11/11/2025
Quando varcò la soglia del mio studio, portava con sé un silenzio denso, come se dentro le parole si fosse addormentato il tempo.
Disse che voleva mettere ordine, ma nei suoi occhi si intuiva che cercava molto di più: un modo per ricucire un legame invisibile, quello con una madre che non c’era più, ma che continuava a parlare in ogni suo gesto, in ogni esitazione.
La sua vita era stata una corsa tra doveri e amori, tra la voglia di essere una madre diversa e la paura di assomigliare a quella che aveva avuto. In lei si muoveva un conflitto antico: il desiderio di comprendere senza più giudicare, di sentire vicina quella presenza senza restare prigioniera del passato.
Seduta di fronte a me, a poco a poco, cominciò a raccontarsi. Le prime parole erano rigide, come se temesse di rompere qualcosa. Poi, come un fiume che ritrova il suo letto, la voce divenne più fluida.
Parlò delle carezze mancate, delle frasi non dette, dei gesti piccoli ma carichi di amore che solo ora riusciva a vedere per quello che erano: tentativi imperfetti di amare.
Ogni incontro era una trama che si allentava, un nodo che trovava respiro.
Rileggendo la sua storia, riscoprì di essere stata lei stessa il ponte tra passato e presente: la madre che avrebbe voluto avere era diventata, senza accorgersene, la madre che era per i suoi figli.
Alla fine del percorso non cercava più di “mettere ordine”.
Aveva imparato a tenere insieme: la gratitudine e la rabbia, la perdita e la continuità, il dolore e la forza.
In quella nuova consapevolezza si guardò allo specchio, e per la prima volta vide una grande donna — non perché perfetta, ma perché capace di perdonare, di comprendere, di amare ancora.
E nel silenzio pieno che seguì, la madre ,quella vera, quella del cuore, sembrò sorridere dal cielo, come se anche lei avesse finalmente trovato pace.
Sono onorata di averti accompagnata in questo cammino, sii sempre fiera della donna, figlia e mamma che sei.
Buona vita♥️