09/11/2025
“Il dolore mi sta portando per mano verso l’autenticità dell’essere umano, mi sta inchiodando al presente. E se io sono inchiodato al presente, la preoccupazione per le aspettative future e i rimpianti del passato perdono di importanza. È un grande maestro il dolore“.
“È il paradosso della malattia: il dolore che può portarci doni. Il percorso della sofferenza può condurre ad una consapevolezza più profonda dell’importanza di essere vivi”.
“Rendersi conto del dolore degli altri ci apre a una compassione profonda. La malattia finisce per far cadere le maschere dei nostri desideri. E ci rendiamo conto che il nucleo più profondo dell’essere umano è la fragilità, il dolore. Allora io vedo nell’altro un fratello, una sorella da abbracciare”.
“Il cicalino elettronico che avverte che è finita l’infusione della flebo. Quel suono nasce sull’accordo di Re settima. Qualche mese fa sono stato in visita al reparto di pediatria oncologica dell’ospedale Pausilipon di Napoli. Un’esperienza che nella mia vita passata mi avrebbe fatto paura. Adesso sento di poterci entrare quasi come se fosse casa mia”. In reparto c’era un pianoforte: “Pensavo a un frammento di Back to life, o magari Per Elisa. E invece, inspiegabilmente, la prima melodia che mi è venuta in mente è stata quella del cicalino della flebo. L’ho fatta al pianoforte e tutti si sono messi a ridere. Era un segnale di riconoscimento. Di appartenenza: ehi, sono dei vostri”.
“Il dolore fisico è ancora persistente, ma ho imparato ad accoglierlo: Il dolore non è il mio nemico, il dolore è un maestro”.
A fine dicembre partirà per un tour europeo di pianoforte, nonostante le conseguenze delle terapie: “In questo momento noto che faccio fatica a tenere il cellulare, perché mi trema la mano. Quindi è ancora forte il tremore. Si può suonare con le dita che tremano? Sì. Lo dico con una gioia disperata. Sì, perché queste mani tremanti racconteranno l’essere umano. E proprio perché tremanti saranno in grado di toccare il cuore. E gli ascoltatori si stringeranno attorno al mio pianoforte. Speriamo. Mamma, che meraviglia”.
Trovo che il coraggio di Giovanni Allevi, la sua forza e il suo candore, siano semplicemente straordinari.