30/12/2020
Eccolo qui. Il discorso di fine anno (ve lo faccio prima di quello di Sergio: non vorrei rubargli la scena).
Che sia stato un anno difficile (Dio, ti ringrazio per averci concesso l'utilizzo degli eufemismi) credo non ci sia ulteriore bisogno di ricordarlo. Per ciò che mi riguarda, posso affermare con assoluta certezza che questo 2020, dal punto di vista professionale, è stato scoraggiante, svilente, frustrante, triste. Chi di voi mi conosce sa bene che non sono una persona che si butta giù facilmente: se non va bene il piano A esiste sempre un piano B. Ma mi ritrovo, a fine anno, a prendere in seria considerazione l'idea di partecipare alla prossima edizione di Masterchef per assecondare la mia passione per la cucina, o di diventare una travel blogger (si dice così?), prendendomi un anno sabbatico e ricominciando a viaggiare per il mondo (qualcosa mi dice che questa idea dovrò riprenderla a fine pandemia... Ma la tengo nel cassetto, non si sa mai). Perché? Perché se c'è una cosa che in tutti questi anni mi ha fatto lavorare con dedizione ed entusiasmo è stata il sentirmi utile agli altri, il sapere di avere gli strumenti per cercare, nel mio piccolo, di far star meglio le persone che si rivolgono a me e che hanno la voglia e la capacità di affidarsi a me e fidarsi di me. E non perché sono loro amica, o sono simpatica, o sono empatica, mettetela come volete. Ma perché, prima di tutto, nel mio studio, sono un medico. Ecco. Quest'anno, avrei preferito non esserlo. Avrei preferito essere ignorante (nel senso di "colui che ignora". Lo diceva spesso mio nonno, scuotendo la testa ed affermando un laconico "capisco, ma non mi adeguo": Dio, che onore e che emozione, sentire di somigliargli un pochino. Ciao, nonno ❤️).
Quest'anno, alla luce di tutto ciò che è successo, e che continua a succedere, in certi momenti sono arrivata a chiedermi se davvero il ruolo del medico conti ancora qualcosa per qualcuno. Se davvero siamo medici, o siamo soldati da sfruttare, o personaggi televisivi da osannare o condannare, o eroi, o dittatori, o qualsiasi altra cosa, che sia scelta dal popolo o dalla politica. È uguale. Mi sono chiesta se davvero la gente non preferisca cercare su Google la soluzione ai suoi problemi, e magari, andando avanti, non trovi la soluzione pure ai tuoi (venghino, signori, venghino!). Quindi, a questo punto, perché non darsi ad altro? Cambiare strada? Cambiare lavoro? Mandare all'aria tutto e chi se ne frega? Sì, è stato un anno frustrante, e il fatto di non poter neanche lavorare come prima, il fatto di dover vedere progetti appena avviati frenare bruscamente, con conseguente crollo dell'entusiasmo, non mi ha aiutata affatto, lo ammetto.
MA. C'è un MA. Nonostante il mio umore non proprio al top (uh, quanto fa bene, ogni tanto, ricordare a se stessi di essere anche vulnerabili, e concedersi di esserlo!), sono qui a riscrivere su questa pagina. E ad augurarvi, e ad augurarmi, non solo un anno migliore (questo è vincere facile), ma un anno che getti le basi per tanti anni migliori. Nel mio piano B vedo già tante cose, che mi fanno sperare, mi fanno ritrovare l'entusiasmo, mi fanno continuare a credere in quello che faccio e mi consentono di sorridere. Auguro anche a voi, speranza, fiducia, entusiasmo e sorrisi in più. Ah. Anche una botta di ...fortuna, dai. Diciamo "fortuna" che fa più professional e meno scaricatrice di porto (che anno frustrante, sì, proprio frustrante).
Un abbraccio a tutti, e ricordatevi che le feste stanno per finire! La vostra dietologa vi aspetta! 🤗❤️
(Foto di me, che guardo sempre avanti, e sfrutto le ombre di quest'anno, per fare più luce sul prossimo)