09/08/2024
𝑳𝑨 𝑮𝑼𝑬𝑹𝑹𝑨 𝑵𝑬𝑮𝑳𝑰 𝑶𝑪𝑪𝑯𝑰 𝑬 𝑵𝑬𝑰 𝑪𝑼𝑶𝑹𝑰 𝑫𝑬𝑰 𝑩𝑨𝑴𝑩𝑰𝑵𝑰
Da genitori, educatori, professionisti, parenti più o meno vicini, amici e quant’altro, in questo periodo storico, violento e inverosimile, caratterizzato anche dalla rapidità e altissima reperibilità di informazioni e immagini di cruda sofferenza, difficile non imbattersi in domande e affermazioni del genere provenienti dai più piccoli (e non solo).
La guerra è negli occhi, nel corpo, nei cuori e nei pensieri dei bambini. Vicina o lontana, la guerra produce sofferenza, sempre.
Da adulti abbiamo il compito di 𝒂𝒄𝒄𝒐𝒈𝒍𝒊𝒆𝒓𝒆 𝒆 𝒂𝒔𝒄𝒐𝒍𝒕𝒂𝒓𝒆, promuovere uno spazio comunicativo nel quale i bambini possono accedere per dar sfogo alle loro emozioni e non sentirsi soli.
A volte i bambini comunicano con le parole, altre con il loro comportamento perché dar spazio alle parole è troppo difficile o doloroso: possono pertanto apparire irrequieti, agitati, rabbiosi, insolitamente taciturni, possono lamentare dolori somatici, possono presentare difficoltà nella separazione dalle figure di riferimento o avere disturbi del sonno. Essere in grado di dare un significato a tutto questo è già un primo passo per alleviare un po’ di sofferenza.
Dare informazioni plausibili, con parole adeguate alla loro età, è poi un atto di responsabilità da parte nostra, volto a non caricare il bambino della necessità di costruire da solo significati a eventi tanto stressanti, dolorosi e fuori dalla loro portata.
Non dimentichiamoci che proteggerli significa anche promuovere un futuro diverso:
“𝑵𝒐𝒏 𝒆𝒔𝒊𝒔𝒕𝒐𝒏𝒐 𝒈𝒓𝒂𝒏𝒅𝒊 𝒔𝒄𝒐𝒑𝒆𝒓𝒕𝒆 𝒏é 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒆 𝒑𝒓𝒐𝒈𝒓𝒆𝒔𝒔𝒐 𝒇𝒊𝒏𝒄𝒉é 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒂 𝒆𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆 𝒖𝒏 𝒃𝒂𝒎𝒃𝒊𝒏𝒐 𝒊𝒏𝒇𝒆𝒍𝒊𝒄𝒆.”
Albert Einstein
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