Dr. Andrea Moioli - Psicoterapeuta

Dr. Andrea Moioli - Psicoterapeuta Baracca 8, solo su appuntamento.

Psicologo e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale
Esperto in psicoterapia con adulti
Psicogeriatra esperto in patologie croniche e degenerative

ricevo a Cologno Monzese in via F.

La paura di perdere la memoria è comune a tutti. ma in realtà, tutti, poco alla volta perdiamo i nostri ricordi. E' un p...
17/12/2021

La paura di perdere la memoria è comune a tutti. ma in realtà, tutti, poco alla volta perdiamo i nostri ricordi. E' un processo normalissimo.
Mi ricordo i ravanelli che crescevano nel mio giardino d piccolo, ricordo quando mi ruppi una costola saltando giù da un albero. Ricordo il volto di mio nonno ma vorrei poter sentire di nuovo l'odore alpino del suo dopobarba. E ovviamente poi ci sono i ricordi che vorrei dimenticare, ma non posso. Nel nostro mondo razionale abbiamo una fede assoluta nel potere della ragione. Associamo la chiarezza del pensiero alla competenza e al merito. Associamo la memoria alla precisione, la precisione alla verità e la verità alla giustizia.
Ma in realtà tutti siamo soggetti a dimenticare e non perché siamo colpiti da Alzheimer.
Camminiamo in una stanza e ci domandiamo perchè ci siamo entrati; un breve lapsus di memoria ci fa arrivare tardi a un appuntamento; le chiavi della macchina p***e per casa o non ricordiamo il nome di quel cantante o di quell'attore famosissimo.
I nostri cervelli non sono hard disk di computer. La memoria umana non è costituita solo da dati che entrano e dati che escono, E' un processo molto più complesso e straordinario: si basa sul principio dell'"usalo o perdilo". Il cervello non ha spazio infinito e quindi deve liberarsi di informazioni se non vengono usate per far spazio a dati più nuovi. E tutti noi svuotiamo regolarmente i cassetti nel nostro cervello. Quindi tranquilli...la memoria svanisce e questo fa parte del normale processo chiamato vita.

Qualcuno afferma che esistano solo due emozioni: l'amore e la paura.Non sono sicuro che sia così semplice, ma certamente...
15/12/2021

Qualcuno afferma che esistano solo due emozioni: l'amore e la paura.
Non sono sicuro che sia così semplice, ma certamente potremmo dire che l'amore e la paura sono die facce della stessa medaglia. La paura è la faccia della contrazione; l'amore è la faccia dell'espansione.
Possiamo essere amici della paura? Possiamo incontrarla con consapevolezza, toccare la sofferenza che causa. E' possibile imparare ad amare la paura. Ma per farlo dobbiamo sentirci sicuri.
Quando un bambino piccolo è esposto davanti a uno stimolo nuovo, ha paura della novità, teme di provare dolore e si allontana da ciò che lo potrebbe danneggiare. Ma se viene preso in braccio dalla mamma, se si sente al sicuro, allora può anche allungare la manina e provare a toccare ciò che prima lo spaventava così tanto. Perchè adesso non è più solo. Adesso è al sicuro nell'abbraccio amorevole della mamma o del papà.
Oppure quando cerca di camminare e cade e il genitore lo rimette in piedi, lo riempie d'amore e lui trova il coraggio di tentare di nuovo.
Quando ci sentiamo abbracciati dal sicuro sostegno della consapevolezza, permettiamo alla paura, al dolore e alla bruttezza di uscire fuori, di mostrarsi e di essere gentilmente accolti senza essere giudicati. Riusciamo così ad affrontare situazioni apparentemente impossibili.

La vulnerabilità non è debolezza. Non è impotenza.L'assenza di difese ci permette di essere aperti alle esperienze. Esse...
13/12/2021

La vulnerabilità non è debolezza. Non è impotenza.
L'assenza di difese ci permette di essere aperti alle esperienze. Essere meno difesi significa essere meno opachi e più trasparenti. Diventiamo sensibili ai diecimila dispiaceri e alle diecimila gioie della vita. Se non siamo disponibili a essere vulnerabili al dolore, alla perdita e alla tristezza, diventiamo insensibili all'altro, alla gioia, all'amore e alla bontà.
Grazie alla vulnerabilità possiamo riconoscere la nostra paura di iniziare un'avventura, possiamo accettare una fine o una separazione e possiamo accogliere il desiderio di innamorarci di nuovo. Perché il coraggio di amare richiede vulnerabilità.

La pandemia ha compromesso il benessere psicologico di tanti: in molti casi è aumentato lo stato fisiologico di tensione...
10/12/2021

La pandemia ha compromesso il benessere psicologico di tanti: in molti casi è aumentato lo stato fisiologico di tensione. Se durante il giorno non si ha modo di trovare attività che riducano l’ansia, c’è il rischio che molti trasportino questi sentimenti negativi nel sonno. Stando ai dati Eurodap, dall’inizio della crisi sanitaria l’insonnia è aumentata circa del 40% e gli incubi sono prevalentemente caratterizzati da simboli della minaccia: serpenti, insetti, il bisogno di fuggire perché inseguiti, un tradimento da parte della persona amata o la perdita del lavoro.
Durante la giornata non troviamo modo di sfogare le nostre ansie, le nostre paure, non troviamo il supporto dell'altro e, così compressi andiamo a letto stanchi e impauriti. Ed è proprio quando le nostre difese sono abbassate che ecco che le nostre paure e ansia prendono il sopravvento, prendendo forma negli incubi che tanti italiani stanno facendo in questo periodo. Gestire l'ansia da svegli è il miglior sonnifero!

L’attività fisica è in grado di prevenire alcune patologie fisiche.  Diversi studi dimostrano che un’adeguata attività f...
08/12/2021

L’attività fisica è in grado di prevenire alcune patologie fisiche. Diversi studi dimostrano che un’adeguata attività fisica riduce i sintomi depressivi e, viceversa, se insufficiente, può essere un fattore di rischio per l’insorgenza della sintomatologia depressiva. Infatti l’attività fisica in individui clinicamente depressi può essere un importante trattamento aggiuntivo, in grado di ridurre moderatamente i sintomi.

L’attività fisica agisce sull’umore riducendo l’attività del sistema nervoso simpatico e la reattività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene nel cervello e incrementa i livelli di serotonina e noradrenalina, similmente ai farmaci antidepressivi, comportando miglioramenti cognitivi, emotivi e comportamentali. Un minimo di sei sessioni di 20 minuti su tapis roulant consente di ottenere in due settimane miglioramenti anche a livello dell’ansia.

Prevenire l’ansia e la depressione, e quindi l’impatto dello stress, è rilevante al fine di limitare l’insorgenza di una psicopatologia. Svolgere attività fisica comporta un maggiore benessere in quanto riduce l’impatto dello stress sulla salute fisica e mentale.

Nei programmi basati sui passi, vi è spesso l’obiettivo di percorrere 10.000 passi al giorno (8 km), dato che supera di gran lunga i 150 minuti di attività fisica a settimana raccomandati dall’OMS. I risultati di un recente studio, dimostrano alcuni effetti positivi sia sugli aspetti psicologici che sul benessere generale derivanti dall’effettuare un’attività programmata di passi giornalieri, ma indipendentemente dal numero medio di passi raggiunti. In particolare, programmare un'attività di cammino, ha migliorato i livelli di stress dell’8,9%, i sintomi di depressione del 7,6%, l’ansia del 5,0% ed il benessere del 2,1%. Quindi camminare svolge un ruolo significativo per il benessere non solo fisico ma anche mentale, sebbene considerare il valore soglia dei 10.000 passi sia emerso come poco significativo.

Molte persone arrivano in psicoterapia lamentando la paura di non essere abbastanza o di non sentirsi all’altezza dell’a...
06/12/2021

Molte persone arrivano in psicoterapia lamentando la paura di non essere abbastanza o di non sentirsi all’altezza dell’altro e delle situazioni che vivono. Questo vissuto può essere molto invalidante, tanto da bloccare la vita e l'attività quotidiana. Spesso si tratta di un insieme di emozioni e alla paura tendono ad affiancarsi ansia e vergogna. Una convinzione svalutante su sé stessi (“non sono abbastanza/non sono all’altezza”), che affonda le sue radici nelle prime esperienze infantili, cui si accompagna una decisione presa in quell’epoca (ad esempio “non sarò mai amato/apprezzato; non riuscirò mai nella vita”). Ogni esperienza vissuta viene letta e affrontata in modo da confermare gli aspetti immaturi di sé e portare avanti il copione, quel piano di vita che tanto limita quanto rassicura. Poiché, se da un lato blocca l’autonomia, dall’altro consente il rifugio nella posizione infantile originaria e offre un riparo, illusorio, dai rischi emotivi della vita adulta.

Lo farò domani...quante volte l'avete detto?L’abbiamo provata tutti: quella irresistibile chiamata a rimandare qualcosa,...
03/12/2021

Lo farò domani...quante volte l'avete detto?

L’abbiamo provata tutti: quella irresistibile chiamata a rimandare qualcosa, a non iniziare un compito, a ritardare in ogni modo. E per alcuni, con l’andare del tempo, diventa una trappola faticosa, che rende molte azioni quasi impossibili, perché incagliate nella palude della sospensione. Ma cosa significa per la nostra mente procrastinare? La ricerca neuroscientifica ha trovato evidenze del fatto che l’amigdala è coinvolta anche nella procrastinazione. L’amigdala è quella struttura a forma di mandorla che si è sviluppata nel nostro cervello in un lungo passato evolutivo e che funziona da meccanismo di sopravvivenza, per proteggerci dal pericolo. La sua funzione iniziale, in presenza di minacce nell’ambiente che ci circondava, era quella di rilasciare ormoni utili a spingerci a fuggire dalla situazione pericolosa incontrata. Oggi siamo raramente in presenza di minacce per la nostra sopravvivenza, non incontriamo tigri o orsi o predatori voraci ogni giorno; ma il meccanismo si attiva anche quando incontriamo un compito che troviamo poco attraente, difficile o che ci provoca ansia nella vita quotidiana. Quando una zona interna del nostro cervello, il sistema limbico individua un compito come minaccioso, sgradevole, complicato, l’amigdala si attiva come davanti a un T-rex, per spingerci a evitare la fonte della minaccia. Evitandolo oggi e domani, e domani ancora, ci troviamo a procrastinare indefinitamente.

Ma quale soluzione si può tentare, per evitare di evitare? Molte ricerche concordano nello stabilire come una tabella di marcia possa funzionare da “calmante” per l’amigdala.
In poche parole, è in nostro potere attenuare la reazione al compito che sentiamo come difficile o ansiogeno. Si tratta di avvisare – passatemi il termine – il nostro cervello: ad esempio, informarlo che ci esporremo solo per poco tempo alla minaccia. Un’azione volontaria e specifica che può disinnescare, o perlomeno attenuare, il sistema di protezione automatico. Un esempio pratico? Programmare un timer per dedicare 25 minuti, senza distrazioni, all’azione che vorremmo rimandare; finiti i 25 minuti, sospendere e fare una pausa di 5 minuti; ripetere per quattro volte e poi riposarsi per una trentina di minuti. È una tecnica semplice, che consente di ottenere risultati utili, iniziando a fare progressi verso l’obiettivo finale. A questo punto, occorre registrare e apprezzare ogni piccolo avanzamento: i ricercatori hanno rilevato che celebrare ogni piccola vittoria sostiene la motivazione e la aumenta ogni volta, nella direzione di raggiungere l’obiettivo. Quindi: rassicurare il sistema limbico con un’azione frammentata e registrare e celebrare i primi risultati, che rinforzano la motivazione, è un esercizio che può aiutare ad evitare la procrastinazione. Per diventare più produttivi e sentirsi più soddisfatti di sé.

Oggi è la GIORNATA MONDIALE CONTRO L'AIDS.L’Hiv (Human immunodeficiency virus) è un virus che attacca e distrugge un tip...
01/12/2021

Oggi è la GIORNATA MONDIALE CONTRO L'AIDS.
L’Hiv (Human immunodeficiency virus) è un virus che attacca e distrugge un tipo di globuli bianchi, responsabili della risposta immunitaria dell’organismo.

Si può vivere senza sintomi per molti anni con una infezione da Hiv e scoprire il contagio solo con la comparsa di una malattia opportunistica.

L’Aids (Acquired immune deficiency sindrome) invece è lo stadio clinico avanzato dell'infezione da Hiv e può rivelarsi dopo diversi anni dall’acquisizione dell’infezione, quando l’organismo non è più in grado di difendersi dalle infezioni più banali.

L’HIV si trasmette per via sessuale (attraverso rapporti non protetti); per via ematica (trasfusione sangue contaminato), da madre a neonato (durante la gravidanza, al momento del parto, raramente con l’allattamento). La saliva, il sudore, le urine, le punture di zanzare, ma anche l’uso comune di stoviglie, bagni e piscine NON SONO veicoli di contagio.

“L’HIV non si trasmette con carezze, baci”.

Non si trasmette inoltre quando la persona infetta segue correttamente una terapia e mantiene per almeno sei mesi quantità minime di virus nel sangue e nelle secrezioni.

Stigma e discriminazioni sono oggi una delle maggiori sfide per le persone che vivono con l’HIV/AIDS. I comportamenti discriminatori comprendono rifiuto, isolamento sociale, disoccupazione, maltrattamenti o rifiuto di cure da parte di operatori sanitari, violazioni della riservatezza.

Coloro che convivono con l’HIV possono sperimentare lo stigma in diverse forme: attraverso una violenza o una discriminazione subita o di cui sono stati testimoni, o tramite il cosiddetto stigma percepito, che può causare la paura di essere stigmatizzati e l’angoscia nella gestione del trattamento. Può esserci poi lo stigma interiorizzato, quando la persona considera vera la valutazione negativa della società e la rende parte di sé.

Perché accade questo?
Lo stigma può derivare da idee sbagliate sulla trasmissione dell'HIV e da atteggiamenti giudicanti verso alcuni gruppi sociali, come gli omosessuali, le persone che provengono da paesi in cui l'HIV è endemico, le minoranze etniche e i tossicodipendenti. Molte persone pensano che chi ha contratto l’AIDS non solo se lo sia cercato ma anche meritato.

Perché è importante contrastare lo stigma?
Grazie ai progressi della ricerca scientifica le prospettive di vita per chi oggi scopre di avere l’HIV, ed entra subito in terapia, sono simili a chi non ha l’HIV.

Tuttavia lo stigma associato all'HIV ha un impatto negativo nelle persone che ne sono affette, che può manifestarsi con ansia, depressione, disagio emotivo, vergogna, ridotta autostima e qualità di vita.
Lo stigma inoltre ostacola la prevenzione, per via di uno scarso o ritardato accesso alle cure, dovuto probabilmente alla percezione della discriminazione da parte degli operatori sanitari. La paura di essere rifiutati, isolati, emarginati può portare le persone infette a non effettuare in tempi rapidi le analisi indispensabili per una diagnosi precoce e successivamente a nasconderla. Può ritardare, inoltre, il percorso di cura.

Lo stigma può minare il successo dei programmi di prevenzione e cura dell’HIV.
È necessario continuare a dare importanza alla lotta allo stigma per liberare tutte quelle persone con HIV/AIDS dall’isolamento, dal sentimento di vergogna.

L'HIV è un virus, lo stigma è una malattia mortale.

L’avanzata della tecnologia in ogni ambito della nostra quotidianità ha avuto delle evidenti ripercussioni su ciascuno d...
29/11/2021

L’avanzata della tecnologia in ogni ambito della nostra quotidianità ha avuto delle evidenti ripercussioni su ciascuno di noi. Ma quali?
Un’indagine dell’Università dell’Aquila prova a darci una risposta: l'informatica ci ha dato la possibilità di restare sempre connessi con il resto del mondo.
Tuttavia, l’introduzione dello smart working ha costretto le persone meno avvezze alla tecnologia ad apprendere e padroneggiare in breve tempo gli strumenti digitali, facendo i conti con un senso di inadeguatezza e impotenza che genera distress e frustrazione. La mancanza di educazione digitale quindi, insieme ad un aumento dell’utilizzo di tali strumenti durante il lockdown, ha peggiorato di molto la nostra qualità del sonno: su un campione di più di 2000 italiani si è riscontrata una evidente correlazione tra insonnia e dipendenza dai dispositivi.
Questo ci dimostra che solo attraverso una vera educazione digitale potremo imparare a vivere bene con la tecnologia.

24/11/2021
La paura è sia un costrutto psicologico sia un'indispensabile funzione biologica. Di solito parliamo di paure razionali ...
22/11/2021

La paura è sia un costrutto psicologico sia un'indispensabile funzione biologica. Di solito parliamo di paure razionali e di alcune irrazionali, ma in definitiva tutte le paure sono soggettive: ciò che fa gridare qualcuno dal terrore, per esempio per un ragno, può non avere alcun effetto su altri. La paura può sorgere da una precisa percezione della situazione, oppure da un'idea completamente distorta di essa.
La paura quindi non ha bisogno do una base reale per avere un'influenza su di noi. Indipendentemente dalla sua causa, è comunque reale. Vivere dominati dalla paura, però, può restringere il nostro raggio di azione, riducendo la nostra esistenza a ciò che è confortevole e familiare: può logorarci col tempo fino a farci stare profondamente male.
La meta del nostro vivere non può essere quella di liberarci un giorno da tutte le paure: ci saranno sempre cose che ci spaventeranno e non ha senso pensare il contrario. La meta è piuttosto quella di liberarci dal blocco della nostra esistenza provocato dalla paura, di imparare ad affrontare ciò che ci spaventa con una coraggiosa presenza.

Racconto della figlia di Carla (4° e ultima parte)“Se dovessi dare a qualcuno consigli su questo viaggio che stiamo comp...
19/11/2021

Racconto della figlia di Carla (4° e ultima parte)
“Se dovessi dare a qualcuno consigli su questo viaggio che stiamo compiendo io e mia madre, gli direi di prepararsi emotivamente a perdere qualcuno un pezzo per volta ogni singolo giorno. Perché è questo quello che accade. In sei mesi, quella persona cambia radicalmente rispetto al periodo precedente. Ed è difficilissimo affrontarlo.
L'altro aspetto da considerare è quello economico. Un sacco di persone non lo sanno. Mia madre ha una pensione, ma anche quella finisce e l'ultima parte della sua vita l'ha comunque passata in una struttura per anziani che non è proprio economica e spesso la pensione non bastava per coprire i costi.
…Ecco, cercare di capire, di immaginare, come sarà il proprio futuro finanziario è una cosa che direi alle persone che cercano in me consigli. Perchè pensano che alla fine andrà tutto bene, e certo è così, ma è estremamente snervante pensare continuamente a come coprire i costi delle spese sanitarie..è qualcosa che ti divora poco alla volta.
Fatevi supportare da degli esperti, soprattutto psicologicamente e ascoltate tutti i consigli di chi ci è già o ci sta passando, anche se ogni storia è differente. I sintomi di ogni paziente sono diversi e il loro presente è diverso. Ma ascoltare e parlare con altre persone che soffrono come state soffrendo voi è un aiuto enorme perché non vi fa sentire soli.
Io stessa ho ascoltato poco gli altri e ho vissuto in solitudine il mio dolore e oggi avrei voluto condividerlo di più. Ma in quel momento della mia vita avevo in testa solo di lavorare, essere una brava madre, accudire mia madre al meglio possibile e poco altro. Non c'era tempo per me. Volevo passare più tempo possibile con mia madre per ricordarmi il suo viso, i suoi sorrisi; volevo scattarle milioni di fotografie e le ho fatto persino un video per ricordarmi per sempre della sua voce.
E ho fatto bene esche, se vi ricordate, a un certo punto ha smesso di parlare. Parlava con gli occhi.

L'ultima volta che la vidi allegra e sapevo che stava capendo quello che le stavo dicendo, fù poco prima della pandemia. Ho un suo video dove le dico - Ehi bellezza- e lei mi guarda - Dici a me?- mi risponde. Vorrei avere più video di mia madre. Vorrei sentire ancora la sua voce. Lo vorrei tanto."

Indirizzo

Via Francesco Baracca 8
Cologno Monzese
20093

Telefono

+393396879547

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dr. Andrea Moioli - Psicoterapeuta pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Dr. Andrea Moioli - Psicoterapeuta:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare