Giovagnoli Dott.ssa Lucia Psicologa

Giovagnoli Dott.ssa  Lucia Psicologa Attraverso la terapia e la relazione terapeutica basata sulla fiducia è possibile produrre un cambiamento per produrre un rinnovato benessere.

La dott.ssa Lucia Giovagnoli svolge la sua professione a Fano in via Roma 3 e a Urbino in via Bramante 76. È iscritta all'albo della regione Marche numero 1626. È specializzata in psicoterapia psicodinamica individuale e di gruppo e si occupa della cura di persone che soffrono di disturbi della sfera emotiva: ansia, attacchi di panico, depressione, disturbi alimentari, problematiche relazionali e di coppia. Il modello di lavoro è basato sull'assetto teorico che sostiene che il sintomo non è la causa del problema, ma l'espressione di un conflitto interno inconsapevole. La dott.ssa Lucia Giovagnoli è inoltre responsabile del centro di ascolto sanitario della Caritas di Urbino.

01/11/2025
Grazie a Francesca Picucci per questa intervista.  .com
22/09/2023

Grazie a Francesca Picucci per questa intervista. .com

Introduzione

Una lettura interessante in questo periodo storico così complesso e delicato.Si ha paura, non si ha il controllo di ciò ...
18/08/2021

Una lettura interessante in questo periodo storico così complesso e delicato.
Si ha paura, non si ha il controllo di ciò che succederà nel prossimo futuro e ci si sente estremamente precari. In questa situazione, la parte primitiva che è in ognuno di noi e che si esplica nell'istinto di difesa può prendere il sopravvento. Chiusure, rigidità, rabbia, esclusioni, divisioni sono solo alcuni esempi.
Si può però scegliere una via diversa, più alta, quella del pensiero razionale, della riflessione e dell'empatia affinchè questo periodo da crisi possa diventare un'opportunità di evoluzione e di crescita.

“Noi non siamo i buoni”.
Dovremmo ripetercelo tutti, a prescindere dalla nostra fazione politica, dai nostri colori e dalle nostre idee. Perché, nel momento in cui ci si convince di essere “i giusti” e “i retti”, automaticamente il mondo diventa popolato di “nemici” contro cui tutto è permesso. Ogni cosa si divide tra un “noi” fatto di “difensori della verità”, di “cacciatori di mostri”, di “giustizieri civili”, e un “loro” fatto di ignoranza, cattiveria e mostruosità. Lo stesso gesto violento appare liberatorio e sano se fatto contro il cattivo di turno, ma atroce se agito contro il buono. Tante fiabe e grandi narrazioni ci hanno raccontato che esistono solo due fazioni: quella di chi ha ragione e quella di chi ha torto. Eppure i grandi miti dell’antichità e i grandi miti contemporanei (film, serie tv, opere d'arte) continuano a metterci in guardia dal tagliare la vita con l’accetta.

Attivismi e ideologie rischiano di diventare loro malgrado nuove religioni per chi non sa vivere senza dogmi e sacerdoti.
Abbiamo la possibilità di essere davvero liberi: non facciamocela scappare.

08/04/2020

Coronavirus: da crisi a opportunità
Il fenomeno coronavirus, il cui impatto è stato fortemente traumatico per quanto imprevedibile e inaspettato, ha avuto come effetto più evidente quello di stravolgere la routine di ognuno di noi. All’improvviso la percezione della realtà ne risultata sconvolta; quello che fino ad oggi avevamo dato per scontato tutto d’un tratto non lo è più.
L’evento ha messo prepotentemente tutti noi di fronte alla precarietà della vita e all’incontrollabilità degli eventi e ci ha costretto a rivolgere lo sguardo verso il nostro mondo interno, all’improvviso senza alibi e costretto a dare un senso nuovo alla propria esistenza.
In questo momento provare emozioni più intense del solito è normale.
La paura è un’emozione sana che ci dà il senso del pericolo e ci costringe a mettere in atto azioni che ci tutelano. Ci porta ed esempio all’attuazione delle prescrizioni medico-sanitarie per prevenire il contagio.
La rabbia è una reazione istintiva ad un dolore, permette un’azione e una reazione immediate, ma a lungo termine non aiuta l’elaborazione e non porta ad una riflessione sugli stati emotivi e sugli eventi. Finché c’è rabbia non c’è crescita o esperienza.
Il senso di perdita e la tristezza sono emozioni che, se accolte, permettono l’elaborazione del dolore e la possibilità di fare spazio per creare il nuovo.
Anche i sintomi possono acuirsi: ansia, attacchi di panico, insonnia, mal di testa e tutti i sintomi che riguardano la sfera psicologica e psicosomatica. In particolare, in questa fase storica, siamo esposti ad un grande pericolo esistenziale e perciò la nostra mente è continuamente attivata per elaborare, per gestire e per cercare risposte. Per questo motivo la soglia di tolleranza al dolore è più bassa e risulta quindi è più facile sviluppare sintomi. I sintomi in questo caso sono dei segnali di allarme inviati dal nostro cervello che indicano che si sta cercando di controllare ciò che in realtà non si può controllare. Ci indicano che dobbiamo fare i conti con la precarietà umana, imparare e e conseguentemente provare quantomeno a cambiare.
Un altro fondamentale aspetto della vita cui il coronavirus ci pone di fronte è la morte. Ognuno di noi ha paura della morte e, normalmente, la sua percezione aumenta o diminuisce ciclicamente nel corso dell’esistenza. Per qualcuno è un’inquietudine generalizzata che può sfociare in altri sintomi, per altri può essere angoscia o terrore vero e proprio, talvolta così forte, da essere paralizzante e mettere in stand by la propria vita per non rischiare.
L’opportunità che si deve cogliere dalla situazione che il coronavirus ha creato è data proprio dal confronto con la morte che può portare ad un’esperienza di fioritura o di risveglio per vivere una vita può autentica e sintonizzata con i propri bisogni.
Un esempio ci viene offerto dalla letteratura. Si prenda ed esempio il canto di Natale di Dickens. Il protagonista Ebenezer Scrooge vive la sua trasformazione di figura algida, avara e solitaria a personalità generosa e aperta alla vita. La visita del fantasma della vita futura ha permesso questa trasformazione , prospettandogli una dipartita in totale solitudine, senza la benchè minima speranza di un qualche calore umano. Questa esperienza ha generato in lui la consapevolezza di aver vissuto una vita vuota improntata solamente all’accumulo effimero di denaro. Da questa esperienza c’è una ridefinizione di una nuova priorità nella vita: la relazioni affettive con l’altro.
L’opportunità concessa dal suo autore a Scrooge è la stessa che abbiamo in questo momento: la morte, la malattia nella loro fisicità sono distruttive, ma nella loro idea ci salvano. La riflessione va fatta sul senso che ognuno di noi vuole dare alla propria vita. È un senso da ricercare dentro di sé nel proprio intimo che, spogliato delle sovrastrutture che inevitabilmente il ritmo quotidiano pone, può essere onesto con sé stesso.
La direzione da prendere è quella del legame affettivo sano che è un potente fattore di protezione per gestire la fragilità umana. Lo sperimentiamo molto bene ora, rinchiusi nelle nostre case, quanto diventa importante il contatto con chi vogliamo bene. È interessante sentire quanto ci si senta ora più vicini che mai.
Una volta passata l’emergenza abbiamo il dovere di non dimenticare, di non tornare semplicemente alla routine sospesa, e di trasformare in atti di formazione personale gli input emozionali che abbiamo elaborato.

Indirizzo

Via Roma, 3
Fano
61032

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