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25/11/2021
"Osserva un bambino che raccoglie conchiglie sulla spiaggia: è più felice dell’uomo più ricco del mondo. Qual è il suo s...
20/11/2021

"Osserva un bambino che raccoglie conchiglie sulla spiaggia: è più felice dell’uomo più ricco del mondo. Qual è il suo segreto? Quel segreto è anche il mio. Il bambino vive nel momento presente, si gode il sole, l’aria salmastra della spiaggia, la meravigliosa distesa di sabbia. È qui e ora. Non pensa al passato, non pensa al futuro. E qualsiasi cosa fa, la fa con totalità, intensamente; ne è così assorbito da scordare ogni altra cosa."
(Osho)

Anche noi grandi dovremmo provare ogni tanto a salire lo scivolo al contrario: ci renderemmo forse conto che cambiare ve...
28/09/2021

Anche noi grandi dovremmo provare ogni tanto a salire lo scivolo al contrario: ci renderemmo forse conto che cambiare verso delle cose, cambiare sguardo e prospettiva può essere rischioso ma permette di aprire le porte di nuove ed esaltanti scoperte.

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LO SCIVOLO AL CONTRARIO

Ci sono alcuni giochi dei bambini che i grandi proprio non riescono a comprendere… uno fra questi è andare sullo scivolo al contrario, salendo dalla parte “sbagliata”, o meglio, quella che a noi sembra essere quella errata.

Ieri ero al parco giochi con Adele e, come spesso accade, i commenti dei genitori si concentravano sul desiderio di tanti bimbi di fare di testa loro mentre giocano… una mamma ha concluso dicendo: “sicuramente non l’ha progettato un bambino.”

Ed è proprio questo il punto! Non siamo più capaci di pensare e guardare il mondo come fanno i bambini e ci aspettiamo che pensino, agiscano e si comportino come dei piccoli adulti ordinati e composti.

Mi fa sempre sorridere ascoltare i commenti, le indicazioni, gli ammonimenti e, in alcuni casi, i rimproveri rivolti ai piccoli quando si avventurano in una scalata alla vetta dello scivolo.

Si passa dal “non si sale da lì” al “sei dalla parte sbagliata”, per passare al “guarda che cadi” e finire con “se non la smetti andiamo a casa”.

Quello che ho imparato dalla Pratica Psicomotoria è che non c’è nulla di sbagliato nei giochi dei bambini ma esistono esperienze più o meno pericolose. Credo che sia su questo che ci si debba interrogare piuttosto che soffermarsi sulle ammonizioni affinché fin da molto piccoli si giochi seguendo un certo “ordine”.

Se ci si può fare male allora si può interve**re, se si può far male agli altri c’è bisogno della mediazione dell’adulto, se ci sono altri bimbi in cima occorre verbalizzare che è bene fare a turno. In tutte le altre situazioni la domanda che dovremmo porci è: “perché sto vietando un gioco di esplorazione?”

Al di là del fatto che scalare sulla parte inclinata dello scivolo è un’esperienza ricchissima dal punto di vista senso-motorio, ci sono una serie di significati più profondi ai quali si può e si deve lasciare libertà di espressione: fare di testa mia, fare un’esperienza al contrario, mettermi in gioco in maniera diversa dalle aspettative dei grandi, sfidare i miei limiti…

La cosa che mi preoccupa di più del pensiero degli adulti è questa rigidità galoppante e un po’ paradossale che vuole idealmente tutti i bimbi speciali, unici e originali ma li spinge all’omologazione e al pensiero unico fin da piccolissimi in quello che dovrebbe essere il loro regno, quello del gioco. Un mondo in cui noi grandi dovremmo entrare sulla punta dei piedi con la curiosità di chi prova a capire e la delicatezza di chi non sa più pensare come loro.

Proviamo, allora, prima di interve**re, a chiederci se è pericoloso o fa male agli altri, se sta distruggendo il gioco degli altri e se la risposta è no, lasciamo che facciano.

Perché in cima allo scivolo al contrario si trovano tesori preziosi, scoperte mai fatte e mondi mai visti. In cima allo scivolo al contrario c’è la libertà di giocare ma anche il rispetto per gli altri, ci sono l’avventura ed il coraggio.

Anche noi grandi dovremmo provare ogni tanto a salire lo scivolo al contrario: ci renderemmo forse conto che cambiare verso delle cose, cambiare sguardo e prospettiva può essere rischioso ma permette di aprire le porte di nuove ed esaltanti scoperte.

30/07/2021

Dite:
è faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.

Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inchinarsi, curvarsi, farsi piccoli.

Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.

E' piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all'altezza dei loro sentimenti.

Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.

Per non ferirli.

__ Janusz Korczak __

(Poeta, medico, educatore polacco morto nel campo di sterminio di Treblinka nel 1942)

18/04/2021

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08/03/2021

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Ecco la differenza tra la mano di un bambino della scuola dell’infanzia (a sinistra) e la mano di un bambino di 7 anni (a destra).

I genitori chiedono regolarmente perché il loro bambino in età prescolare non sia in grado di scrivere.

Ecco perché! Le sue mani sono ancora aperte e non completamente formate.

Quindi cosa dovremmo fare per stimolare questo processo?

GIOCARE!

Plastilina, pittura, taglio, incollare, uscire per giocare, scavare nella terra, giochi sensoriali, travestimenti, esperimenti scientifici, puzzle, lanciare palline, ecc.

Tutte queste cose aiutano le loro mani a svilupparsi.

Quando sono fisicamente pronti a scrivere, lo faranno! Non c'è bisogno di affrettarli, ti mostreranno quando sono pronti!

* La mano di un bambino continuerà a crescere dopo i 7 anni. Questo è solo un confronto tra un bambino e un bambino più grande.

'Nido Montessori La Magnolia', Maria Manzi

Riflessione di sempre grande importanza. Che cos'è un trauma e quali sono le fasi, importantissime, per riconoscerlo, ac...
13/02/2021

Riflessione di sempre grande importanza.
Che cos'è un trauma e quali sono le fasi, importantissime, per riconoscerlo, accettarlo e superarlo.

Negazione, negoziazione, rabbia, depressione, accettazione: queste le fasi che portano al pieno superamento di un trauma, di un lutto, di una rottura.
La nostra mente, in un processo di autoprotezione, cerca di mantenere la nostra vita inalterata mettendo in atto la . In seguito inizia la e il tentativo di patteggiare con l'evento o il soggetto che vuole alterare il nostro equilibrio, ma, in assenza di riscontri positivi, sopraggiunge la .
Le energie iniziano a vacillare e la persona abbandona ogni difesa nei confronti della perdita, lasciandosi sopraffare dalla . Questo stadio, che potrebbe sembrare il peggiore, è in realtà la via d'uscita dal lutto: "Il momento più buio è quello che precede l'alba".
Dopo una lunga riflessione, un'estenuante sofferenza, una presa di coscienza della realtà, arriva l' , la forza e la volontà di compiere i primi passi e di agire per riappropriarsi della propria vita. Siamo vivi e la vita va vissuta qualsiasi sia il percorso da percorrere!

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06/01/2021

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La vera storia della Befana

In un villaggio, non molto distante da Betlemme, viveva una giovane donna che si chiamava Befana. Non era br**ta, anzi, era molto bella e aveva parecchi pretendenti...Però aveva un pessimo caratteraccio. Era sempre pronta a criticare e a parlare male del prossimo. Cosicché non si era mai sposata, o perché non le andava bene l’uomo che di volta in volta le chiedeva di diventare sua moglie, o perché l’innamorato – dopo averla conosciuta meglio – si ritirava immediatamente.

Era, infatti, molto egoista e fin da piccola non aveva mai aiutato nessuno. Era, inoltre, come ossessionata dalla pulizia. Aveva sempre in mano la scopa, e la usava così rapidamente che sembrava ci volasse sopra. La sua solitudine, man mano che passavano gli anni, la rendeva sempre più acida e cattiva, tanto che in paese avevano cominciato a soprannominarla “la strega”. Lei si arrabbiava moltissimo e diceva un sacco di parolacce. Nessuno in paese ricordava di averla mai vista sorridere. Quando non puliva la casa con la sua scopa di paglia, si sedeva e faceva la calza. Ne faceva a centinaia. Non per qualcuno, naturalmente! Le faceva per se stessa, per calmare i nervi e passare un po’ di tempo visto che nessuno del villaggio veniva mai a trovarla, né lei sarebbe mai andata a trovare nessuno. Era troppo orgogliosa per ammettere di avere bisogno di un po’ di amore ed era troppo egoista per donare un po’ del suo amore a qualcuno. E poi non si fidava di nessuno. Così passarono gli anni e la nostra Befana, a forza di essere cattiva, divenne anche br**ta e sempre più odiata da tutti. Più lei si sentiva odiata da tutti, più diventava cattiva e br**ta.

Aveva da poco compiuto settant’anni, quando una carovana giunse nel paese dove abitava. C’erano tanti cammelli e tante persone, più persone di quante ce ne fossero nell’intero villaggio. Curiosa com’era vide subito che c’erano tre uomini vestiti sontuosamente e, origliando, seppe che erano dei re. Re Magi, li chiamavano. Venivano dal lontano oriente, e si erano accampati nel villaggio per far riposare i cammelli e passare la notte prima di riprendere il viaggio verso Betlemme. Era la sera prima del 6 gennaio. Borbottando e brontolando come al solito sulla stupidità della gente che viaggia in mezzo al deserto e disturba invece di starsene a casa sua, si era messa a fare la calza quando sentì bussare alla porta. Lo stomaco si strinse e un brivido le corse lungo la schiena. Chi poteva essere? Nessuno aveva mai bussato alla sua porta. Più per curiosità che per altro andò ad aprire. Si trovò davanti uno di quei re. Era molto bello e le fece un gran sorriso, mentre diceva: “Buonasera signora, posso entrare?”. Befana rimase come paralizzata, sorpresa da questa imprevedibile situazione e, non sapendo cosa fare, le scapparono alcune parole dalla bocca prima ancora che potesse ragionare: “Prego, si accomodi”. Il re le chiese gentilmente di poter dormire in casa sua per quella notte e Befana non ebbe né la forza né il coraggio di dirgli di no. Quell’uomo era così educato e gentile con lei che si dimenticò per un attimo del suo caratteraccio, e perfino si offrì di fargli qualcosa da mangiare. Il re le parlò del motivo per cui si erano messi in viaggio. Andavano a trovare il bambino che avrebbe salvato il mondo dall’egoismo e dalla morte. Gli portavano in dono oro, incenso e mirra. “Vuol ve**re anche lei con noi?”. “Io?!” rispose Befana.. “No, no, non posso”. In realtà poteva ma non voleva. Non si era mai allontanata da casa.

Tuttavia era contenta che il re glielo avesse chiesto. “Vuole che portiamo al Salvatore un dono anche da parte sua?”. Questa poi… Lei regalare qualcosa a qualcuno, per di più sconosciuto. Però le sembrò di fare troppo br**ta figura a dire ancora di no. E durante la notte mise una delle sue calze, una sola, dove dormiva il re magio, con un biglietto: “per Gesù”. La mattina, all’alba, finse di essere ancora addormentata e aspettò che il re magio uscisse per riprendere il suo viaggio. Era già troppo in imbarazzo per sostenere un’altra, seppur breve, conversazione.

Passarono trent’anni. Befana ne aveva appena compiuti cento. Era sempre sola, ma non più cattiva. Quella visita inaspettata, la sera prima del sei gennaio, l’aveva profondamente cambiata. Anche la gente del villaggio nel frattempo aveva cominciato a bussare alla sua porta. Dapprima per sapere cosa le avesse detto il re, poi pian piano per aiutarla a fare da mangiare e a pulire casa, visto che lei aveva un tale mal di schiena che quasi non si muoveva più. E a ciascuno che veniva, Befana cominciò a regalare una calza. Erano belle le sue calze, erano fatte bene, erano calde. Befana aveva cominciato anche a sorridere quando ne regalava una, e perciò non era più così br**ta, era diventata perfino simpatica.

Nel frattempo dalla Galilea giungevano notizie di un certo Gesù di Nazareth, nato a Betlemme trent’anni prima, che compiva ogni genere di miracoli. Dicevano che era lui il Messia, il Salvatore. Befana capì che si trattava di quel bambino che lei non ebbe il coraggio di andare a trovare.

Ogni notte, al ricordo di quella notte, il suo cuore piangeva di vergogna per il misero dono che aveva fatto portare a Gesù dal re magio: una calza vuota… una calza sola, neanche un paio! Piangeva di rimorso e di pentimento, ma questo pianto la rendeva sempre più amabile e buona.

Poi giunse la notizia che Gesù era stato ucciso e che era risorto dopo tre giorni. Befana aveva allora 103 anni. Pregava e piangeva tutte le notti, chiedendo perdono a Gesù. Desiderava più di ogni altra cosa rimediare in qualche modo al suo egoismo e alla sua cattiveria di un tempo. Desiderava tanto un’altra possibilità ma si rendeva conto che ormai era troppo tardi.

Una notte Gesù risorto le apparve in sogno e le disse: “Coraggio Befana! Io ti perdono. Ti darò vita e salute ancora per molti anni. Il regalo che tu non sei venuta a portarmi quando ero bambino ora lo porterai a tutti i bambini da parte mia. Volerai da ogni capo all’altro della terra sulla tua scopa di paglia e porterai una calza piena di caramelle e di regali ad ogni bambino che a Natale avrà fatto il presepio e che, il sei gennaio, avrà messo i re magi nel presepio. Ma mi raccomando! Che il bambino sia stato anche buono, non egoista… altrimenti gli metterai del carbone dentro la calza sperando che l’anno dopo si comporti da bambino generoso”.

E la Befana fece così e così ancora sta facendo per obbedire a Gesù.

Durante tutto l’anno, piena di indicibile gioia, fa le calze per i bambini… ed il sei gennaio gliele porta piene di caramelle e di doni.

È talmente felice che, anche il carbone, quando lo mette, è diventato dolce e buono da mangiare.

Auguro a ciascuno di voi, grandi e piccini, di riscoprire la bellezza di questi meravigliosi gesti. Cari genitori, stiam...
24/12/2020

Auguro a ciascuno di voi, grandi e piccini, di riscoprire la bellezza di questi meravigliosi gesti.
Cari genitori, stiamo attraversando un momento difficile, ma in futuro questa parentesi, lungo il nostro percorso di vita, ci apparirà come una goccia in mezzo all'oceano. La vita è un viaggio in mare: ci sono tempeste da affrontare, ma anche giornate meravigliose, in cui ricordare il mare in burrasca ci farà capire quanto siamo forti ed è lì che il futuro ci spaventerá un po' meno.
Mi auguro che il 2021 ci porti maggiori momenti di mare calmo, per assaporare nuovi paesaggi disegnati dai nostri desideri realizzati.
Che la luce e la gioia emanata dai vostri bambini e dalla vostra famiglia possano scaldare i vostri cuori, anche in un Natale come questo.
Un abbraccio a tutti voi.
La vostra Floriana💙

Indirizzo

Via Sante Musini 8
Correggio
42015

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