Dott.ssa Monica Alviti psicologa

Dott.ssa Monica Alviti psicologa Seconda sede: STUDIO DI PSICOLOGIA
Piazza Berto 5, Mogliano Veneto (TV)

Dicembre 🎄
03/12/2025

Dicembre 🎄

La dissonanza cognitiva: ciò che ci ricorda, chi non la vede, cosa accade quando arriva.Ci ricorda qualcosa che cerchiam...
01/12/2025

La dissonanza cognitiva: ciò che ci ricorda, chi non la vede, cosa accade quando arriva.

Ci ricorda qualcosa che cerchiamo costantemente di dimenticare, che non siamo creature lineari, ma ammassi complessi di convinzioni, paure, bisogni e narrazioni che si intrecciano e spesso si contraddicono. È la prova vivente che la nostra identità non è mai un blocco compatto, ma una trama fragile in cui le cuciture saltano appena un pensiero inatteso la attraversa. Ogni volta che sperimentiamo la dissonanza cognitiva, è come se una crepa luminosa si aprisse nel muro che abbiamo costruito attorno a ciò che crediamo di essere.

Ci ricorda che cambiare è possibile, ma anche che cambiare fa male. Perché ogni nuova informazione che non coincide con l’immagine che abbiamo di noi stessi, o con la storia che raccontiamo al mondo, ci obbliga a un confronto: rivedere la mappa interna, ridisegnare i confini, o più spesso, fingere che nulla sia accaduto. La dissonanza è dunque, contemporaneamente, una soglia e una minaccia.

Chi è colui che non la vede?
È colui che si è abituato alla superficie. Chi vive di certezze per paura di guardare nei propri abissi. Chi non sopporta l’idea che un proprio pensiero possa essere sbagliato, incompleto o perfino derivato da bisogni che non conosce. Chi confonde l’identità con il dogma, le opinioni con la verità, il proprio punto di vista con il mondo. Colui che non la vede è spesso un devoto della coerenza ostinata: coltiva l’immagine di sé come persona “che sa”, “che ha già deciso”, “che non cambia idea”. È un analfabeta emotivo e cognitivo che non riesce a leggere i segnali interni, a riconoscere che il fastidio, la rabbia o il risentimento non arrivano dall’esterno, ma dallo scontro fra ciò che credeva stabile e ciò che improvvisamente non lo è più. Non vedere la dissonanza significa rimanere prigionieri di sé stessi, incapaci di crescere perché il cambiamento verrebbe vissuto come un crollo, non come un’evoluzione.

Cosa accade nel momento in cui la dissonanza avviene?
Accade qualcosa di simile a un sussulto: una tensione invisibile che si accende nel punto esatto in cui una nuova realtà tocca la nostra vecchia struttura mentale. È l’istante in cui si forma una fenditura, un rumore di fondo che disturberebbe chiunque fosse disposto ad ascoltarlo.

Nel momento in cui avviene, la dissonanza mette in scena un dramma interiore:
La mente percepisce l’incompatibilità.
Due convinzioni non possono convivere e chiedono un arbitrato improvviso.
Il corpo reagisce.
Un’ombra di fastidio, un’irritazione che non si sa spiegare, una difesa istintiva: il segnale fisico di una crepa nel pensiero.
L’ego si allerta.
Si sente minacciato, perché ogni dubbio è una richiesta di ridisegnare ciò che crede immutabile.
La persona sceglie.
O accoglie il conflitto e cresce; oppure lo nega e si rifugia nella rigidità, imputando all’esterno un disagio che nasce dentro.

Lì, in quell’intervallo sottilissimo, si misura la maturità di un individuo: nella capacità di rimanere nella frattura senza scappare, di abitare lo smarrimento come condizione naturale dell’essere pensante.
La dissonanza cognitiva è, in fondo, un invito alla complessità. Ci ricorda che siamo esseri incompleti e che l’unico modo per non diventare caricature di noi stessi è tollerare la frizione tra ciò che eravamo e ciò che potremmo diventare.

Chi non la vede resta fermo.
Chi la sente, anche a costo di soffrire, si muove. E in quel movimento, fragile, incerto, talvolta scomodo, comincia ogni forma autentica di libertà interiore.

(Antonio Ruben)

LA TEORIA DEL SERBATOIO STRARIPANTE È una teoria poco conosciuta perché non è citata (non ancora 😅) in nessun libro di p...
23/11/2025

LA TEORIA DEL SERBATOIO STRARIPANTE
È una teoria poco conosciuta perché non è citata (non ancora 😅) in nessun libro di psicologia. Perché l'ho inventata io 😁
Immaginate di essere dal benzinaio. Self service. La benzina è a buon prezzo ma il serbatoio della vostra auto è già pieno. Voi però niente, vi ostinate a riempirlo e riempirlo, finché la benzina straripa, sporca l'auto e finisce a terra. Che spreco!
Spesso, senza rendercene conto, funzioniamo così: ci sentiamo in dovere di fare, fare, fare. Riempirci le giornate di impegni, incombenze, responsabilità, senza chiedere aiuto, senza delegare. Essere sempre presenti per tutti, non dire mai di no. Perfetti e impeccabili, illusoriamente instancabili. Per poi arrivare ad ammettere "NON CE LA FACCIO PIÙ!".
Tutto questo lavorio continuo ci prosciuga, eppure non ci fermiamo. Continuiamo a buttare benzina, anche quando il nostro serbatoio è ormai saturo.
Le nostre performance calano di qualità e ci arrabbiamo con noi stessi perché non siamo abbastanza bravi per sopportare tutto questo. E ci sentiamo delusi ma anche un po' frustrati perché nonostante tutto l'impegno e la fatica, nessuno ci dice grazie, nessuno sembra vedere e apprezzare tutto quello che facciamo!

Se vi è capitato di sentirvi così - e capiterà ancora - ricordatevi la teoria del serbatoio straripante: state sprecando benzina 😔

La sala d'attesa del nuovo studio di via Triestina 54/18 presso il Centro commerciale La Piazza, Favaro Veneto.Qui oltre...
23/11/2025

La sala d'attesa del nuovo studio di via Triestina 54/18 presso il Centro commerciale La Piazza, Favaro Veneto.

Qui oltre a me, puoi trovare un'altra psicologa, una massofisioterapista, un'osteopata, una nutrizionista e un'infermiera health coach 🤩

Primo appuntamento dell'officina delle emozioni: "autoconsapevolezza e ruota delle emozioni".Vi abbiamo chiesto di ricor...
19/11/2025

Primo appuntamento dell'officina delle emozioni: "autoconsapevolezza e ruota delle emozioni".

Vi abbiamo chiesto di ricordare un'emozione che ha caratterizzato la vostra giornata.

La mia è: GRATITUDINE
Per aver avuto l'opportunità di preparare questo corso con Don Vanio Garbujo, per poter percorrere questo viaggio alla (ri)scoperta delle emozioni assieme a voi e per l'entusiasmo che avete dimostrato stasera!

L’altro giorno un mio paziente mi ha detto:“Vorrei solo poter sparire...”.E l'ha detto sottovoce, quasi a non voler dist...
17/11/2025

L’altro giorno un mio paziente mi ha detto:
“Vorrei solo poter sparire...”.
E l'ha detto sottovoce, quasi a non voler disturbare nessuno con la sua dipartita.

Gli ho chiesto: “Perché?”.
“Perché non basta essere buoni. Non basta fare tutto quello che ti hanno insegnato: non fare del male, ringraziare, chiedere scusa, essere sempre gentili, stare al proprio posto, rispettare le regole. Non basta farsi il c...o! Nessuno ti premia per questo. Anzi, trovi chi se ne approfitta. Perché se la vita decidere di prenderti a pugni, lo fa comunque, anche se non hai fatto niente. Anzi, proprio perché non hai fatto niente. E allora ti viene voglia di sparire".

Avrei tanto voluto dirgli che si sbagliava. Che la vita invece premia i coraggiosi, che il bene vince sempre sul male. Ma non mi avrebbe creduto e di conseguenza non mi avrebbe più ascoltato.

Perché lo so anche io che ci sono momenti in cui la vita prende una direzione inaspettata e ti porta fuori strada. Non l'avevi calcolato e ti trovi completamente disorientato e spaventato.
E non importa quanto sei bravo a sopportare, a sorridere, a far finta che vada tutto bene.
A volte, la vita ti uccide dentro e non puoi fare altro che sopravvivere.

Non ho avuto il coraggio di controbattere. Non sarebbe servito. Non dovevo convincerlo del contrario. Potevo solo ascoltarlo, accogliere il suo dolore, comprenderlo, cioè prenderlo con me e provare a capirlo. Potevo alleggerire il suo carico, per un pochino, il tempo di riposarsi e raccogliere di nuovo le energie.
"Bastava" spostare l'attenzione dal mio punto di vista al suo.

E lì la rivelazione: a volte è questione di accenti, dove lo metti fa la differenza. Come con le parole: se dico Como, senza accento, intendo la città. Se dico comó, con l'accento, mi riferisco al mobile. Le lettere che compongono queste parole sono le stesse ma un piccolo segnetto ne cambia completamente Il significato.
Così con i pensieri e le convinzioni: se metto l'accento sulle cose negative, inizierò a vedere solo quelle e credere che esistano solo quelle. La mia vita ne sarà piena.
Se invece provo a mettere l'accento su ciò che di positivo accade, anche se poco, anche se raro, non spariranno come per magia le cose negative ma non vedrò sempre e solo quelle.

Perché poi succede che una persona a te cara muoia, che un grande amore finisca, che un amico ti tradisca, che tu perda il lavoro...
E tutto va storto senza che tu abbia fatto niente di male. E a quel punto puoi decidere che è colpa di tizio, di Caio e te la prendi con loro e con il mondo intero, con questa vita ingiusta oppure puoi capire che non dipende da nessuno, che è la vita.
E che la felicità non è un diritto, come spesso ci vogliono fare credere ma un attimo che passa e se non lo riconosci, rischi di perdertelo!

"Ti capisco" gli ho sussurrato piano, accennando ad un sorriso. "Io ora sono qui con te e non solo ti ascolto ma ti vedo".
Ha tirato un sospiro di sollievo, come se il carico pesante che portava su di sé, non fosse più così faticoso da reggere.
Con mia grande sorpresa, rispose al mio sorriso e disse: "Quando posso tornare?".

Eravamo appena riusciti a spostare l'accento...

‼️ IL CERVELLO NON INVECCHIA A CAUSA DEL  TEMPO MA DELLA RIPETIZIONE ‼️Più le giornate diventano prevedibili, più veloce...
17/11/2025

‼️ IL CERVELLO NON INVECCHIA A CAUSA DEL TEMPO MA DELLA RIPETIZIONE ‼️

Più le giornate diventano prevedibili, più velocemente i neuroni si spengono. Tale processo viene detto "abituazione neurale": il cervello smette di rispondere a stimoli ripetuti.
La ripetitività crea familiarità e rassicura ma per i neuroni significa meno motivi per crescere.
Il cervello prospera nella novità! Ogni nuova esperienza invia segnali elettrici che rafforzano le connessioni neurali.
Viaggiare, cambiare una routine, imparare nuove abilità sono azioni che costringono il cervello ad adattarsi costantemente invece che andare con il pilota automatico inserito.
Le novità accendono i circuiti della dopamina.
Per questo nuove esperienze rafforzano memoria e attenzione.
Quando si dice che il tempo vola più veloce col passare degli anni è perché la routine comprime i ricordi. Il cervello non registra in dettaglio le esperienze ripetute.
Rompere gli schemi renderà il tempo più pieno!
L'invecchiamento mentale inizia quando si perde la curiosità: cambiare strada per scoprire dove porta, provare un nuovo genere letterario per capire se può piacere, cucinare improvvisando, senza seguire la ricetta...attivano aree cerebrali legate alla concentrazione, alla flessibilità e alla capacità di risolvere problemi.
Funzionano così anche le connessioni sociali: le conversazioni che mettono in discussione il nostro punto di vista espandono potenzialmente le reti cognitive mentre l'isolamento sociale o le "bolle" di pensiero le restringono.
La solitudine accelera il declino cognitivo. Il cervello si è evoluto per l'interazione!
Anche il movimento rallenta l'invecchiamento. L'attività fisica aumenta il flusso sanguigno verso l'ippocampo, regione del cervello che regola memoria e apprendimento. Il movimento del corpo mantiene la mente viva.
Il sonno chiude il cerchio: durante la notte il cervello consolida i nuovi schemi creati durante il giorno.

Il cervello ascolta come viviamo: se lo nutriamo con la ripetizione, imparerà a risparmiare energia. Se lo nutriamo con la novità, imparerà a restare vigile e reattivo.
Il segreto non è evitare l'invecchiamento ma insegnare al cervello ad adattarsi al cambiamento, accettare la sfida invece della comodità, la sorpresa invece dell'abitudine, la socialità invece dell'isolamento.
Il cervello non cerca né perfezione né controllo. Vuole movimento!
Rimanere curiosi, connessi e aperti a nuove esperienze degne di essere ricordate. È così che insegnamo al nostro cervello a restare vivo più a lungo possibile.

14/11/2025

SONO INFINITI I MODI IN CUI DEVIAMO DALLA VERITÀ QUANDO CONVERSIAMO CON QUALCUNO.
Mentre li leggi, prova a verificare quanti ne usi 😅

- Si può coprire con le parole un reale sentimento
- Si possono utilizzare la vaghezza e le frasi di circostanza per evitare di avvicinarsi all'altro o farlo avvicinare
- Si può piangere difensivamente in modo che l'altro si blocchi, si senta in colpa o sia intenerito
- Si può piangere per rabbia così da evitare di agirla
- Ci si può dare degli sciocchi o degli incapaci così da evitare di assumersi la responsabilità di ciò che accade
- Si può infarcire il discorso di parole straniere o ricercate, che distanziano dal sentire o di "forse, probabilmente, magari..." per essere certi di non essere mai certi di nulla e di non prendere posizione
- Si può continuare a rimuginare tra sé e sé, evitando di stare davvero dove si è e con chi ci si trova
- Si può evitare una domanda glissando sulla risposta
- Si può imparare a dire "non mi ricordo" il più possibile
- Si può razionalizzare e intellettualizzate tutto
- Si può spostare continuamente il focus sull'esterno e dare la colpa agli altri di ciò che accade
- Si può perfino negare l'evidenza
- Essere ossessivamente indecisi, volutamente oppositivi, sorridere per convenienza in modo che la verità del sentire non emerga.

Si indossano tante maschere per evitare di restare nudi con sé stessi e con qualcuno.
Anche se quel contatto di pelle, psichico prima ancora che somatico, tutti lo desideriamo e ci cura.

(Le emozioni che curano, Erica Francesca Poli)

UPGRADE LAVORATIVO 💪🏼💪🏼Nuovo studio, nuovo biglietto da visita 🤩
14/11/2025

UPGRADE LAVORATIVO 💪🏼💪🏼
Nuovo studio, nuovo biglietto da visita 🤩

Comincia a prendere forma e vita ma c'è ancora molto da fare 💪🏼
12/11/2025

Comincia a prendere forma e vita ma c'è ancora molto da fare 💪🏼

Indirizzo

Via Triestina 54, Int. 18
Venice
30173

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 14:00 - 18:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 11:00 - 18:00
Venerdì 09:00 - 17:00

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott.ssa Monica Alviti psicologa pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare

Chi sono

Mi chiamo Monica, ho 44 anni e sono una figlia, una sorella, una moglie, una mamma, un’amica e una psicologa. Sono figlia e sorella di una famiglia tradizionale, attaccata ai sani valori della vita. Sono moglie e madre di una famiglia moderna, influenzata dai ritmi strenuanti della società del nuovo millennio. Sono un’amica più o meno presente per chi ha intrecciato da molto vicino la sua vita alla mia e sono psicologa, quella che definisco la mia “mission”!

Mi sono laureata in Psicologia presso l'Università degli Studi di Padova il 06/11/2003 con una tesi dal titolo "Il Questionario di Soddisfazione di Coppia: contributo alla validazione". Ho svolto il mio tirocinio presso l'"Associazione Centro Santa Maria Mater Domini di formazione e consulenza alla coppia e alla famiglia - ONLUS" di Venezia, consultorio familiare (area di psicologia generale) e presso il Centro per la Tutela del Minore "Fondazione Mater Domini CTB - ONLUS" di Marghera, comunità alloggio (area di psicologia evolutiva). Superato l’esame di Stato, è seguita l’Iscrizione alla sezione A dell'Albo degli Psicologi della Regione Veneto con il numero 5295.

Sono entrata ufficialmente nel mondo del lavoro nel dicembre del 2005 collaborando con il Baby Parking "Qui Quo Qua" di Mestre per il progetto di sostegno alla genitorialità "E' arrivato un bebè...essere genitori che fatica!" con la programmazione di incontri per i neo genitori. Dal 2007 al 2010 ho collaborato con l' “Associazione Centro Santa Maria Mater Domini per la formazione e la consulenza della coppia e della famiglia ONLUS” di Mestre e Venezia. Dal 2011 sono psicologa libera professionista ad orientamento sistemico-familiare, inizialmente presso lo studio di Psicologia Corporea e attualmente presso il Centro di Benessere Psicologico sito a Mestre-Venezia. Nel 2012-13 ho collaborato con l'Associazione Parkinsoniani Mestre e Venezia per la progettazione di incontri e seminari per i malati e i loro familiari.