07/02/2022
L'osteopata non tratta solo mal di schiena, spalle, ginocchia etc ma anche tantissime altre problematiche quali, sonno, apnee notturne, coliti, costipazione, reflusso, gastrite e anche INCONTINENZA
A.V si presenta in studio lamentando un problema di incontinenza urinaria. E’ un signore sulla settantina, portati bene, che ha subito l’asportazione della prostata per un carcinoma maligno, seguito da diversi cicli di radioterapia. Il chirurgo dice che l’operazione è perfettamente riuscita, ma nonostante diversi cicli di fisioterapia riabilitativa del pavimento pelvico, in due anni non è riuscito a migliorare queste fastidiose perdite di urina che avvengono però solo quando sta in piedi oppure quando fa uno sforzo, es. allacciarsi le scarpe, alzarsi dal divano etc.
Dall’anamnesi intuisco che è una persona molto ansiosa, si è operato di ernia inguinale 10 anni fa e si agita subito per motivi anche poco importanti.
Dall’esame obiettivo trovo conferma a questa intuizione trovando il diaframma toracico in disfunzione in espirazione, il torace rigidissimo e il pavimento pelvico di destra molto serrato. La conferma viene anche da un arto inferiore destro che ha un ritorno linfatico evidentemente non ottimale e che si presenta edematoso rispetto al controlaterale.
Gli spiego il mio ragionamento osteopatico: la vescica è innervata dal sistema nervoso simpatico che fa trattenere l’urina e dal parasimpatico che invece consente la contrazione del muscolo detrusore e il rilasciamento dello sfintere interno, permettendo la minzione. Inoltre vi è anche un controllo volontario sullo sfintere esterno. L’operazione potrebbe avere danneggiato o comunque indebolito questa complicata rete di nervi e un lavoro di detensionamento e riequilibrio tissutale potrebbe migliorare la circolazione dei fluidi all’interno dell’addome e la conduzione nervosa, ripristinando la forza di contrazione degli sfinteri.
D’altra parte un lavoro di riequilibrio e detensionamento dei diaframmi, facendo diminuire la pressione endoaddominale potrebbe far si che la diminuita forza con la quale si contrae lo sfintere possa essere sufficiente a trattenere l’urina.
Gli dico che le mie sono soltanto ipotesi e che solo trattandolo si potrà scoprire se sono valide o prive di fondamento. Gli dico anche che dovrà però pazientare per almeno tre sedute. Mi risponde che se c’è una possibilità di migliorare ci metterà tutta la pazienza visto che questo inconveniente lo infastidisce non poco.
Tratto le cicatrici della laparoscopia, faccio un riequilibrio volumetrico tra sacro e addome, riequilibrio tutti i diaframmi.
A.V. si rialza e si accorge di non avere incontinenza. Lo faccio stare in piedi e aspetto qualche minuto ma niente. Si allaccia le scarpe, lo faccio alzare lentamente dalla sedie ma zero incontinenza.
Incrociamo le dita e aspettiamo quello che avverrà nelle prossime settimane. Vi tengo aggiornati