Studio di Psicologia Cles e Trento - Dr.ssa Annalisa Stablum

  • Casa
  • Italia
  • Cles
  • Studio di Psicologia Cles e Trento - Dr.ssa Annalisa Stablum

Studio di Psicologia Cles e Trento - Dr.ssa Annalisa Stablum Riceve su appuntamento a Cles e a Trento:
a Cles in via Madruzzo 2 e a Trento in via Andrea Pozzo 30

04/11/2025

IL NOSTRO LASCITO
La grande fatica dei genitori di oggi è che hanno un vissuto da bambini che stanno tentando in molti modi di cambiare.
Siamo i primi che hanno deciso, consapevolmente, che l'educazione di un tempo ci ha lasciato ferite.

Siamo cresciuti con genitori che decidevano tutto.
Le regole non si mettevano in discussione e le punizioni arrivavano veloci.
Era un modo chiaro di crescere, ma poco spazio lasciava al dialogo, alle emozioni, alle domande.
C'erano silenzi giudicanti non in ascolto.

Stiamo provando a trasformare un modo di essere genitori che ci portiamo dentro da generazioni.

Siamo cresciuti con genitori che “non si discutevano”.
Le regole erano legge, e le emozioni spesso restavano in silenzio.
“Si fa così e basta” era la frase che chiudeva ogni dialogo.

Oggi, invece, proviamo ad aprirlo quel dialogo.
Cerchiamo di ascoltare, di spiegare, di dare un senso ai comportamenti dei nostri figli.
Oggi proviamo a fare diversamente.
Cerchiamo di ascoltare, di spiegare, di capire cosa c’è dietro a un comportamento.
Vogliamo che i nostri figli si sentano VISTI, non solo corretti.
Forse anche noi vorremmo essere stati visti diversamente.

Ma non è sempre facile.
Dentro di noi vive ancora la voce del passato — quella parte che reagisce prima ancora di pensare.
A volte ci sorprende, ci fa alzare la voce, ci riporta indietro.
Quella voce dentro di noi che abbiamo ascoltato da bambini — quella che dice “si fa così e basta”.
Altre volte ci immergiamo dalla parte opposta, nel lasciar fare senza confini, perché si sta provando.

Ricordo sempre ai genitori che vengono da me le parole di Winnicott: “Una madre sufficientemente buona non è perfetta, ma sa riparare.”
Non siamo perfetti, ma FALLIBILI e dobbiamo essere COMPASSIONEVOLI, in primis con noi stessi.

È questo che stiamo facendo, ogni giorno: riparare.
Riparare il modo in cui siamo stati ascoltati, amati, educati.
E costruire qualcosa di nuovo, più autentico, più vicino ai nostri figli.

Non siamo genitori perfetti. Siamo genitori in cammino:
Ogni volta che scegliamo il dialogo invece del rimprovero,
la connessione invece del controllo,
stiamo facendo un passo avanti.
Ed è faticoso cambiare la storia, ma come ci ricorda Alice Miller, “Ciò che non abbiamo ricevuto da piccoli, cerchiamo di donarlo ai nostri figli.”
E in questo dono si gioca tutta la nostra trasformazione.

È il nostro lascito.

“Abbi cura di godermi,esplorarmi, proteggermi. Non capiterò una seconda volta” mi disse la vita.Fabrizio Caramagna
10/10/2025

“Abbi cura di godermi,
esplorarmi,
proteggermi.
Non capiterò una seconda volta” mi disse la vita.
Fabrizio Caramagna

12/09/2025

“È solo erba sintetica, non fa niente.”
Così mi ha detto un ragazzino di 13 anni parlando dello Spice, la droga che gira su TikTok e che qualcuno spaccia come alternativa leggera alla cannabis.

Ma lo Spice non è erba: è un miscuglio di erbe secche impregnate di sostanze chimiche, fino a 100 volte più potenti del THC.
Gli effetti? Tachicardia, convulsioni, allucinazioni, paranoia, danni cerebrali, morte.

Su TikTok viene mostrato come fosse un gioco. E a quell’età basta un video virale per trasformare la curiosità in trappola.
Costa poco, si trova facilmente, promette lo sballo immediato. In realtà regala solo il vuoto.

Non pensiamo che “tanto i nostri figli non lo vedono”: l’algoritmo arriva ovunque. Serve parlarne noi, prima che a farlo sia il web.

👉 Perché lo Spice non toglie solo la lucidità. Può togliere la vita.

08/09/2025

«Fare psicoterapia è una cosa seria. Vuol dire affidare i propri dubbi e bisogni a un’altra persona competente, formata a questo scopo e che ha a cuore la tutela del paziente».

In un’intervista a La Stampa, la Presidente del CNOP, Maria Antonietta Gulino, avverte che i chatbot terapeutici non possono sostituire l’incontro umano tra psicologo e paziente. «L’Intelligenza artificiale non ha i requisiti. Per cui non solo è inutile, ma può addirittura causare un peggioramento del disagio».

Il fascino della disponibilità 24 ore su 24, osserva Gulino, è solo apparente: «Quando si fa psicoterapia anche l’attesa è importante nella ricerca della risposta a un bisogno. La richiesta immediata di un riscontro non è sempre positiva. Spesso lo psicoterapeuta non dà risposte, ma accompagna a rimanere nel dubbio».

A preoccupare è soprattutto il rischio di banalizzare i vissuti dei più giovani: «Le frasi fatte, ripetute e un po’ consolatorie, quasi come fossero pacche sulla spalla, non servono a risolvere un disagio.»

L’intelligenza artificiale, sottolinea la Presidente, non va demonizzata: «Abbiamo un gruppo di lavoro che si occupa di IA e nuove tecnologie per studiare come possiamo utilizzarla e integrarla nei percorsi terapeutici».

Per il CNOP la priorità rimane una: aumentare la presenza di psicologi e psicoterapeuti nel servizio pubblico, evitando che la diffusione dei chatbot crei un nuovo digital divide tra chi deve accontentarsi di servizi digitali insoddisfacenti e chi può permettersi un percorso privato.

Per leggere l'intervista 👉🏻 https://www.lastampa.it/cronaca/2025/08/19/news/psicoterapia_intelligenza_artificiale_psicologa_gulino-15274875/amp/

03/09/2025

Una paziente me lo ha chiesto in terapia.
E la risposta non era nell’oggi, ma nello ieri.

Le relazioni tossiche non iniziano con l’ex che ti manipola o con il collega che ti svaluta.
Cominciano molto prima.
Quando in famiglia ti hanno insegnato che l’amore si merita, che un “no” ti condanna alla solitudine, che sei degno solo se fai quello che vogliono gli altri.

Da lì impari che amare significa adattarsi.
Che dire “no” è un tradimento.
Che chiedere per sé è un peccato.
E cresci così, con il senso di colpa cucito sulla pelle.

Poi arrivi a 30, 40 anni.
Hai una vita apparentemente “giusta”.
Ma dentro, quella voce: non sei abbastanza.
E allora ti sembra normale scegliere chi ti svaluta, perché parla la stessa lingua che hai ascoltato da bambino: colpa, dovere, sacrificio, silenzi.

La psicologia lo conferma: il cervello registra gli schemi relazionali precoci, li trasforma in circuiti biologici. Perfino il dolore diventa “familiare”.
E una relazione tossica smette di sembrare veleno: diventa casa.

Ma restare troppo a lungo in quel veleno non significa solo soffrire.
Significa addestrarsi all’umiliazione.
Dimenticare come si sta al sicuro.
E il pericolo più grande non è perdere l’altro.
È perdere se stessi.

Guarire, allora, non è accusare.
È disobbedire al copione che non hai scritto tu.
È imparare a chiamare le cose col loro nome: non amore, ma guerra travestita da affetto.
E ricordarti che non sei sbagliato.

02/08/2025

In tanti mi avete scritto per chiedermi: “Come si può?”

Come può una madre uccidere il proprio figlio.
Come può farlo a pezzi.
Come può poi andare a lavoro, accudire pazienti, rispondere al telefono, sorridere persino.
Come può vivere due realtà parallele: quella del crimine e quella della normalità.

È la domanda che ci resta addosso.
Una madre che chiama “figlia” la compagna del figlio che ha appena aiutato a uccidere.
Una madre che seppellisce un corpo in un bidone e poi si veste, si trucca, timbra il cartellino.

Come si può?

Ma da psicologo so che questa non è solo una domanda di sconcerto.
È una difesa.
Un modo per allontanare da noi l’idea che anche un essere umano apparentemente normale possa compiere l’inimmaginabile.

Perché la verità è che certe follie non urlano. Non tremano. Non si vedono.
Restano sotto pelle, lucide, silenziose, funzionali.
Fino al collasso.

Non c’è nulla di improvviso in questi atti.
C’è una storia.
Ci sono dinamiche malate che si sono annidate negli anni.
C’è forse un figlio mai davvero amato. E una “figlia” idealizzata.
Un triangolo affettivo perverso, dove la gelosia, il possesso e la simbiosi si sono mescolati fino a cancellare ogni confine.

E allora la vera domanda è:
quante relazioni tossiche si nascondono dietro le pareti di una casa?
Quante “famiglie normali” sono prigioni affettive senza via d’uscita?
E quante volte preferiamo non vedere, perché vedere significherebbe intervenire?

Questa non è solo una storia di sangue.
È una storia di dolore, di disumanità, di silenzi mai rotti.

Serve più cultura psicologica.
Serve educare ai legami sani.
Serve smettere di pensare che “in certe famiglie non possa succedere”.

La mente può crollare.
L’amore può trasformarsi in veleno.
Il silenzio può diventare complice.

Non per giustificare.
Ma per prevenire.
Perché dietro ogni “Come si può?”,
c’è sempre un “nessuno ha voluto vedere”.

22/07/2025

Si è auto-somministrata il farmaco, accanto a lei il marito. Don Ivan Maffeis, vescovo della città: «Questo è il giorno del silenzio, abitato dal dolore per lo spreco che la morte porta con sé e dalla riconoscenza per il tratto di strada condiviso

Indirizzo

Via Madruzzo 2
Cles
38023

Orario di apertura

Lunedì 08:30 - 17:30
Martedì 08:30 - 17:30
Mercoledì 08:30 - 18:30
Giovedì 08:30 - 17:30
Venerdì 08:30 - 18:30
Sabato 08:00 - 12:00

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Studio di Psicologia Cles e Trento - Dr.ssa Annalisa Stablum pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare

Chi sono

Laureata in psicologia clinico-dinamica a Padova con il massimo dei voti, sono psicologa clinica, psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-costruttivista, terapeuta EMDR (tecnica psicoterapica per l’eleborazione di eventi traumatici) e operatrice di Training Autogeno.

Attraverso la mia pratica clinica intendo promuovere una visione della figura dello psicologo come professionista della salute che non lavora solo con il disagio conclamato, ma anche come supporto a persone che stanno attraversando un periodo particolare della propria vita o che desiderano comprendere meglio se stessi e le proprie risorse a cui attingere nei momenti di difficoltà.

Mi rivolgo a coloro che si trovano ad affrontare un periodo di vita critico, come l'adolescenza, la fine di una relazione significativa, la perdita di una persona cara e tutti i cambiamenti importanti.

Predispongo percorsi personalizzati anche in caso di difficoltà legate alla gestione dell' ansia, dello stress, insonnia e per affrontare problematiche depressive, di natura sessuale, relazionale, disordini alimentari e abuso di sostanze. Prevedo percorsi di supporto anche per chi sta vivendo una malattia organica importante (es. cancro, malattie neurodegenerative), per i loro familiari e per chi deve affrontare un lutto.