Dott.ssa Sara Marrucci

Dott.ssa Sara Marrucci Mi occupo di relazioni a rischio, violenza di genere, processi di tutela, sostegno individuale, genitoriale, di coppia o familiare.

Sono esperta in psicologia giuridica e tratto adulti e giovani adulti (fascia 11-20). Sono psicoterapeuta in formazione.

Veniamo a questo mondo dopo aver attraversato un abisso. Ci affacciamo alla luce, piano piano, dopo aver preso confidenz...
26/04/2023

Veniamo a questo mondo dopo aver attraversato un abisso. Ci affacciamo alla luce, piano piano, dopo aver preso confidenza con suoni e rumori sconosciuti che sono diventati familiari prima ancora di osservarne il volto o la forma. Un contenitore ci ha tenute al caldo per 9 mesi, abbiamo sperimentato emozioni e alla nascita il corredino per denominarci figlie sembrava completo. Abbiamo rivestito quel ruolo per molto anni. Abbiamo fatto esperienza di madri e mamme. Di assenza e presenza. Di contatto e rifiuto. Abbiamo conosciuto persone e fatto esperienze di vita ricche, anche quando abbiamo versato lacrime. Poi a nostra volta, abbiamo accolto un cuore che batte nelle nostre pance. I mesi sono scivolati soggettivamente per ognuna di noi e i commenti dall’esterno ci hanno a volte rassicurate e a volte spaventate. Lo tsunami era iniziato ancor prima di leggere le due linee positive sul test.

Ma cosa significa davvero essere una mamma? È tutto una nuvola rosa? Come si costruisce un grembo psichico nel mentre si sta formando un nido fisiologico? Ma soprattutto, quanto si può parlare davvero di come ci sentiamo, dell’esperienza fatta, della fatica e della bellezza, senza giudizio ne pregiudizio?

Puoi farlo iscrivendoti al gruppo, inviandomi un messaggio in direct o scrivendo alla mia mail, in modo da avere informazioni dettagliate.

Nell’attesa, ti aspetto, spero di conoscerti presto 💘

❤️
05/03/2023

❤️

Cecina, l’ultima volta in corsia era stata nel 2020

Belle notizie ❤️
07/12/2022

Belle notizie ❤️

«Signora, possiamo operarla, ma sarà un intervento impegnativo, almeno 12 ore, e non diamo certezze sull’esito. Se vuole farlo subito servono 65mila euro».

Un consulto medico in un ospedale milanese come ultima spiaggia per aggrapparsi alla vita dopo una diagnosi su cui anche i sanitari non sapevano esprimersi con un responso sicuro. Poteva essere un tumore raro alla base del cranio. In realtà era altro. Altrettanto aggressivo nella sua forma invalidante a livello cerebrale. Nel rovello innescato dalle parole ricevute dall’ospedale lombardo la paziente, un medico pisano, consigliata da un amico, si presenta in neurochirurgia a Cisanello e viene visitata dal primario, il dottor Gaetano Liberti. Si apre un altro scenario: l’intervento viene concluso in 4 ore e la donna esce dall’ospedale con le proprie gambe dopo cinque giorni. Senza spendere un euro.

Un Paese e due volti della sanità in una storia a lieto fine in cui i sanitari del policlinico pisano hanno scoperto di aver operato il terzo caso al mondo per quel tipo di patologia. I due precedenti risalgono ad anni passati negli Usa. Ora l’intervento concluso con successo sarà inserito nel circuito della letteratura scientifica.

(nei commenti l'articolo completo)

Ricerca spasmodica di un parcheggio, girotondo tra le vie che sicuramente porterà via almeno una mezz’ora. Sono partita ...
03/12/2022

Ricerca spasmodica di un parcheggio, girotondo tra le vie che sicuramente porterà via almeno una mezz’ora. Sono partita in anticipo, Firenze è una città con un numero limitato di parcheggi e con moltissime persone che necessitano di trovare un posto. Io tra quelle. Lo trovo, fermo l’auto, ho ancora tempo. Cambio canzone, sfoglio un libro che tengo sempre sul cruscotto così che quando sono in anticipo per arrivare il tempo non mi sembra perso. È l’ora. La strada più o meno è la stessa, io no. Ogni martedì alle 14, scopro sensazioni in me che non conoscevo. Ok, sono arrivata. Suono il campanello oro accanto ad una grande targhetta “A.C”. Aspetto qualche minuto che apra. Salgo, 4 piani di scale, sento la fatica, il cuore mi batte e i piedi sono pesanti, il libro non è in borsa perché resta sempre sul cruscotto eppure stento a sorreggerla, penso al perché metta sempre così tanta roba all’interno che poi non mi serve, soprattutto il martedì. Gli scalini mi sembrano infiniti ma so che fra 50 minuti scenderò con leggerezza. Mi co***lo. La consolazione non è un’esperienza scontata. Lei è lì sulla porta che mi aspetta, la mano sinistra appoggiata su quel grande portone. Penso a quanto sia piccola a confronto. Oggi le dico tutto, me lo sono promessa. Manca l’ultima rampa, uno, due, tre, quattro gli scalini che ci separano ancora. Ciao, sorrido. Resta dietro di me, chiude il portone, conosco la strada ma ogni volta mi volto. Paf. Borsa a terra, giacchetto e sciarpa arrotolati accanto a me, li tengo stretti. Siamo entrambe sedute. Devo ingranare un po’, abbiamo 50 min per arrivare al dunque. Lo so, oggi le dico tutto. Come mi sono sentita quando ha detto quelle parole, a me. Le dico che l’ho pure sognata, che la settimana è stata difficile, che mi ha fatta arrabbiare e pure preoccupare. Che somiglia a mia madre o forse a mia nonna. Insomma, che le poltrone sono troppo lontane. “Devi dirmi qualcosa?”
Tac, presa, colta alla sprovvista. Sorride. Mi ha sentita, ormai conosce il mio sguardo. “No, non mi sembra, ma in questi 50 minuti rifletterò”. Ho deciso, oggi le dico tutto.

Diario di una seduta. Sono il paziente.


Il cane di Freud si chiama Jofi. Jofi vuol dire “bene”. In essa trovava, come scrive in una lettera a Marie Bonaparte, “...
05/10/2022

Il cane di Freud si chiama Jofi. Jofi vuol dire “bene”. In essa trovava, come scrive in una lettera a Marie Bonaparte, “nonostante la diversità dello sviluppo organico, il sentimento di intima parentela, di un’incontestabile affinità. Spesso, nel carezzare Jofi, mi sono sorpreso a canticchiare l’aria dell’amicizia nel Don Giovanni: “Voglio che siamo amici”.

Lui invece è Lampo, non è il cane di Freud ma il mio fedele compagno. È arrivato velocemente e abbiamo deciso insieme che potevamo condividere questo viaggio di vita nel mio studio per gran parte del nostro tempo. La terapia con un cane a fianco è qualcosa di veramente difficile da descrivere a parole, perché le emozioni spesso non hanno voce anche se si fanno sentire.

Ad ogni passo dentro il luogo sicuro, Lampo assume comportamenti diversi. Con alcuni, si fa da parte, calmo, tacito, sul suo cuscinone comprendendo quando il palcoscenico non può essere occupato da lui.
Si attiva, invece, scodinzolando, portando giochi, saltellando ai piedi di altri quando sente invece che è necessario un coinvolgimento, una spinta.
Cammina con meno sicurezza, si avvicina lentamente osservando, quando comprende che è necessario chiedere il permesso.

Rispetta.
Accoglie.
Cura.

Volevo presentarvelo e dirvi che i sogni nel cassetto si realizzano, se il cassetto lo apri dopo averceli messi. Lampo io e te faremo grandi piccole cose.

Ci ho messo un po’ a ristabilire l’equilibrio. Mi sono trovata di fronte una curva a gomito che ho dovuto sostenere per ...
21/09/2022

Ci ho messo un po’ a ristabilire l’equilibrio. Mi sono trovata di fronte una curva a gomito che ho dovuto sostenere per non andare fuori strada. Ho alzato strutture di pietre che hanno confinato la mia libertà, per un tempo più lungo di quel che credevo e dolorante muovevo passi tastando il terreno attorno. Mani avanti e passo incerto,in uno stato di cecità nel quale la paura di inciampare in qualche ostacolo, non permette di procedere con sicurezza. Ipervigile, ho pensato, ripensato. Le domande sono sempre state il mio punto focale, ma così era troppo. Solitamente ci si pongono quesiti per trovare risposte qui accadeva il contrario: trovavo risposte e mi porgevo domande, che mettevano in discussione e finivano per sabotare lo spazio interno anziché dar luce. Le relazioni spaventano. L’amore è un comportamento che si attualizza nella cura dell’altro che x esistere dovrebbe alimentarsi dalla possibilità di non dimenticarsi della propria. Nei casi meno complessi, nasce dal bisogno di condividere per approdare meno faticosamente sulle isole angosciose della vita e sedersi ad osservare traguardi e tramonti per il piacere di esserci, assieme. Nasce dall’impagabile sensazione di essere pensati. Sono già stato nella tua mente prima del tuo arrivo, il nostro incontro di vite porta già una storia: la mia personale e la tua.Prima di arrivare a trovare il proprio ed unico modo di relazionarsi ad un altro accade che si attinge ad informazioni, nel panierino delle esperienze passate.. ci imbattiamo in quello che è stato il rapporto iniziale, quello genitoriale, da cui partono le possibilità di ogni altro rapporto. Durante quell’esperienza qualcosa potrebbe essere andato meno dritto di come doveva andare e quindi si fatica, ci si distanzia, si percepisce il rapporto in modo egocentrato o alle volte pericoloso (sono solo alcuni esempi) a causa di vari fattori. Si sbatte nell’acquario come pesci, ma ci si muove, se c’è una spinta vitale che ci porta a tracciare di nuovo una linea da seguire. Grazie alla terapia, si può iniziare a parlare d’istanti e non più distanti..da noi e dagli altri.

Bentornata Sara, in questo luogo che tutti attraversiamo. Sei a casa.

Avverto che c’è caos e pensieri confusi, ma ho ripreso a scrivere, non ho il desiderio che qualcuno legga, non mi intere...
28/06/2022

Avverto che c’è caos e pensieri confusi, ma ho ripreso a scrivere, non ho il desiderio che qualcuno legga, non mi interessa nessun riconoscimento. Ho riflettuto a lungo sulla questione. Una conversazione psicoanalitica ha illuminato maggiormente il campo. Perché abbiamo bisogno che qualcuno ci dica chi siamo? Che abbiamo talento? Che sappiamo vivere adeguatamente? Che abbiamo fatto la scelta giusta? La lode dopo una laurea, un 10 in biologia, la platea che applaude, una medaglia e il podio. Il discorso sembra banale, ma siamo arrivati alla conclusione: Il riconoscimento esterno serve fino al punto in cui non ne costruisci uno interno, personale, che basti a riempire lo spazio. Uno spazio che porti dentro una tasca profonda, in fondo alla pancia, a sinistra del petto, tatuato sulla pelle, dentro la testa.. Un giorno ti svegli, ti guardi allo specchio e ti riconosci. Esisti. Come si fa ad arrivare a quel giorno? Serve un legame costruito filo dopo filo, trama dopo trama pronto a tessere la relazione. In terapia si costruiscono mantelli di stracci che proteggono pelli levigate dalle esperienze, si ricompongono pezzi attraverso lo sguardo, la presenza, l’assenza e di nuovo la vicinanza. Il sorriso quando tutto sta procedendo, il silenzio che acconsente, la mano che apre la porta, il tono della voce, il suono delle parole. Il legame forma una musica, una melodia unica di quell’incontro, e come ogni melodia ad un certo punto la senti anche se non passa alla radio, la canticchi sotto la doccia, automaticamente ti sfiora la mente e la porti con te. L’altro ti sta dentro non più di fronte. Ecco si, il riconoscimento interno assume un po’ queste sembianze. È la poesia che conosci senza il testo davanti, è la base sicura da cui partire per esplorare, una base sicura interiorizzata che possa essere assente fisicamente ma incastonata nel fondo della propria identità. Lì non hai bisogno di sentirlo dire, lo sai.

Ci ho messo 6 anni per entrare in analisi -specifico 6, da quando ho capito che dovevo andare in analisi- ogni volta che...
23/05/2022

Ci ho messo 6 anni per entrare in analisi -specifico 6, da quando ho capito che dovevo andare in analisi- ogni volta che un campanello si accendeva dentro di me trovavo una scusa improvvisa per sterzare e cambiare rotta. Avevo una paura fottuta. Mi piaceva essere codarda, tanto mica assumevo la mia dose di coscienziosa consapevolezza per cui mi sarei detta, forse, di quanto invece lo fossi a remarmi contro. Ero intenta ad una lotta per modificare “il resto del mondo”, crocerossina infallibile, con la torcia puntata altrove tranne che su di me.

Sono dovuto arrivare alla porta dell’analisi zoppicante spinta anche dal coraggio di altri. Toccava a me. La fila aveva fatto il suo corso e il tabellone segnava il mio numero.

Ho avuto coraggio, mi si è ribaltato lo stomaco, ho di nuovo avuto il cuore impazzito in gola e le gambe che tremavano come foglie. Mal di testa e nausea. Lo avrei mai detto che quel pozzo sarebbe stato così fondo? Si è che continuavo imperterrita ad arrampicarmi lungo i bordi scivolosi. Credevo così di uscire. D’altronde ci si muove con gli strumenti che si ha, senza risparmiare fatica ne rendermi conto che bastava alzare la voce e dire “ehi non posso salvarmi da sola”.

Sono passati 4 anni dall’inizio della mia analisi nata dopo 6 di inguaribile riflessione e molti nubifragi che mi sono abbandonata totalmente a questo nuovo mare. Incredibile, sembra così di aver lottato per poi arrendersi? Tante difficoltà e adesso lì ad abbassare la testa? No. Adesso è trovarsi davanti al fuoco e non disperarsi,incazzarsi,soffrire con chi lo ha appiccato ma provare a spengerlo prima che renda cenere altri pezzi.

Stare un passo indietro e sapere di essere un passo avanti.

Quando pensate all’amore, quali parole si associano al suo significato? paura obbedienza sottomissione aggressione ..No....
01/03/2022

Quando pensate all’amore, quali parole si associano al suo significato? paura obbedienza sottomissione aggressione ..No. Forse non sono queste le parole che vi aspettavate di sentire.. eppure sono quelle che in molti rapporti di coppia vengono pronunciate. Ma quand’è che l’amore diventa Violenza? Nella natura umana il desiderio di possedere qualcosa accompagna molti ambiti, esattamente come quello di “essere posseduti” o meglio “appartenere: Avere qualcuno che senza tregua dedica il proprio tempo, i propri pensieri, le proporrei azioni a noi. Il desiderio di possedere, e viceversa, include inevitabilmente l’argomento della libertà. Sfuggente. Mai assoluta, poiché implica il rischio di perdita ed è connessa all’angoscia di solitudine. La paura della perdita coinvolge tutti e due i partner. È li che entra in gioco la violenza. Si crede di risolvere l’angoscia connessa al terrore della mancanza e nel subire violenza si assolve la difficoltà di restare senza qualcuno a cui affidarsi. Perché una donna dovrebbe accettare di restare con un uomo violento? Le risposte toccano aspetti della storia primaria: l’attaccamento, la personalità, il momento di vita, la casualità, la ricerca di identità ..che per una donna non è mai cosa facile. Non esiste una donna che possa spiegare cosa significhi essere tale, neanche una madre potrebbe spiegarlo. Dentro questa continua ricerca della propria essenza capita che si incontri un uomo che tenta di eleggersi bussola, di fornire risposte alla domanda iniziale “cosa vuol dire essere donna?”, quando in realtà è carnefice. Nel lavoro con donne che necessitano di uscire dalla dinamica di violenza è necessario fornire un’alternativa, sapere che si è in grado di scegliere e decidere senza sentirsi in colpa o senza assecondare il pensiero patriarcale “del peccato”. Non c’è necessità di incarnare un abito solo, o Eva o Maria, noi donne possiamo essere entrambe. L’acquisizione di competenze e risorse, l’incremento della rete sociale, l’indipendenza, la costruzione di un legame che riconosca senza soffocare, l’uscita dall’isolamento, forniscono le basi per la nascita di un’identità che solo allora può escludere un padrone.

È arrivata la guerra. Ho avuto paura, mi tremavano le gambe e non sapevo più se ero in grado di muovermi. Nessuna esplos...
26/02/2022

È arrivata la guerra.
Ho avuto paura, mi tremavano le gambe e non sapevo più se ero in grado di muovermi. Nessuna esplosione apparente mi aveva colpito, le mura erano ancora integre, ma io non potevo muovermi.

È arrivata la guerra.
I miei sono solo 16 anni. Un rapporto complesso con il cibo, un dolore che nessuno vede: “cos’hai da lamentarti, hai tutto”. Dicevano. Dentro un esplosione di rabbia, fuori fuochi d’artificio. Fuori. Sorridi. Nessuno si accorge.

È arrivata la guerra.
È arrivata nelle storie di chi già la viveva, sopravvissuti o sopravviventi a traumi infantili, pelle umana su cui l’inchiostro della vita senza chiedere diritto ha inflitto pene indelebili. È entrata nelle case di tutti, una notte, all’improvviso? Forse.

Come tutte le guerre ci si chiede: C’erano già dei segnali? Si poteva evitare? Qualcuno avrebbe potuto fare qualcosa?
Il punto cruciale è che alla guerra in qualche modo pensiamo tutti di essere abituati. Ci aggrappiamo con forza ad un’esistenza tosta, che mette a dura prova. Le storie di vita sono guerre continue e non c’è mai una classifica se si parla di dolore.

Il fatto è che, se di lotte ne ho sentite raccontare dentro la mia stanza, questa ci tiene entrambi, tutti nessuno escluso, nell’incertezza. La paura e la fragilità si toccano con mano. Non c’è più un paziente ed un terapeuta, una guida ed un viaggiatore, una stoffa su cui poter tessere trame di fronte a questo tema. Se si parla di guerra, possiamo solo restare, insieme, in quello spazio di dubbio e speranza che attanaglia lo stomaco e ci tiene svegli la notte a pensare a sconosciuti che stanno cercando di proteggersi. Loro, ma in fondo noi.

2022 mai avremo pensato a così tanto.

Hai mai pensato di aver bisogno di un Kit di sopravvivenza? Se sì, Benvenut* tra i cuori morbidi.. e per morbidi non int...
12/02/2022

Hai mai pensato di aver bisogno di un Kit di sopravvivenza?

Se sì, Benvenut* tra i cuori morbidi.. e per morbidi non intendo fragili o poco coraggiosi, ma capaci di ri-modellarsi dopo un urto, una turbolenza. Cuori che, nonostante le improvvisazioni e i tuffi carpiati della vita, hanno imparato a smussare gli angoli, hanno assunto una consistenza soffice e messo cartelli stradali per dare indicazioni al dolore, e accoglierlo. Lui mica se lo aspettava.

Per fare tutto questo però servono strumenti precisi, così simbolicamente ho provato a darvi un’idea di quelli che possiamo incontrare in terapia, con tanta fatica e costanza:

🩹 cerotti emotivi per ferite invisibili e possibili cicatrici da panico
⛵ barchetta portaCertezze per aprire serrature di luoghi sicuri
💬 Messaggio in bottiglia che dia voce al tuo inconscio
🌱Semi da far crescere e germogliare..controindicazioni: la fretta!
💭Federa da cuscino per dar voce a tutti i tuoi sogni.
———————————————————
La Box che ho deciso di ideare e che vi sto presentando, con il supporto di e , nasce dall’esigenza di metterci in contatto con le emozioni, comprese quelle scomode che fanno arrossire e lucidano gli occhi. Vuole accendere i riflettori sulle strategie di resilienza che si possono mettere in atto, ognuno le sue, e unirle in un unico gancio di appiglio. Per una volta ho sentito l’esigenza di fare spazio alla parte di noi che “ce la fa”, che vede nel percorso di psicoterapia un orizzonte lontano ma non irraggiungibile. E la psicoterapia.. questo ve lo dico piano all’orecchio…tra quelli che troverete qua dentro resta lo strumento più potente che esista!

Per info .saramarrucci in direct.

“Come faccio a dire a miə figliə che il nostro cane se n’è andato?” “Cosa intende per se n’è andato?”“È scomparso” “Ah,q...
13/01/2022

“Come faccio a dire a miə figliə che il nostro cane se n’è andato?”
“Cosa intende per se n’è andato?”
“È scomparso”
“Ah,quindi mi sta dicendo che è fuggito, e com’è successo?”
“No, sto dicendo che è diventato un’angelo,”
“È morto signora?”
“Si, sento male anche a dirlo”
“Lo credo bene, ma le proporrei una cosa: perché prima di parlarne a sua figlia non ne parliamo oggi assieme io e lei? Potrebbe essere più facile pronunciare la verità dell’accaduto se prima riesce a dirlo a se stessa. Che ne pensa?”

La morte spaventa, è tremendo pensare che la luce sul palcoscenico si spegne, la tenda si chiude e gli spettatori escono. È assurdo, quasi indicibile che tutta questa grande fatica terrena smetta di fare il suo corso. Eppure accade, per fortuna una sola volta. Inventiamo storie fantastiche per dare un significato a quanto accade. Se questo poi è da condividere con un bambino è ancora più impossibile.
“A 4 anni perché ha paura che io muoia?” “Perché pensa a cose così brutte?”.
Vi rispondo, perché fanno parte della vita e della verità. I bambini hanno necessariamente diritto alla verità.
Come dire che il nostro amico a 4 zampe non tornerà mai più e che ha finito nell’orologio della vita i suoi minuti? Dicendolo.

“Sai, oggi è accaduta una cosa quando tu eri a scuola che ha fatto stare male la mamma e il papá e che forse farà soffrire anche te, Fido è morto”
“Anche voi morirete mamma?”
“Si amore, accadrà ma quando tu sarai molto grande”.

A domanda, risposta. Non si va ad aggiungere niente che dettagli qualcosa per la quale non c’è stata curiosità. Sappiamo però che i bambini non sono soddisfatti con poco perciò dovremo mettere in conto che questa conversazione potrebbe andare per le lunghe, si potrebbe riaprire a colazione mentre sorseggiate un caffè, oppure in piena notte in modo più improvviso. La paura fa parte di noi e quindi anche di loro. È normale che i figli possano vivere il timore che un giorno perderanno la vostra vicinanza. Dobbiamo armarci di pazienza facendogli vivere quotidianamente la nostra assenza come motore di crescita dentro al quale passa l’amore, perché l’amore c’è anche quando non siamo fisicamente insieme: ecco cos’è la morte.

Indirizzo

Florence
50121

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00
Sabato 09:00 - 13:00

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