passaggio verso la parte più autentica di te.

Forse i portali non si aprono nel cielo, ma nei silenzi che abbiamo il coraggio di abitare.
Nel corpo che ricorda
Ed è lì che la luce si radica, trasformando la consapevolezza in presenza.

Autunno.🍁Ciclica come la vita,e come le stagioni che non smettono mai di tornare.Ogni passaggio porta con sé un insegnam...
07/11/2025

Autunno.🍁

Ciclica come la vita,e come le stagioni che non smettono mai di tornare.

Ogni passaggio porta con sé un insegnamento,
un invito silenzioso a ricordare che nulla resta uguale,
e che proprio nel mutamento si nasconde la continuità.

Ci sono momenti che ci spogliano,
come alberi d’autunno,
e altri che ci fanno fiorire di nuovo.
Non è perdita, è ritmo.
È la danza segreta del tempo che ci attraversa,
il modo in cui la vita ci riporta sempre a noi stessi —
diversi, ma più veri.

Essere ciclici significa accettare la quiete,
il vuoto, l’attesa.
Capire che non ogni luce deve brillare sempre,
che anche l’ombra è parte del cammino.
Perché dentro ogni fine c’è un seme che prepara la rinascita,
e dentro ogni pausa, una promessa che respira piano.

Così accolgo e vivo l’autunno non come una stagione che finisce,
ma come una forma di ritorno.
Un tempo per lasciare, per ascoltare,
per fidarsi della vita che sa ricominciare —
ogni volta, in un modo nuovo.

Tutto ha un tempo.
Che anche la luce ha bisogno di tornare dentro,
che ogni cosa respira, si contrae, si espande —
come il corpo, come la vita.

Ciclica come le stagioni,
anche io mi lascio attraversare.
Ci sono giorni di piena e giorni di caduta,
momenti in cui mi spoglio del superfluo
e torno alla mia essenza, nuda, vera, intera.
Il corpo lo sa prima di me:
riconosce il mutamento, lo accoglie,
lo trasforma in energia nuova.

Ogni cellula è un piccolo autunno,
ogni respiro un ciclo che si rinnova.
Inspiro ciò che nasce, espiro ciò che finisce.
È in questo movimento che ritrovo me stessa,
nel ritmo antico che unisce terra e pelle,
radici e respiro, silenzio e vibrazione.

Non c’è separazione tra ciò che accade fuori e ciò che vive dentro.
L’autunno non è solo un paesaggio,
è un gesto del corpo che rallenta,
una voce che dice: “Puoi lasciarti andare.”

E così lascio che il corpo parli la lingua della terra:
che si espanda, che si contragga, che cambi.
Non c’è nulla da trattenere,
solo da sentire.
Solo da danzare nel ritmo invisibile
che ci ricorda che tutto ritorna,
che ogni fine è un inizio che respira piano.

05/11/2025

Torna la Superluna e sarà la più grande dell'anno, la ammireremo il 5 novembre. Non manchiamo a questo spettacolo!

Indirizzo

Ficulle
05016

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A.B.A.U.T

Un semplice fiore della zona alpina dell’ Himalaya orientale “Raphidophora Glauca”, qui insieme ad altre specie di fiori ogni giorno compiono una “danza”, sfruttando ogni minima nicchia si contendono senza tregua lo spazio e la luce. Attraverso questa immagine trovo risonanze simili con ciò che facciamo noi con il nostro corpo e a volte questo tipo di immagini sono un richiamo una fonte di ispirazione per il danzatore stesso ed è con questa immagine che è nato il progetto intitolato LoSpazioAltrove luogo di ricerca di immagini di poesia di percorsi formativi e per-formativi di progetti in evoluzione, di collaborazioni artistiche con danzatori e musicisti dove l'improvvisazione visibile ai sensi è un mezzo uno strumento per la composizione e la creazione artistica.

LoSpazioAltrove Tra una roccia e una goccia la profondità sorregge la pietra caduta da un soffio di vento. E qui lo spazio altrove percorre la forma scolpisce la massa sostiene l’infinito diviso tra corpi in divenire sculture di umanità e di immobilità.

www.lospazioaltrove.blogspot.com