Psicologa Psicoterapeuta Firenze - Dr.sa Ilaria Bellavia

Psicologa Psicoterapeuta Firenze - Dr.sa Ilaria Bellavia Psicologa e Psicoterapeuta psicoanalitica
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06/11/2025

Nel panorama attuale della salute mentale, la domanda sull’efficacia dei trattamenti è centrale. Se da un lato le terapie a breve termine mirano alla rapida riduzione dei sintomi, un corpo crescente di ricerca empirica e scientificamente consolidata dimostra che la psicoterapia psicodinamica e ps...

28/10/2025

La depressione, vista dalla lente della psicoanalisi, non è primariamente uno squilibrio chimico, ma un profondo conflitto interiore che affonda le sue radici nella storia affettiva dell’individuo. Non è un difetto, ma l’espressione di un dolore psichico rimasto inascoltato o non elaborato. Se...

La Crisi di Senso e l’Inquietudine Contemporanea: Una Chiave di Accesso per la Psicoterapia PsicoanaliticaIl panorama de...
25/09/2025

La Crisi di Senso e l’Inquietudine Contemporanea: Una Chiave di Accesso per la Psicoterapia Psicoanalitica

Il panorama della sofferenza psicologica contemporanea si presenta sempre più variegato, ma un filo conduttore ricorrente emerge con chiarezza: la crisi di senso. In un’epoca caratterizzata da rapidi mutamenti sociali, tecnologici e valoriali, molti individui si ritrovano ad affrontare un profondo senso di vuoto interiore, di disorientamento esistenziale e la dolorosa percezione che la propria vita manchi di una direzione autentica e significativa.

Questo specifico disagio, pur non essendo una categoria diagnostica a sé stante, funge da potente attrattore per l’intervento psicoterapeutico, in particolare quello di orientamento psicoanalitico, poiché tocca corde profonde e universali dell’esperienza umana.
La Natura del Disagio: Al di là del Sintomo Apparente

La crisi di senso raramente si manifesta in modo puro. Spesso si maschera dietro sintomi più riconoscibili e socialmente accettati, quali:

Ansia e Stress Cronico: L’iperattività e la costante preoccupazione possono essere tentativi inconsci di riempire il vuoto interiore o di evitare la riflessione esistenziale.
Insoddisfazione Relazionale: Difficoltà a stabilire legami profondi o la sensazione di solitudine anche in compagnia, sintomi di una ricerca irrisolta di significato nel rapporto con l’altro.
Sindrome da Burnout o Procrastinazione: La perdita di motivazione e l’incapacità di impegnarsi in progetti a lungo termine, specchio di una mancanza di fede nel valore intrinseco delle proprie azioni.
Dipendenze Comportamentali: L’uso compulsivo di social media, lavoro, binge-watching o acquisti, come meccanismi difensivi per anestetizzare l’angoscia del vuoto.

Il paziente che approda alla psicoterapia non chiede esplicitamente “Voglio trovare il senso della vita”, ma più spesso esprime un malessere confuso: “Non sono felice, anche se ho tutto”; “Sento che mi manca qualcosa, ma non so cosa”; “Non mi riconosco più nella vita che faccio”. Queste affermazioni sono la porta d’accesso per esplorare la dimensione della crisi di senso.
La Risposta Psicoanalitica: Dalla Superficie alla Profondità

La psicoanalisi offre un framework particolarmente adatto per affrontare la crisi di senso, superando la semplice gestione sintomatica. Il suo valore risiede nella capacità di:

Esplorare l’Inconscio e i Conflitti Non Risolti: La perdita di senso non è solo un problema filosofico, ma affonda le radici nei conflitti infantili e nelle ferite narcisistiche. La psicoanalisi indaga come le prime relazioni e i modelli genitoriali abbiano influenzato la capacità dell’individuo di dare valore a sé stesso e alle proprie esperienze.
Riscoprire il Desiderio Autentico: Il “senso” non è qualcosa da trovare all’esterno, ma qualcosa da costruire dall’interno. Il lavoro analitico aiuta il paziente a liberarsi dalle aspettative esterne (sociali, familiari) che hanno soffocato il suo desiderio e la sua vocazione più autentica. Il senso si ripristina quando l’individuo si ricollega al proprio Sé più profondo e alle sue pulsioni vitali.
Elaborare il Lutto e l’Angoscia di Finitudine: La crisi di senso è spesso collegata all’angoscia esistenziale legata al tempo che scorre, alla perdita e alla finitudine. La stanza d’analisi diventa un luogo sicuro dove il paziente può affrontare il lutto delle aspettative non realizzate e accettare i limiti dell’esistenza, trasformando l’angoscia in responsabilità e libertà.
Dare Significato alla Relazione Terapeutica: La relazione transferale stessa è un potente strumento. La fiducia, l’ascolto non giudicante e la stabilità del setting offrono un nuovo modello relazionale. Attraverso l’interpretazione del transfert, il paziente può comprendere come le sue vecchie dinamiche relazionali abbiano contribuito a svuotare di significato il suo mondo attuale, per poi re-investire emotivamente nella propria vita con maggiore consapevolezza.

Conclusione: L’Invito all’Esplorazione

La crisi di senso non è un fallimento, ma un invito cruciale al cambiamento. È la spinta che costringe l’individuo a fermarsi e a interrogarsi sull’autenticità del proprio percorso.

La psicoterapia psicoanalitica si pone non come dispensatrice di ricette, ma come facilitatrice di un viaggio interiore profondo. Per coloro che avvertono il peso di un’esistenza priva di tensione e di significato, l’analisi offre lo spazio e gli strumenti per tessere una nuova narrazione di sé, in cui il senso non è un dono ricevuto, ma il frutto coraggioso di una riscoperta personale e inconscia.

09/09/2025

Ricorrenza della nascita di Wilfred Ruprecht Bion

“Ogni seduta a cui lo psicoanalista prende parte non deve avere né storia né futuro. Ciò che si “conosce” del paziente non ha alcuna importanza ulteriore: o è falso o irrilevante. Se è “conosciuto” sia dal paziente sia dall’analista, è obsoleto. Se è “conosciuto” dall’uno ma non dall’altro, significa che è in atto un elemento difensivo. L’unica cosa che conta in ogni seduta è l’ignoto. Nulla deve distrarre dall’intuizione di esso”.

Il concetto di "O", la verità ultima, assoluta, irrappresentabile, l'ignoto, opposta a "K", la conoscenza intellettuale, appare nella teorizzazione di Bion nel '65, e culminerà con l'esortazione agli analisti a non "ricordare, desiderare" ma ad aver fiducia negli atti di fede "F". Un’esortazione a sospendere ogni illusione di sapere e a rendersi disponibili all’incontro con l’ignoto, pronti a confrontarsi con la verità emotiva, dolorosa ma vitale «... nessun esito genuino può essere fondato sulla falsità» .

Si formò al Tavistock Institute di Londra, entrando in contatto con figure centrali della psicoanalisi.
Analizzato dapprima da John Rickman e in seguito da Melanie Klein, divenne un membro di spicco della Società Psicoanalitica Britannica.
Nel 1968 si trasferì in California, dove sviluppò una scrittura sempre più visionaria, culminata nella trilogia Memorie del futuro, in cui intrecciò autobiografia, immaginazione onirica e riflessione psicoanalitica.

La sua eredità rimane tra le più radicali della psicoanalisi contemporanea: una concezione della mente come processo in continuo divenire, fondata sulla capacità di tollerare l’incertezza, trasformare il dolore in pensiero e riconoscere, nell’incontro con l’altro, non solo il pericolo della proiezione difensiva, ma anche la possibilità di una comunicazione autentica.

La piazza vuota e l’anima inquieta: l’agorafobia in chiave psicodinamicaL’agorafobia, spesso descritta come la “paura de...
04/09/2025

La piazza vuota e l’anima inquieta: l’agorafobia in chiave psicodinamica

L’agorafobia, spesso descritta come la “paura degli spazi aperti” o dei luoghi affollati, è molto più di un semplice timore fisico. È una condizione complessa che affonda le sue radici nelle profondità della psiche umana, un sintomo che ci parla di un conflitto interiore. Vederla solo come una reazione a un luogo specifico è come guardare la punta di un iceberg. Per capirla veramente, dobbiamo immergerci nelle acque della psicodinamica.
La paura di perdere il controllo: un conflitto tra io e mondo esterno

La prospettiva psicodinamica, erede della tradizione freudiana, vede l’agorafobia come l’espressione di un’ansia profonda legata alla separazione e alla perdita di controllo. Non è il luogo a essere spaventoso in sé, ma la sensazione che in quel luogo, lontano da un ambiente protetto e sicuro, la persona possa perdere il controllo su se stessa.

Secondo Melanie Klein, l’ansia che si manifesta nell’agorafobia potrebbe essere collegata a un conflitto inconscio tra impulsi aggressivi e difese. L’individuo, temendo di non riuscire a contenere le proprie pulsioni distruttive, proietta questa paura all’esterno, sui luoghi. La sicurezza della casa o di una persona fidata (la “base sicura”) diventa l’unica barriera contro questa minaccia interna.

Un altro autore fondamentale è Donald Winnicott. La sua teoria del “falso sé” e dell’importanza di un ambiente di holding (un ambiente che “contiene” e supporta) ci offre una chiave di lettura preziosa. L’agorafobico potrebbe aver sviluppato un falso sé, ovvero una maschera che usa per adattarsi alle aspettative altrui, non avendo avuto la possibilità di sviluppare un vero sé autentico. La crisi agorafobica può scoppiare quando questo falso sé, debole e fragile, è messo alla prova in un ambiente dove non si sente “contenuto”. Il mondo esterno diventa un luogo insostenibile, percepito come un ambiente non sufficientemente accogliente o “holding”.
Il sintomo come linguaggio: cosa ci vuole dire l’agorafobia?

Il sintomo, in psicodinamica, non è mai fine a se stesso. È un linguaggio, un segnale che il nostro inconscio ci invia. L’agorafobia ci parla di:

Conflitto tra dipendenza e autonomia: L’agorafobico può avere un forte bisogno di dipendenza, ma allo stesso tempo teme di essere abbandonato o di non essere in grado di funzionare in modo indipendente. L’ansia legata agli spazi aperti è la cristallizzazione di questo conflitto.
Paura dell’abbandono: La sensazione di essere in un luogo vasto e indifferenziato può evocare una profonda angoscia di abbandono, riflettendo magari esperienze infantili di insicurezza o di mancato accudimento.
Regressione: In momenti di forte stress, la persona può regredire a stati più primitivi dell’Io, dove l’ansia di separazione è predominante. Il rifugio nella propria casa è un modo per ricreare un utero simbolico, un luogo in cui ci si sente completamente protetti.

Il lavoro terapeutico, in quest’ottica, non si concentra sulla “cura” del sintomo in sé, ma sulla sua comprensione. L’obiettivo è esplorare le radici profonde dell’ansia, dando voce a ciò che non può essere detto apertamente. Attraverso l’analisi della relazione transferale (la relazione che si instaura tra paziente e terapeuta), l’individuo può rielaborare i conflitti irrisolti, ricostruendo un senso di sé più solido e meno dipendente da un ambiente esterno che “protegge”.

L’agorafobia è un grido silenzioso dell’anima, un invito a guardare al di là del sintomo per scoprire ciò che si nasconde nel profondo. Non è la paura di una piazza, ma la paura di ciò che quella piazza ci costringe a sentire di noi stessi: l’essere soli, vulnerabili e, in qualche modo, irrisolti. Riconoscerlo è il primo passo verso la liberazione.

24/08/2025
16/08/2025

A proposito del dibattito tra Risoldi e Bolognini, io credo che il fenomeno della discontinuità e del fallimento terapeutico in ambito psicoanalitico solleva interrogativi cruciali sulla dinamica relazionale tra analista e paziente. Si osserva, in effetti, una potenziale dissonanza tra la teorizzazione dell'empatia come fondamento del processo terapeutico e la sua concreta applicazione clinica.

Alcuni approcci, pur riconoscendo l'importanza del legame emotivo, tendono a privilegiare un distacco professionale che, in determinati contesti, può essere percepito dal paziente come freddezza o disinteresse. Questo modello, storicamente radicato, mira a preservare la neutralità dell'analista per facilitare la proiezione del paziente, ma può inavvertitamente creare un ostacolo alla costruzione di un rapporto di fiducia solido e duraturo. La mancanza di sintonizzazione emotiva e la rigidità metodologica possono, in ultima analisi, compromettere l'efficacia del trattamento e spiegare una parte delle interruzioni o dei risultati insoddisfacenti.

Di conseguenza, emerge la necessità di una prospettiva più integrata, che sappia coniugare il rigore teorico con una sensibilità clinica che ponga al centro i bisogni relazionali ed emotivi del paziente. Le analisi che riescono ad avere successo sono spesso quelle in cui il clinico, pur mantenendo la sua funzione, dimostra una genuina disponibilità a una relazione profonda e inclusiva, adattando il proprio approccio ai ritmi e alle esigenze individuali. La capacità di sfruttare gli "errori" o le difficoltà relazionali come occasioni di crescita, sia per il paziente che per l'analista, rappresenta un elemento cruciale per il progresso terapeutico.

16/07/2025

Il nuovo Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale 2025–2030 è stato trasmesso alla Conferenza Unificata. Promosso dal Ministero della Salute, il documento traccia una direzione chiara: rendere i servizi psicologici pubblici realmente accessibili, vicini alle persone, radicati nei territori. Una rete capace di ascoltare prima, intervenire meglio, costruire risposte su misura.

Tra le novità più significative, l’introduzione strutturale dello psicologo di base nei distretti e nelle Case di Comunità.

🗣️ «L’inserimento della figura dello psicologo di base rappresenta un riconoscimento importante della centralità della salute psicologica nel Servizio sanitario nazionale. È un passo decisivo verso la piena attuazione del diritto alla salute, che comprende anche la dimensione psicologica», afferma Maria Antonietta Gulino, Presidente CNOP.

Il Piano valorizza anche percorsi individualizzati, fondati sulla presenza di un referente psicologico per ogni persona e sul coinvolgimento della famiglia. Un’attenzione particolare è rivolta all’età evolutiva, con progetti dedicati a bambini e adolescenti e una regia unitaria che favorisca il passaggio dai servizi per minori a quelli per adulti. Anche nell’ambito della giustizia si rafforzano i legami tra territorio e REMS, grazie alla presenza di équipe forensi integrate.

Il Piano riconosce poi che la cura non si esaurisce nel trattamento clinico. L’abitare supportato, l’inserimento lavorativo, la prescrizione sociale, il budget di salute e la collaborazione con il Terzo Settore diventano strumenti fondamentali di inclusione e di benessere duraturo.

Infine, si apre alla possibilità di utilizzare tecnologie come telemedicina e intelligenza artificiale per facilitare diagnosi e trattamenti, purché validate scientificamente e impiegate nel rispetto delle regole etiche e deontologiche.

Il CNOP condivide pienamente questa visione e mette a disposizione il proprio contributo per costruire una rete capace di prendersi cura, davvero, delle persone.

Indirizzo

Via Vittorio Emanuele II, 85
Florence
50134

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 18:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 10:00 - 19:00

Telefono

+393491643371

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Studio Specialistico “Sapra”, Arezzo