Dott.ssa Cristiana Liguori - Psicologa

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30/10/2025

Quando incontriamo il dolore, nostro o di un altro, la prima reazione spesso è quella di volerlo “aggiustare”.
Cerchiamo soluzioni, distrazioni, spiegazioni.
Ma il dolore non chiede di essere risolto: chiede di essere ascoltato e riconosciuto.

Non è un errore da correggere, ma un’esperienza umana da accogliere con rispetto.
È un messaggero che parla di bisogni profondi, di parti di noi che hanno smesso di sentirsi viste o amate.
Quando smettiamo di combatterlo e iniziamo ad ascoltarlo, il dolore si trasforma: non scompare, ma si ammorbidisce, trovando un posto nella nostra storia.

A volte, l’atto più terapeutico che possiamo compiere, per noi stessi o per l’altro, è semplicemente esserci, senza fretta di cambiare ciò che sentiamo.

Chirone ci ricorda che la forza non nasce dall’assenza di ferite, ma dalla capacità di guardarle, di accoglierle e di tr...
16/10/2025

Chirone ci ricorda che la forza non nasce dall’assenza di ferite, ma dalla capacità di guardarle, di accoglierle e di trasformarle.

La cura non è un atto dall’alto verso il basso, ma un cammino condiviso tra esseri umani che imparano, ognuno a modo proprio e con i propri tempi, a restare presenti dentro il dolore.

È nel momento in cui la ferita diventa parte della nostra storia,
e non più qualcosa da negare, che si apre lo spazio della comprensione, dell’ascolto e della cura.

Nel vuotoIn quel vuoto abita un abisso profondo, nero, insondabile.Se mi fermassi a guardarlo, se permettessi agli occhi...
14/10/2025

Nel vuoto

In quel vuoto abita un abisso profondo, nero, insondabile.
Se mi fermassi a guardarlo, se permettessi agli occhi di adattarsi al suo buio,
forse sentirei la mia fame antica, vorace,
ma poi, da qualche parte, intravedrei una torcia.

Accendendola, mi ritroverei davanti a un banchetto:
una tavola imbandita di bisogni, e attorno, seduti, i miei demoni.
Se solo mi fermassi, scoprirei che quel loro sorriso beffardo,
talvolta terribile,
è forse soltanto il sorriso amaro
di chi chiede di essere visto, ascoltato, accolto.

Mi direbbero:

“Siedi con noi, festeggia.
Qui c’è vita, anche se tu non la vedi.”

E allora mangeremmo e berremmo,
non più con fame né con sete,
ma con quiete.
E quella brama feroce si placherebbe,
si dissolverebbe nel respiro del buio.

Se solo banchettassi nell’abisso del mio vuoto,
mi accorgerei che quella fame
è saziabile soltanto lì,
dove tutto nasce e tutto si risolve,
nel tempo senza tempo,
nello spazio senza spazio,
dove ogni cosa è possibile,
già avvenuta
e ancora in divenire.

E una volta uscita dalla grotta,
mi accorgerei che gli occhi brillano di luce nuova,
che il petto respira più ampio
e le gambe camminano più sicure.

Farei i conti con il tempo perduto,
ma sorriderei finalmente,
perché avrei imparato a placare la fame
e sarei pronta, davvero pronta,
ad assaporare la vita.

Elogio all’erroreÈ ora di smettere di vergognarsi di ciò che siamo.Non siamo solo i nostri successi o le parti luminose ...
23/08/2025

Elogio all’errore

È ora di smettere di vergognarsi di ciò che siamo.
Non siamo solo i nostri successi o le parti luminose che scegliamo di mostrare: siamo anche le fragilità, gli inciampi, le cicatrici che raccontano la nostra storia.
Troppo spesso, però, restiamo imprigionati dal pensiero di ciò che gli altri potrebbero pensare di noi. Ma quel giudizio, il più delle volte, non appartiene davvero all’altro: nasce nella nostra mente, è una proiezione del nostro timore, un riflesso della nostra stessa critica interiore. E nel tentativo di difenderci da quello sguardo, indossiamo maschere e corazze.
La maschera protegge, la corazza difende: ci tengono al riparo dalle ferite. Ma nello stesso tempo ci chiudono anche alle carezze. Non lasciano passare l’amore, né quello degli altri né il nostro. Eppure, sotto quella maschera e sotto quella corazza, c’è un volto che attende solo di essere visto e riconosciuto.
È ora di imparare a incontrare le paure senza nascondersi, di guardare in faccia le ferite e curarle, così che possano trasformarsi in cicatrici che non gridano più dolore, ma raccontano forza. È ora di onorare l’errore, di smettere di crederlo un nemico: perché è proprio nell’errore che troviamo la possibilità di rialzarci, di scoprire risorse nuove, di incontrare parti di noi che non conoscevamo.
Pensare di non cadere mai è illusione. La vita è fatta di inciampi, e sono proprio loro a renderci autentici.
Non siamo meno degni perché sbagliamo: siamo più veri.
Elogiare l’errore significa elogiare l’essere umano: fragile e imperfetto, ma vivo, in cammino.
Ogni caduta, se accolta, diventa un passo verso l’autenticità.
Ed è proprio lì, tra le nostre ferite e le nostre rinascite, che impariamo ad amarci davvero.
💔❤️‍🩹🦋

Indirizzo

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Corigliano Scalo

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Martedì 09:00 - 17:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
Giovedì 09:00 - 17:00
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