09/05/2023
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Training Formativo Scuola Interazionista, 25-29 aprile 2023 Baia Salinedda (OT) Sardegna. Tema: Diversità e Discontinuità Biografica. Digital Photo di Francesco Gardona, Autrice della testimonianza: Chiara Maggiore
“Non vi posso dire come guardare le nuvole. Imparerete da soli.”
È iniziata con queste parole di Alessandro Salvini, il nostro Responsabile Scientifico, l’avventura dei nostri specializzandi a Baia Salinedda, un’oasi tranquilla e mozzafiato, immersa nella natura della Costa Smeralda.
A pochi passi da noi, il mare blu, mai stanco del suo movimento, attraversato dal bianco di certe vele che sanno di viaggio e domande.
A fare i conti con tutto questo, il “vento delle aspettative” di cui zaini e sguardi erano pieni e appesantiti.
Dopo un viaggio in traghetto e la suddivisione nei villini, oltre 80 futuri psicoterapeuti interazionisti hanno iniziato il loro percorso di “discontinuità psicobiografica”.
Una vera e propria rottura dell’atteso che, invece di portare conferme, ha gradualmente disinnescato le immagini precostituite e ha dato il via a deviazioni non cercate e non volute. Una punteggiatura nuova, pronta a interrompere il discorso con il quale si era approdati, alla maniera dei viaggi di Castaneda come ne “L’Isola del Tonal”, dove la missione era quella di poter tornare a liberare gli occhi da ciò che offuscava il potere iniziale con il quale si era venuti al mondo: quello di conoscere tutto per la prima volta.
Così, i nostri specializzandi sono stati ‘iniziati’ all’arte dell’ascolto etero-centrato, a partire da quello che accadeva nell’interazione con l’altro, senza chiamarsi mai fuori.
Via via, hanno lasciato il noto per farsi avanti nell’ignoto.
Un lavoro crescente, faticoso, fatto di ore sotto al sole per deporre maschere e certezze, imparando a indossare ciò che non ha paragoni e un po’ fa perdere.
Ma perdere che cosa poi?
Semplice, per questo difficile: tutti gli “a priori” con i quali ci presentiamo agli appuntamenti della vita.
E proprio qui, in questo spaesamento esistenziale, si è aperta una feritoia che ha condotto verso paesaggi inediti e variopinti. La “realtà”, improvvisamente, ha assunto forme nuove, proprio come per le nuvole, creando spazio.
Attraverso la ricerca etnografica, i nostri pionieri hanno esplorato l’isola e incontrato gli abitanti del luogo, tra uomini nostalgici e pieni di tradizioni, donne anziane pronte a togliere il malocchio, oppure coraggiosi hippy capaci di mollare tutto per vivere una vita immersi nella natura.
Hanno, così, assaporato – da veri “artigiani di storie” – che cosa significhi imparare a stare NEL racconto dell’altro, superando il tranello del racconto SULL’altro.
Tra sessioni di lavoro, esplorazioni geografiche, tuffi in mare rubati e stelle luminose indicate in cielo, la vita si è svelata nella sua complessità che non solo chiedeva di “sentire”, ma anche di “dire”.
Con parole, occhi, mani e silenzi.
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’accompagnamento pieno di Attenzione e Cura dei nostri straordinari conduttori, i Dott. Carlo Massironi, Daniele Baron Toaldo, Chiara Girola, Emiliano Subissi, Fabio Cinque, Luisa Maniotti ed Elena Biondi, insieme al prezioso coordinamento del Direttore Gestionale.
Ed è proprio attraverso i loro occhi, “allenati al possibile”, che abbiamo potuto raccogliere dentro ad un baule di legno pregiatissimo l’interesse tenerissimo a migliorarsi come persone e professionisti, prendendosi il tempo di dare tempo al dolore, guardando le proprie paure negli occhi “bellissime ma assolutamente infondate” (o fondate su attese)” - con l’invito di non lasciare loro lo spazio di intralciare nei percorsi di crescita.
Solo alla fine, abbiamo capito di aver partecipato ad un gioco che ci aveva chiesto di cambiare piani e panni. Bisognava imparare a “stare nelle cose”, senza soluzione di continuità.
A che pro?
Entrare nel “qui e ora”.
A quale condizione?
Scomodarsi all’inverosimile.
Con quale esito?
Quello di portarsi a casa qualcosa di noi che prima non c’era.
Così è cambiata la domanda ed anche la direzione del “vento”: non più quanto i nostri specializzandi hanno aderito a ciò che avevano in mente; ma quanto sono state disattese le loro aspettative e per quale obiettivo.
Noi abbiamo permesso loro di sviluppare tutto questo insieme.
Loro sono ripartiti chiedendosi se sapranno fare lo stesso.
Bisognerà chiederlo alle persone del futuro.
Quelle che saranno.
Quelle che incontreranno.
Una cosa però già la sappiamo.
Ci basterà restare presenti.
Qui e ora.
Per conoscere ancora “per la prima volta”.
Insieme a tutte le discontinuità che verranno.
In studio, in comunità, in aula, in clinica, dovunque.
I nostri zaini si sono svuotati ed il vento è cambiato.
Il mare si è arricchito nelle sue varie sfumature di blu e le vele navigano silenziose.
Così le nuvole continuano a correre,
e noi, adesso, abbiamo imparato a guardarle.