Dott.ssa Cristiana Frattesi - Psicologa - Psicoterapeuta

Dott.ssa Cristiana Frattesi - Psicologa - Psicoterapeuta Quando smettiamo di difenderci,
diveniamo inattaccabili.

"Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più.È un...
02/11/2025

"Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più.È una cosa che ci resta dentro, nella pelle."
Mi piace pensare che un soffio di vento all’improvviso sia la carezza di chi non è più accanto a noi.
Un segno lieve, ma capace di attraversare il tempo e lo spazio, per ricordarci che l’amore non finisce, si trasforma, ci abita, continua a vivere dentro di noi.
Un pensiero dolce ai nostri cari, a quelle “sedie vuote” che ci parlano di presenze diventate invisibili ma mai assenti.
Soprattutto a quelle lasciate senza alcuna volontà, troppo presto, troppo improvvisamente.
Ne sentiamo la mancanza, in ogni istante, in ogni piccolo gesto quotidiano; difficilmente si dimentica una persona amata, ma si impara ad accettarne l’assenza.
E ogni ricordo diventa allora un modo per incontrarsi ancora, per sentire che, in fondo, l’amore vero non muore mai.
Buona domenica nell'affetto e nel ricordo di tutti i nostri cari🍁💛 🍂

http://www.cristianafrattesi.it/2025/11/02/una-carezza-allimprovviso/

Esistono forme di violenza che non lasciano lividi, ma scavano ferite profonde nell’anima, si esprimono attraverso la di...
30/10/2025

Esistono forme di violenza che non lasciano lividi, ma scavano ferite profonde nell’anima, si esprimono attraverso la distorsione delle relazioni, l’abuso del potere e l’uso strumentale delle istituzioni, della legge. È quella violenza silenziosa, sottile, quella che agisce nei silenzi, nelle omissioni, nei rinvii, nelle azioni apparentemente “legittime”, ma profondamente distruttive sul piano psicologico.
Una delle espressioni più subdole di violenza emerge nel contesto della separazione coniugale conflittuale, quando un genitore utilizza i figli come mezzo per punire o controllare l’altro.
Il conflitto, che in teoria dovrebbe chiudersi con la fine della relazione, si trasforma in una guerra post-separativa che può durare anni: una guerra combattuta con armi fatte di lentezza, manipolazione, accuse e cause ripetute, richieste economiche sproporzionate, ostacoli nella comunicazione e assenza di collaborazione genitoriale.
Una finalità che non riguarda la tutela del minore o la ricerca della giustizia, ma il mantenimento di un legame di dominio sull’ex partner.
Una forma di violenza psicologica che utilizza il diritto e le istituzioni come strumenti di persecuzione, dove il messaggio sottostante è: “IO CONTINUERÒ AD AVERE POTERE SU DI TE , ANCHE DOPO LA FINE DEL NOSTRO LEGAME, FINO A DISTRUGGERTI".
Un comportamento che esprime dinamiche narcisistiche o persecutorie, in cui l’altro viene percepito non come persona, ma come oggetto da controllare o distruggere, spesso perché ha avuto il coraggio di andarsene e di riprendersi la vita.
Così i figli si trasformano in una potente arma da usare contro l’altro, un grave atto di strumentalizzazione affettiva, esposti a un costante clima di tensione e lealtà divisa.
Una forma di violenza “legale” che svuota ancora una volta la vittima di risorse economiche, energetiche ed emotive, alimentando vissuti di impotenza, frustrazione, logoramento; una modalità disfunzionale che genera traumi complessi, sintomi ansioso-depressivi, ed anche una progressiva perdita di fiducia, nelle relazioni e nelle Istituzioni che invece dovrebbero tutelare, assistere e proteggere.
Lasciando così nell’illusione che la forma legale coincida con la giustizia, e che il rispetto delle procedure sia sufficiente a garantire l’assenza di violenza.
Solo restituendo visibilità a ciò che è invisibile possiamo iniziare a interrompere il ciclo della violenza, anche quando si traveste da giustizia, smascherando così l’inganno di una legalità che si pretende neutra, ma che spesso perpetua le stesse ingiustizie che dovrebbe correggere.

http://www.cristianafrattesi.it/2025/10/30/la-violenza-invisibile-tra-manipolazione-legale-ed-emotiva/

La libertà, molto spesso, si accompagna alla possibilità di rimanere soli.È una verità complessa, perché la solitudine p...
28/10/2025

La libertà, molto spesso, si accompagna alla possibilità di rimanere soli.
È una verità complessa, perché la solitudine può assumere volti diversi: a volte è una scelta, altre volte ci viene imposta.
Ci sono momenti in cui scegliamo di stare soli per ascoltarci, per ritrovare la nostra voce in mezzo al rumore del mondo. In quei momenti la solitudine è una forma di libertà: diventa uno spazio di respiro, un tempo per riconoscere chi siamo al di là degli sguardi e delle aspettative altrui.
Altre volte, però, la solitudine ci raggiunge senza chiedere permesso. Nasce da un lutto, da un abbandono, da una relazione che si interrompe, o da una presenza che si spegne, e in questi casi non la scegliamo, la subiamo.
Eppure, anche in quella solitudine imposta, così dolorosa, dura, a volte violenta, può germogliare una forma diversa di libertà: quella che nasce lentamente, dal ricominciare, dal ricostruirsi, dal non lasciarsi definire solo da ciò che si è perso.
È come guardarsi allo specchio dopo una lunga assenza: all’inizio si fatica a riconoscersi; l’immagine riflessa porta i segni della perdita, dello smarrimento. Ma con il tempo, lo sguardo si addolcisce, si fa più vero e in quel riflesso impariamo a vedere non solo ciò che è stato tolto, ma anche ciò che è rimasto, e ciò che sta nascendo di nuovo.
Essere liberi, allora, non significa non aver bisogno di nessuno, ma saper restare in contatto con sé stessi anche quando il mondo intorno cambia. Significa scoprire che dentro la solitudine può esserci movimento, che anche lì possono crescere radici e che la vita trova sempre un modo per riprendere forma.
Perché ogni volta che attraversiamo la solitudine con presenza e coraggio, qualcosa dentro di noi si amplia: il cuore diventa più capace di accogliere, e la libertà assume il volto quieto della fiducia.
Non è più la libertà di chi si allontana, ma quella di chi sa restare in sé, nella vita, e nelle relazioni che verranno.
Buona giornata ⚘️

http://www.cristianafrattesi.it/2025/10/28/la-liberta-e-la-possibilita-di-rimanere-soli/

Nella vita accade spesso di inciampare, di non riuscire, di fallire. È un’esperienza che a volte ci mette a nudo, che va...
24/10/2025

Nella vita accade spesso di inciampare, di non riuscire, di fallire. È un’esperienza che a volte ci mette a nudo, che va a minare la nostra identità, il nostro valore. Di fronte all’errore, capita che cerchiamo rifugio nella giustificazione o nella colpa altrui, come se individuare un responsabile esterno potesse alleviare il peso del proprio limite.
Ma è proprio in quel momento che si gioca qualcosa di essenziale: la possibilità di crescere.
Interessante un pensiero di Burroughs: “Un uomo può fallire molte volte, ma non diventa un fallimento finché non comincia a dar la colpa a qualcun altro.”
Parole che ricordano come il vero fallimento non sta nell’errore in sé, ma nella rinuncia alla responsabilità. Attribuire agli altri ciò che ci accade ci priva del potere di trasformarlo. È come se, in mezzo al mare, lasciassimo che fossero il vento o le onde a decidere per noi la direzione del viaggio. Ma la vita, come una barca, ha bisogno sempre di avere una mano sul timone, perché possiamo perdere la rotta, subire correnti contrarie, ma finché restiamo al comando, c’è sempre la possibilità di ritrovare l’equilibrio e proseguire il cammino.
Riconoscere la propria parte, invece, è un atto di forza e di libertà, è accettare di guardarsi con sincerità, senza giudizio, ma con la volontà di comprendere e di cambiare. Così ogni caduta, ogni mare mosso dell’esistenza, può diventare non la fine di qualcosa, ma l’inizio di una nuova possibilità di essere.
Buona giornata ⚘️

http://www.cristianafrattesi.it/2025/10/24/il-coraggio-di-restare-responsabili/

Nel lavoro con i ragazzi emerge spesso una voce che non sempre si esprime con parole, ma che si manifesta nei vuoti, nel...
23/10/2025

Nel lavoro con i ragazzi emerge spesso una voce che non sempre si esprime con parole, ma che si manifesta nei vuoti, nelle inquietudini, nella violenza, negli sguardi spenti, nei corpi stanchi di chi non ha ancora iniziato a vivere davvero. Si parla di "disagio giovanile" come se fosse un fenomeno a sé stante, una categoria clinica, un problema da gestire, ma raramente ci fermiamo a chiederci: disagio rispetto a cosa, rispetto a chi?
I giovani non sono isole lontane dalla terra ferma, sono il prodotto, ma anche la risposta, di un contesto.
Crescono osservando, assorbendo, decodificando i messaggi espliciti e quelli impliciti che arrivano dal mondo adulto, e ciò che spesso vedono è un mondo incoerente: adulti che predicano l'autenticità, ma indossano maschere quotidiane, che chiedono impegno, ma mostrano disillusione, che parlano di futuro, ma agiscono come se il presente fosse l’unico orizzonte possibile. È spesso in questa dissonanza che si insinua il disagio.
Li accusiamo di apatia, ma la loro apatia è spesso un grido di aiuto, di rifiuto verso modelli che sentono vuoti, verso valori esibiti più che vissuti. Quando un adolescente smette di parlare, di partecipare, di credere, non è sempre per un criticità interna, può essere invece una forma di protesta silenziosa contro un mondo adulto che gli appare frammentato, cinico, troppo autoreferenziale.
A volte noi adulti, in buona fede, cerchiamo di "salvare" i giovani, di guidarli, di consigliarli, ma dimentichiamo che l’ascolto autentico quello che non corregge, non interpreta, non anticipa, è la forma più potente di accompagnamento. Perché il disagio non chiede sempre una soluzione immediata, spesso chiede solo uno spazio in cui poter esistere senza essere subito spiegato, contenuto, soprattutto etichettato.
Se poi, li osserviamo bene, da vicino, emerge come questi ragazzi siano profondi osservatori della realtà: hanno un’intelligenza emotiva cruda, ancora non anestetizzata dal compromesso. E quando si chiudono o si ribellano, non stanno solo "sbagliando": stanno restituendo, come uno specchio, le ambivalenze del mondo adulto. Le promesse non mantenute, le paure mascherate da controllo, il bisogno di senso continuamente rimandato.
Forse allora il primo passo non è tanto "curare il disagio dei giovani", ma interrogarsi sul nostro. Riconoscere le nostre incoerenze non per colpevolizzarci, ma per accorgerci del messaggio silenzioso che, spesso inconsapevolmente, trasmettiamo.
Solo così il dialogo tra generazioni può diventare fertile. Non più un tentativo di modellare l’altro, ma un incontro tra vulnerabilità che si riconoscono. Perché dietro ogni ragazzo che soffre, c’è spesso un adulto che ha smesso di credere e forse, insieme è possibile iniziare a ricostruire la fiducia, e riaccendere la speranza per dare nuova forma ai legami.
Buona giornata ⚘️

http://www.cristianafrattesi.it/2025/10/23/lo-specchio-dellincoerenza-adulta/

Ottobre è il mese del benessere psicologico.Quante volte abbiamo sentito dire questa frase: “Ma dallo psicologo va chi h...
17/10/2025

Ottobre è il mese del benessere psicologico.
Quante volte abbiamo sentito dire questa frase: “Ma dallo psicologo va chi ha dei problemi!”
La verità è che i problemi li abbiamo tutti.
La differenza sta in chi ne è consapevole e sceglie di affrontarli e chi invece li nega,
li minimizza, a volte sperando che la soluzione sia nel tempo che passa. C'è poi una parte della gente che crede che quello che accade, che vive o prova dipenda da fattori esterni, aspettandosi che 'la soluzione" arrivi quando qualcosa o qualcuno cambi al proprio posto.
Vero! Certi eventi e situazioni possono notevolmente incidere a generare malessere e disagio, ma dipende sempre da noi, da come reagiamo ed affrontiamo ciò che ci accade.
Così con un po’ di titubanza, ma anche di fiducia e speranza, si sceglie di intraprendere un percorso: un viaggio verso una nuova consapevolezza, con il bisogno ed coraggio di guardarsi dentro.
All’inizio della terapia è comune associare le proprie difficoltà a eventi concreti accaduti o a comportamenti altrui che possono aver contribuito al malessere. È naturale cercare una relazione causa-effetto tra ciò che ci accade e il disagio che proviamo.
Ma quando iniziamo a dedicarci davvero del tempo, affiorano emozioni che spesso tendiamo a silenziare cone il senso di colpa, la solitudine, il timore dell'abbandono, a volte
inadeguatezza, vuoto e
paura di non essere abbastanza.
A volte non è tanto ciò che ci accade a farci soffrire, quanto le emozioni profonde che certi eventi risvegliano, amplificando il nostro vissuto interiore tra vecchie ferite, paure e conflitti.
Ed è proprio perché ci appartiene, che possiamo lavorarci per trasformare quel vissuto, per accedere a una maggiore consapevolezza, per ritrovare serenità; ma serenità non è l’assenza di problemi, è la capacità di affrontarli con strumenti nuovi, con maggiore consapevolezza di sé, dei propri bisogni e dei propri limiti.
È poter stare con le proprie emozioni senza esserne travolti.
È scegliere di non ignorarsi più, perché prendersi cura della propria salute psicologica non è un segno di debolezza, ma un atto di profondo rispetto verso se stessi.
Ottobre ci ricorda proprio questo: il benessere psicologico è un diritto, ma anche una scelta, una scelta possibile.
Una scelta per sé.
Buona giornata ⚘️

http://www.cristianafrattesi.it/2025/10/17/ottobre-mese-del-benessere-psicologico-2/

Ci sono presenze nella nostra vita che agiscono in silenzio, con  costanza e profondità, invisibili agli occhi, ma essen...
02/10/2025

Ci sono presenze nella nostra vita che agiscono in silenzio, con costanza e profondità, invisibili agli occhi, ma essenziali all’equilibrio dell’anima. I nonni sono spesso questo: radici profonde piantate nel tempo, che nutrono le generazioni con la l’esperienza, l’ascolto e l’amore incondizionato.
Nel lavoro terapeutico, incontriamo spesso adulti che portano dentro di sé vuoti antichi, o al contrario, colmi di amore ricevuto. E non è raro che, scavando nei ricordi, emergano figure di nonni che hanno rappresentato rifugi sicuri, fari nella nebbia, o semplicemente una coperta calda nelle notti fredde dell’infanzia.
I nonni non sono solo custodi della memoria familiare, sono anche "ponte" tra ciò che è stato e ciò che sarà. Parlano un linguaggio che ha imparato a fare spazio, a rallentare, ad accogliere senza voler correggere. In un mondo che corre veloce, sono l’invito a sostare, a respirare, a ricordare.
Sono un pò come libri vissuti, con le pagine consumate ma dense di storie e significati. Ogni ruga sul loro volto racconta un capitolo, ogni silenzio un insegnamento.
La Festa dei Nonni, rappresenta un atto profondo, un modo per riconoscere il valore del legame intergenerazionale e il potere curativo della memoria affettiva.
In fondo, chi ha avuto un nonno o una nonna che ha saputo amare, sa che quel tipo di amore non finisce, resta dentro come una luce soffusa che ci guida anche quando non ce ne accorgiamo.
Un augurio speciale ai miei nonni, per tutto ciò che hanno rappresentato e per quanto ancora oggi continua a muoversi dentro, anche nella loro assenza.
http://www.cristianafrattesi.it/2025/10/02/i-nonni-le-radici-che-tengono-saldi/

C'è un silenzio diverso nell’aria,  come se tutto rallentasse, un invito a fermarsi ad ascoltare.Un autunno che arriva p...
28/09/2025

C'è un silenzio diverso nell’aria, come se tutto rallentasse, un invito a fermarsi ad ascoltare.
Un autunno che arriva piano piano, un graduale invito al raccoglimento, a tornare ad uno spazio più interno, più quieto.
È la prima domenica autunnale, che porta con sé domande silenziose ed un invito a lasciar andare.
Siamo spesso immersi in una modalità di funzionamento costante dettata dal fare, dall'andare, dall'essere presenti, rispondere, correre... Eppure, come gli alberi che iniziano a perdere le foglie, anche noi abbiamo bisogno di alleggerirci, di lasciare andare qualche peso, diventato "inutile" nel tempo.
Non sempre ce ne rendiamo conto, ma rallentare, fare una pausa, prendersi del tempo per sé, è una particolare forma di cura.
Rallentare è darci il permesso di riconnetterci con ciò che sentiamo, di dare spazio a pensieri e emozioni che, nella frenesia quotidiana, tendiamo a ignorare o mettere da parte.
È proprio nel momento in cui ci fermiamo che possiamo porci domande silenziose.
"Di quale zavorra avrei bisogno di liberarmi?
“Cosa temo che possa accadere se mi do il permesso di fermarmi?”
L’autunno però, non ci chiede di cambiare, ci chiede di ascoltare meglio, di spostarci, almeno per un po’, da un orientamento verso l’esterno ad un movimento più interno, più riflessivo.
Un piccolo punto di partenza: per riconoscere i nostri ritmi reali, per concederci una tregua, per riconnetterci con ciò che ci nutre davvero.
Perché a volte fermarsi è il passo più coraggioso che possiamo fare.
Buona domenica 🌰🍂

http://www.cristianafrattesi.it/2025/09/28/un-silenzio-diverso-nellaria/

E il viaggio ricomincia.Non è solo il primo giorno di scuola, l’inizio di un nuovo cammino nella terra sottile della con...
15/09/2025

E il viaggio ricomincia.
Non è solo il primo giorno di scuola, l’inizio di un nuovo cammino nella terra sottile della conoscenza, tra emozioni, scoperte, ma anche resistenze e rinascite. Un viaggio che appartiene anche a chi osserva, sostiene e accompagna.
Con l'augurio ragazzi che siate sempre portatori di desideri e domande, e che il vento della curiosità non smetta mai di spingere le loro vele, anche quando il cielo si fa grigio, perché possiate imparare ad attraversare la fatica senza spegnere la meraviglia.
Agli insegnanti, così preziosi custodi di strade e di fuochi, l'augurio di continuare a seminare con tanta pazienza e tolleranza, pur nella fermezza , anche quando i terreni sembrano aridi.
Che ogni gesto, ogni parola, ogni silenzio diventi spazio fertile dove possa attecchire il desiderio di sapere.
Ci sono poi i genitori, che rappresentano le radici ed il porto sicuro, che possano avere la forza di sostenere senza trattenere, di accompagnare senza dirigere, di esserci come presenza che accoglie, e non come ansia che spinge.
Perché ogni viaggio ha bisogno di porti sicuri dove tornare, anche solo per ripartire più forti.
Che sia un anno guidato dal vento buono dei desideri autentici, e da quella misteriosa forza che ci spinge a cercare, a capire, a crescere.
Perché educare, in fondo, è imparare insieme a viaggiare dentro il mondo e dentro di sé.
Buon primo giorno di scuola 🎒 🌱

http://www.cristianafrattesi.it/2025/09/15/e-il-viaggio-ricomincia/

Indirizzo

Piazza Mazzini 9
Falconara Marittima
60015

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00

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