Dr.ssa Faiza Ahmed Ali

Dr.ssa Faiza Ahmed Ali Psicologa | Psicodiagnosta |Sessuologa | Criminologa

La psicologia è la più nobile forma di politica.

Credo nelle relazioni che liberano, nelle parole che curano e nei corpi che riprendono voce. Psicologa clinica ad orientamento dinamico, Sessuologa e Criminologa Clinica specializzata in relazioni, sessualità, traumi e violenza di genere. Integra una prospettiva clinica e intersezionale, con attenzione alle differenze culturali, identitarie e di orientamento. Lavora in ambito clinico, psicoeducativo e sociale con adulti, adolescenti, famiglie e coppie. Esperta in mindfulness, psicodiagnostica e sessuologia, propone percorsi che coniugano rigore scientifico, consapevolezza corporea e ascolto empatico. Promuove relazioni sane, autodeterminazione e benessere psicologico.

🌧️ Il dolore è dolore.E dietro ad esso spesso si nasconde una narrazione ipocrita di valorizzazione dell’umano.Il dolore...
10/11/2025

🌧️ Il dolore è dolore.
E dietro ad esso spesso si nasconde una narrazione ipocrita di valorizzazione dell’umano.

Il dolore non insegna.
Non educa.
Non plasma anime migliori.

Il dolore, quando arriva, spezza.
Rende esausti, rassegnati, vigili.
Rende più soli.
E non c’è alcun merito nell’aver sofferto.

💧 Si può diventare persone profonde, empatiche e luminose anche senza attraversare dolori atroci.
Perché l’empatia non nasce dal trauma, ma dal valore che diamo all’altro, dal rispetto, dall’ascolto.

Il dolore non è un rito scaramantico attraverso il quale ci si conquista un credito con la vita.
Il dolore è dolore, e basta.

Puoi scegliere solo una cosa:
non diventare ciò che ti è stato fatto.

Puoi scegliere se usare quell’esperienza per comprendere — non per giustificare, non per sopportare — ma per trasformare.

🕊️
Il dolore può essere testimone, non maestro.
Testimone di ciò che sei stata,
e di ciò che hai deciso di non farti togliere.

🌼

RICERCA SCIENTIFICA & INTERSEZIONALITÀPer me fare ricerca non è solo produrre dati.È restituire dignità alle storie, ai ...
09/11/2025

RICERCA SCIENTIFICA & INTERSEZIONALITÀ

Per me fare ricerca non è solo produrre dati.
È restituire dignità alle storie, ai corpi, alle vite che per troppo tempo la scienza ha ignorato o silenziato.

La psicologia è nata dentro sistemi che non sono neutrali.
Ha raccontato il mondo attraverso voci specifiche, privilegi, paradigmi… e spesso, attraverso esclusioni.

🔬 Il mio lavoro oggi si muove su due piani inseparabili:
la clinica — la stanza in cui ci si incontra, si soffre e si cresce —
e la ricerca — lo spazio in cui ci si domanda chi manca, cosa non stiamo vedendo, chi non stiamo ascoltando.

Perché la sofferenza non nasce nel vuoto.
È attraversata da genere, etnia, classe, corpo, spiritualità, storia familiare, migrazione, trauma e desiderio.

L’intersezionalità non è una moda accademica.
È una metodologia etica.
È decidere che la scienza non osserva dall’alto: partecipa.
È rifiutare modelli che curano alcuni e dimenticano altri.
È ricordare che non si può fare clinica senza politica, né ricerca senza umanità.

Lavorare in questo modo significa una cosa semplice e complessa:
continuare a studiare, a formare, a interrogare la teoria davanti alla vita reale.
E — soprattutto — costruire spazi terapeutici e scientifici dove più persone possano riconoscersi e trovare cura.

Perché non basta chiedere “come stai?”.
La domanda, oggi, è “di cosa hai bisogno per poterti permettere di stare bene?”.

E la risposta non è mai individuale.
È sempre anche sociale.

📚✨Ricercare è tenere insieme rigore e tenerezza.
È non smettere di imparare.

“Imparare a respirare nel dolore”Nel dolore cronico, non fa male solo il corpo.Fa male l’esistenza.Quando il dolore dive...
09/11/2025

“Imparare a respirare nel dolore”

Nel dolore cronico, non fa male solo il corpo.
Fa male l’esistenza.

Quando il dolore diventa presenza costante, non è più un sintomo: è una condizione.
Il corpo e la mente vivono sotto minaccia, come sequestrati da qualcosa che non concede tregua.

Cambia la percezione del proprio corpo, della propria vitalità e i pensieri più dolorosi iniziano ad ospitare la nostra anima.

La vita si restringe.
Smetti di fare programmi, di viaggiare, di progettare, di concederti leggerezza.
Il dolore occupa tutto lo spazio: la mente, la pelle, i pensieri.
Ogni movimento diventa una negoziazione con la paura.
E intorno cresce una vergogna silenziosa — perché il mondo corre, mentre tu resti ferma insieme al tuo sequestratore.

In questa prigione, respirare sembra inutile.
Eppure, proprio lì, nel punto più profondo dell’inferno,
il respiro può diventare l’atto più potente che esista, un atto partigiano di resistenza a ciò che nella vita non possiamo controllare: la malattia.

Non come fuga, ma come ritorno.
Respirare nel dolore non serve a dimenticare, serve a creare un minuscolo spazio di libertà dentro la costrizione.
Un luogo in cui dire a sè stessi:
“qui, ora, anche nel dolore, posso ancora abitare la vita, posso ancora ricordare i raggi del sole ed esistere.”

La meditazione e la consapevolezza del respiro non tolgono il dolore,
ma restituiscono al corpo la possibilità di non coincidere con esso, di ricordarsi che anche il dolore più atroce, finisce.

È un gesto clinico e spirituale insieme:
insegnare al sistema nervoso che esiste un posto di pace dentro la minaccia.

Nella mia esperienza personale con il dolore cronico, maturata negli ultimi quattro anni, ho potuto osservare direttamente — e studiare sul campo — come il respiro e la meditazione possano trasformarsi in strumenti clinici di regolazione, presenza e dignità dentro la sofferenza. Una parte del mio lavoro di ricerca è oggi dedicata proprio a questo: comprendere come la consapevolezza corporea possa restituire spazio vitale anche là dove il dolore sembra averlo tolto.

09/11/2025

“Dottoressa… ci sposiamo.”
Ieri ho ricevuto un messaggio così, da una coppia che ho seguito.
Mi scrivevano con delicatezza, per condividere una notizia felice.

È difficile spiegare cosa si prova.
Perché quando si lavora nella cura, si tocca da vicino il dolore,
lo si tiene tra le mani come una cosa preziosa e fragile,
e poi, un giorno, lo si vede trasformato.

🌿
La psicologia non è solo diagnosi, tecniche o sintomi.
È umanità che si intreccia con altra umanità.
È crescita, perdita, ricongiungimento.
È il privilegio di accompagnare le persone mentre la loro vita prende forma,
mentre cambiano sguardo, voce, respiro.

Ci sono amori che nascono, amori che finiscono,
bambini che arrivano, figli che non arrivano e diventano altri progetti,
lutti, rinascite, ritorni.
E in ogni storia, c’è anche un po’ la nostra.

💬
Vorrei lasciarvi con delle parole che mi accompagnano da sempre.
La Preghiera della Serenità, scritta dal teologo Reinhold Niebuhr:

“Dio, concedimi la serenità
di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscere la differenza.”

Ecco, forse la cura è tutta qui:
nell’imparare ad accettare, cambiare e riconoscere la differenza tra le due. 🌾

PerdersiA volte non serve sapere dove si va.Serve solo smettere di fingere di sapere chi si è.Ci sono momenti in cui la ...
08/11/2025

Perdersi

A volte non serve sapere dove si va.
Serve solo smettere di fingere di sapere chi si è.

Ci sono momenti in cui la vita ci sradica con una precisione chirurgica: relazioni che cambiano, ruoli che si spezzano, certezze che si sbriciolano.
Ed è lì che nasce la selva oscura — non come punizione, ma come passaggio.

🕯️ Perdersi non è mancare il bersaglio.
È il modo in cui la psiche ci riporta dentro di noi, quando siamo diventatə troppo funzionali al mondo e troppo lontanə da ciò che sentiamo.

Non c’è nulla di patologico nello smarrimento.
È l’inizio di ogni trasformazione profonda.
Solo chi si è perso davvero può comprendere il valore di ritrovarsi — non come prima, ma con un linguaggio nuovo, più vero.

💧 Se oggi ti senti in mezzo alla selva, sappi che non sei solo.
Ogni essere umano che ha attraversato la propria oscurità, conosce quella direzione senza mappe.
Ci si perde per poter imparare a camminare nel buio con meno paura.

E poi, come scriveva Dante, “…a riveder le stelle” si arriva solo passando da lì.

🌼

🌼 “Abbiate il coraggio di lasciar andare chi va lasciato andare.”Non sempre il dolore nasce da ciò che perdiamo.A volte ...
07/11/2025

🌼 “Abbiate il coraggio di lasciar andare chi va lasciato andare.”

Non sempre il dolore nasce da ciò che perdiamo.
A volte nasce da ciò che continuiamo a trattenere, anche quando dentro di noi sappiamo che non ci appartiene più.

Lasciare andare non è un gesto impulsivo.
È un atto lento, consapevole, a volte silenzioso.

È riconoscere che il legame che ci ha nutritə non è lo stesso che oggi ci fa crescere.
E che la fedeltà più profonda non è verso l’altro, ma verso ciò che si sente nel momento presente.

💧 A volte tratteniamo perché abbiamo paura di essere vuoti.
Ma il vuoto, quando è ascoltato, non distrugge: apre spazio.
Spazio per respirare, per sentire di nuovo, per tornare a scegliere con libertà invece che con bisogno.

🕊️ Lasciare andare è un modo di restituire dignità all’amore — e a noi stessə.

Lasciare come quel filo che si scioglie tra le mani, senza perdita ma come riconciliazione con il proprio sentire.
Perché la forza non sta nel trattenere, ma nel sapere che si può amare anche quando qualcosa finisce.

🌼

😏 “Cosa ti impedisce di essere te stessa?”Domanda che suona tanto semplice quanto potenzialmente esplosiva.Perché a volt...
07/11/2025

😏 “Cosa ti impedisce di essere te stessa?”
Domanda che suona tanto semplice quanto potenzialmente esplosiva.
Perché a volte non è solo la paura del giudizio, ma anche un intero sistema di norme — morali, religiose, giuridiche e sociali — che plasma ciò che possiamo o non possiamo essere.

La psicologia clinica lo sa bene: l’identità non è un atto spontaneo, ma un processo regolato.
Ogni soggetto cresce in una rete di vincoli simbolici e affettivi — la famiglia, la cultura, la fede, le leggi — che definiscono i confini tra il “lecito” e l’“accettabile”.

Frisella ci ride sopra, ma ci invita a riflettere: quante volte scambiamo per “autenticità” qualcosa che in realtà è solo adattamento?
E quante volte la libertà coincide più con il poter scegliere cosa disobbedire, che con il fare tutto ciò che vogliamo?

🌼

06/11/2025

Dopo una dipendenza affettiva non è facile ricominciare ad amare.
Non perché non lo si voglia, ma perché il corpo, la mente, persino il cuore, devono reimparare.

Ci si ritrova davanti a qualcuno che non gioca, non sparisce, non confonde.
Eppure qualcosa dentro di noi si blocca.
Non sentiamo scintille, non ci batte il cuore, sembra tutto “troppo tranquillo”.

Il punto è che dopo una relazione tossica il sistema nervoso si è abituato all’adrenalina,
alla paura, all’incertezza.
Così la calma diventa sospetta, e la serenità sembra noia.
Eppure è proprio quella calma che si chiama amore sano.

Ma esiste anche l’altro rischio:
dopo tanto dolore, chi ci fa sentire al sicuro diventa automaticamente “quello giusto”.
E il porto dopo la tempesta sembra amore,
quando in realtà può essere solo un approdo momentaneo, un rifugio necessario ma non definitivo.

La sicurezza è la base, non la vetta.
L’amore sano nasce dove la sicurezza incontra la vitalità,
dove possiamo essere sereni, ma anche vivi.
Dove non servono né montagne russe, né anestesie emotive.

💬 Se ti stai chiedendo se quella calma che provi è amore o paura,
sappi che non devi avere fretta di capirlo.
Impara ad abitare la calma, ad ascoltare il corpo, a riconoscere cosa è tuo e cosa appartiene al passato.

È così che si torna ad amare davvero. 🌿

💧 “L’acqua, per scorrere, non ha bisogno di essere spinta.”Questa frase, pronunciata da un monaco buddhista, ricorda una...
05/11/2025

💧 “L’acqua, per scorrere, non ha bisogno di essere spinta.”
Questa frase, pronunciata da un monaco buddhista, ricorda una verità tanto semplice quanto complessa: la vita psichica non si forza, si osserva.

Nel lavoro clinico impariamo che i processi interiori, come i corsi d’acqua, trovano da soli la via del fluire quando cessiamo di ostacolarli.
Spingere, controllare, anticipare, correggere — sono gesti che appartengono al bisogno di difesa, non al movimento naturale del Sé.
Quando impariamo a restare in presenza, anche il dolore si trasforma: non scompare, ma smette di irrigidirsi. Diventa esperienza, significato, possibilità di consapevolezza.

La cura non è uno sforzo per “diventare altro”, ma un lasciarsi attraversare da ciò che è.
È la capacità di abitare il tempo dell’acqua: quello del ritmo, dell’attesa, della fiducia che ogni flusso troverà la sua direzione.

E allora Frisella, chinata alla sorgente, ci ricorda che anche la mente, per tornare a scorrere, ha bisogno prima di tutto di non essere spinta.

🌼

🌼 Vi presento Frisella.Disegnata da me!Quando sono nata al San Camillo di Roma, mia madre — romana — mi chiamò Faisella....
05/11/2025

🌼 Vi presento Frisella.

Disegnata da me!
Quando sono nata al San Camillo di Roma, mia madre — romana — mi chiamò Faisella.
La sua compagna di stanza non capì e domandò: “Hai detto Frisella?”.
Da allora, il mio nome è stato pronunciato in molti modi, ma Frisella è rimasto.
Un errore affettuoso, che con il tempo è diventato un simbolo delle radici, degli intrecci e delle identità che convivono in ognuno di noi.

Oggi Frisella torna come personaggio, ma anche come strumento narrativo:
una voce gentile, ironica e umana che accompagna i temi della psicologia contemporanea, delle relazioni e della sessualità, rendendo accessibili i linguaggi della clinica senza banalizzarli.

In lei c’è la leggerezza con cui possiamo avvicinarci a ciò che è difficile,
il sorriso che alleggerisce, ma non sminuisce,
e la fiducia che anche le storie “storpiate” possono diventare luoghi di senso.

🩶

05/11/2025

Ogni conflitto è una possibilità di crescita, se impariamo a restare presenti.
Il mio lavoro con le coppie nasce da questa idea — e oggi prende forma anche in una pubblicazione scientifica su Salute33.

🪷

Indirizzo

Via Vito Manchisi, 20 Conversano BA
Conversano
70014

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