21/12/2025
Capita a tutti, prima o poi, di pensare che il nostro modo di vedere le cose sia quello giusto. È umano: ci dà sicurezza, ordine, un senso di orientamento.
Ma quando iniziamo a credere che la nostra realtà sia l’unica possibile, il rischio è quello di non lasciare spazio a quella degli altri.
Storicamente, questa convinzione ha avuto anche una funzione: ha aiutato a costruire regole condivise, istituzioni, norme di convivenza. Per molto tempo, l’autorità religiosa e culturale ha fornito un fondamento “solido” a ciò che era giusto o sbagliato, lecito o illecito.
Oggi però siamo chiamati a una prova diversa, forse più matura: riconoscere che molte delle nostre leggi e dei nostri valori sono convenzioni necessarie, non verità assolute. Vanno rispettate perché rendono possibile la convivenza, ma proprio per questo dovrebbero anche tutelare la pluralità dei punti di vista, non soffocarla.
In psicologia incontriamo spesso questo passaggio: riuscire a tenere insieme il rispetto delle regole e il riconoscimento delle differenze. Non è semplice, ma è uno spazio di crescita importante, individuale e collettiva, uno spazio democratico.