11/10/2025
L’autorevolezza non è la stessa cosa dell’autorità. L’autorevolezza nasce da una precisa competenza educativa e metodologica, dalla capacità di gestire relazioni e processi di apprendimento, non semplicemente da una disponibilità caratteriale o da un atteggiamento più o meno affabile.
L’insegnante non può più essere visto come il semplice depositario della propria materia, ma piuttosto come un esperto delle dinamiche educative, capace di organizzare l’apprendimento.
L’autorevolezza non è la stessa cosa dell’autorità. L’autorevolezza nasce da una precisa competenza educativa e metodologica, dalla capacità di gestire relazioni e processi di apprendimento, non semplicemente da una disponibilità caratteriale o da un atteggiamento più o meno affabile.
L’insegnante non può più essere visto come il semplice depositario della propria materia, ma piuttosto come un esperto delle dinamiche educative, capace di organizzare l’apprendimento tra ragazzi e con i ragazzi.
Negli ultimi decenni queste capacità si sono progressivamente indebolite, sia perché la società stessa ha messo in discussione le figure adulte di riferimento, sia perché la scuola si è trasformata in un luogo sempre più burocratico, oberato da adempimenti, carteggi ed etichette, e meno centrato sul lavoro vivo con gli studenti. Se il docente viene percepito solo come qualcuno che “porta” un contenuto da assimilare in una logica nozionistica, si crea inevitabilmente un cortocircuito tra le attese degli alunni e delle famiglie e la realtà di una figura che troppe volte sembra semplicemente un ex alunno salito in cattedra.
Certo, ci sono tanti insegnanti che sanno far diventare la scuola un’esperienza di crescita e va anche detto che non abbiamo indagini comparative sull’aumento delle aggressioni nei confronti dei docenti. Spesso si tratta di percezioni e narrazioni mediatiche.
Tuttavia, rimane la necessaria professionalizzazione pedagogica dei docenti. È questa l’unica variabile che può restituire credibilità alla figura dell’insegnante, non certo il ricorso alla nostalgia dei “bei tempi andati”, che poi non erano neanche così belli.