Dott.ssa Erika Di Pietro, Psicologa Clinica

Dott.ssa Erika Di Pietro, Psicologa Clinica Ordine degli Psicologi della Reg. Siciliana n.11654
Laurea LM-51,Università degli studi di Palermo

25/11/2025

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, scegliamo di rivolgere l’attenzione a un elemento decisivo e spesso sottovalutato: il linguaggio.
Le scienze psicologiche e sociali mostrano con chiarezza che le parole non sono un semplice strumento descrittivo: influenzano la percezione della violenza, la possibilità di riconoscerla e le strategie per contrastarla.

Esistono espressioni che spostano la responsabilità dalla condotta dell’autore alla condizione della vittima:
«perché non se n’è andata?», «avrebbe dovuto denunciare», «ma com’era vestita?», «stava al gioco».
Queste frasi ignorano dinamiche strutturate e ampiamente documentate: paura, controllo, isolamento, dipendenza emotiva ed economica.

Altre narrazioni giustificano la violenza:
«era stressato», «ha perso la testa», «non era in sé», «era un brutto momento».
Altre ancora la patologizzano impropriamente:
«un raptus», «un blackout», «un impulso incontrollabile».
La letteratura scientifica è chiara: la violenza non è improvvisa, ma segue pattern, escalation e segnali precoci.

Esistono poi le narrazioni che romanticizzano l’abuso:
«amava troppo», «la passione lo ha travolto», «era accecato dall’amore».
E quelle che minimizzano:
«sono litigi familiari», «sono cose che succedono», «un momento di stress».
Infine, ci sono le espressioni che normalizzano culturalmente:
«è fatto così», «è un uomo all’antica», «un carattere forte», «nelle famiglie capita», «un bravo ragazzo che ha sbagliato».
Sono tutte narrazioni che attenuano la responsabilità e rendono l’abuso socialmente tollerabile.

In questo quadro, il ruolo della politica è determinante.
Le istituzioni non possono limitarsi a “commentare” la violenza: devono costruire narrazioni fondate sulle evidenze scientifiche e non su spiegazioni semplicistiche o pseudo-biologiche.
È particolarmente problematico che rappresentanti del governo affermino che "nel codice genetico dell'uomo c'è una resistenza alla parità dei sessi" o che "Non c'è una correlazione fra l'educazione sessuale nella scuola e una diminuzione delle violenze contro le donne".
Attribuire la violenza, o la disparità di genere, a presunte predisposizioni naturali o inevitabili, non solo non trova alcun riscontro scientifico, ma rischia di legittimare proprio ciò che la ricerca contrasta: l’idea che la violenza sia inscritta nella natura, e non costruita nei contesti culturali e relazionali.

Per chi esercita una funzione pubblica, narrazioni non basate sulle evidenze non sono in alcun modo giustificabili: contraddicono la conoscenza, ostacolano la prevenzione e minano la responsabilità istituzionale.

In una giornata che richiama al dovere collettivo di riconoscere e contrastare la violenza, ribadiamo che la precisione linguistica è parte integrante della prevenzione.
Il modo in cui ne parliamo orienta ciò che consideriamo credibile, ciò che vediamo e ciò che siamo disposti a trasformare.

Contrastare la violenza sulle donne significa anche contrastare le parole che la minimizzano, la romanticizzano, la giustificano o la presentano come inevitabile.
Perché le parole non descrivono soltanto il mondo: contribuiscono a costruirlo.
E un linguaggio fondato su scienza, responsabilità e rigore è già un intervento di tutela.

25/11/2025
31/10/2025

Non puoi controllare tutto — e va bene così... perché puoi controllare tanto. Il segreto per una vita appagante? Circondarsi di chi sa trarre il meglio da ciò che puoi controllare. ❤️❤️❤️

Non puoi decidere come gli altri ti trattano, ma puoi scegliere a chi dedicare tempo, energie e cuore. È lì che nasce la vera reciprocità. ❤️

10/10/2025

La mente è parte di noi, come il corpo, come il cuore.
Oggi, nella Giornata Mondiale della Salute Mentale e Giornata Nazionale della Psicologia, ricordiamo quanto sia importante prendersene cura ogni giorno.
La Psicologia ci aiuta a dare voce a ciò che viviamo, a ciò che non comprendiamo, a ritrovare equilibrio, a migliorare i nostri stili di vita, a costruire legami di fiducia e consapevolezza.

La pace interiore arriva quando si smette di controllare ciò che non è sotto il nostro controllo, come i pensieri degli ...
10/09/2025

La pace interiore arriva quando si smette di controllare ciò che non è sotto il nostro controllo, come i pensieri degli altri e le situazioni esterne, e si inizia ad accettare, a lasciare andare e a concentrarsi su ciò che si può gestire, ovvero le proprie reazioni e la propria mente.
Raggiungere questa pace implica anche smettere di giudicarsi, accettarsi profondamente, vivere nel presente e smettere di cercare felicità o risposte fuori di sé.

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13/08/2025

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Indirizzo

Via Leonardo Sciascia, 8
Finale
90010

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