14/10/2025
Prossimo evento Trekeep, domenica 2 novembre
Il Soratte, la “Montagna Sacra”
Per la suggestività del luogo e i magnifici panorami, il monte Soratte, citato da Orazio in una celebre ode (1,9), è un rilievo che, sorgendo isolato in mezzo a una vasta zona poco elevata, è ben visibile a grande distanza e appare superiore a quella effettiva (appena 691 mt s.l.m.). si presenta come un’aspra ed elegante dorsale crestata, si erge isolata nella campagna a Nord di Roma dominando la bassa Valle del Tevere, adiacente ai complessi vulcanici dei Sabatini e dei Cimini.
Un’isola calcarea in mezzo al verde; i calcari che formano la montagna derivano da rocce particolarmente solubili, che danno origine ad un fenomeno carsico di tipo ipogeo particolarmente sviluppato. Notevoli sono le tre voragini intercomunicanti che visiteremo dall’esterno localmente chiamate “meri”.
“Montagna Sacra”, utilizzata come luogo di culto dai Falisci, popolo di etnia italica ma di cultura etrusca insediato tra le valli del Tevere e del Treja. Il Soratte ha ospitato ai tempi di Roma Antica i riti degli “Hirti Sorani”, celebri per la loro capacità di affrontare i carboni ardenti a piedi nudi. In età classica sulla cima è sorto il Tempio di Apollo.
Dopo Papa Silvestro I° che qui si rifugiò dalle persecuzioni di Costantino prima della conversione a Ponte Milvio, piccole comunità di religiosi iniziarono a costruire numerosi eremi e chiesette.
Nel 1937, in epoca fascista, iniziarono, nel monte Soratte degli interventi di escavazione; ne derivò una vera e propria “città sotterranea” utilizzata come bunker riservato alle più alte cariche dello Stato, e adatto a resistere nel periodo della guerra fredda un’eventuale esplosione nucleare. Negli anni 1943/44servì come quartier generale delle truppe tedesche comandate dal Gen. Kesselring. Il “Comando Supremo del Sud” delle forze di occupazione tedesche resistette al pesante bombardamento effettuato da due stormi di B -17 alleati. Sembrerebbe che, prima di abbandonare l’area, il feldmaresciallo dette ordine di minare ed incendiare tutto il complesso ipogeo e di interrare delle casse contenenti parte dell’oro della Banca d’Italia, che non furono mai ritrovate.