30/11/2025
Mi piace profondamente Erik Erikson.
Forse perché, in qualche modo, mi ci riconosco.
Anche io credo che la vita non sia mai “definitiva”.
E, ogni giorno, vedo nei miei pazienti esattamente ciò che lui ha saputo raccontare meglio di chiunque altro: le persone non soffrono solo per ciò che è accaduto, ma perché si trovano in un passaggio della loro vita che chiede loro un cambio di passo.
Tante persone arrivano in terapia convinte di essere “in ritardo”, “bloccate”, “sbagliate”.
In realtà stanno semplicemente vivendo una fase.
Una fase che ha senso, che ha una logica profonda, anche quando fa male.
Erikson questo lo sapeva benissimo.
Prima di diventare acclamato come uno dei più importanti psicologi del Novecento, veniva considerato un eccentrico.
Troppo curioso. Troppo poco accademico. Troppo… umano.
Non si accontentava di osservare la psiche da una scrivania.
Viaggiava. Studiava le comunità reali. Viveva con le persone.
Voleva capire come si costruisce un’identità nel mondo vero, tra errori, relazioni, crisi ed evoluzioni continue.
Da questi viaggi ha creato un’idea rivoluzionaria:
la vita è composta da tappe e ogni tappa porta con sé un compito psicologico da affrontare.
Fiducia contro sfiducia.
Autonomia contro vergogna.
Identità contro confusione.
Intimità contro isolamento.
Realizzazione contro stagnazione.
Se non superi quella sfida, non sei rotto.
Non sei inadeguato.
Sei semplicemente nel mezzo.
La cosa straordinaria?
Per Erikson, non smettiamo mai di crescere.
Nemmeno a 60 anni.
Nemmeno quando pensiamo che ormai sia troppo tardi.
Questa è una delle idee più terapeutiche mai scritte:
> La nostra identità non è una condanna.
È un processo che continua.
Quando un paziente mi chiede:
“Perché mi sento così?”
io spesso rispondo:
“Forse è la domanda sbagliata.
La vera domanda è: in quale fase della tua crescita ti trovi adesso?
Che sfida ti sta chiedendo la vita di affrontare?”
Perché non si tratta solo di capire da dove veniamo.
Si tratta di capire dove stiamo andando.
E che cosa possiamo fare per arrivarci.
È qui che la psicoterapia diventa attiva:
strumenti, strategie, nuove abitudini, scelte concrete.
Trasformare la transizione in evoluzione.