09/11/2025
“Imparare a respirare nel dolore”
Nel dolore cronico, non fa male solo il corpo.
Fa male l’esistenza.
Quando il dolore diventa presenza costante, non è più un sintomo: è una condizione.
Il corpo e la mente vivono sotto minaccia, come sequestrati da qualcosa che non concede tregua.
Cambia la percezione del proprio corpo, della propria vitalità e i pensieri più dolorosi iniziano ad ospitare la nostra anima.
La vita si restringe.
Smetti di fare programmi, di viaggiare, di progettare, di concederti leggerezza.
Il dolore occupa tutto lo spazio: la mente, la pelle, i pensieri.
Ogni movimento diventa una negoziazione con la paura.
E intorno cresce una vergogna silenziosa — perché il mondo corre, mentre tu resti ferma insieme al tuo sequestratore.
In questa prigione, respirare sembra inutile.
Eppure, proprio lì, nel punto più profondo dell’inferno,
il respiro può diventare l’atto più potente che esista, un atto partigiano di resistenza a ciò che nella vita non possiamo controllare: la malattia.
Non come fuga, ma come ritorno.
Respirare nel dolore non serve a dimenticare, serve a creare un minuscolo spazio di libertà dentro la costrizione.
Un luogo in cui dire a sè stessi:
“qui, ora, anche nel dolore, posso ancora abitare la vita, posso ancora ricordare i raggi del sole ed esistere.”
La meditazione e la consapevolezza del respiro non tolgono il dolore,
ma restituiscono al corpo la possibilità di non coincidere con esso, di ricordarsi che anche il dolore più atroce, finisce.
È un gesto clinico e spirituale insieme:
insegnare al sistema nervoso che esiste un posto di pace dentro la minaccia.
Nella mia esperienza personale con il dolore cronico, maturata negli ultimi quattro anni, ho potuto osservare direttamente — e studiare sul campo — come il respiro e la meditazione possano trasformarsi in strumenti clinici di regolazione, presenza e dignità dentro la sofferenza. Una parte del mio lavoro di ricerca è oggi dedicata proprio a questo: comprendere come la consapevolezza corporea possa restituire spazio vitale anche là dove il dolore sembra averlo tolto.