Matteo Pucci Psicologo

Matteo Pucci Psicologo Psicologo | Istruttore Mindfulness MBSR | Aiuto persone sopraffatte da ansia e stress a ritrovare calma, equilibrio e fiducia in sé. 🌿

✨ Continuiamo con il Calendario dell’Avvento Psicologico ✨È iniziato ieri e ci accompagnerà ogni giorno fino a Natale co...
02/12/2025

✨ Continuiamo con il Calendario dell’Avvento Psicologico ✨
È iniziato ieri e ci accompagnerà ogni giorno fino a Natale con piccole pratiche di consapevolezza, riflessioni ed esercizi semplici per stare meglio con te stesso.

🎄 2 dicembre — Il micro-check emotivo

Durante la giornata, trova un momento per fermarti e chiediti:
👉 “Come mi sento in questo momento?”

Poi nota:
🧠 Quali pensieri accompagnano questa emozione?
👁️ In quali parti del corpo la sento di più?

Non giudicare, non analizzare troppo:
✨ riconosci ciò che c’è senza etichettarlo come giusto o sbagliato.

Quando hai contattato davvero ciò che provi, chiediti:
💬 “Di cosa ho bisogno, adesso?”

E infine una domanda che chiude il cerchio:
🔗 “Il bisogno che ho riconosciuto ha a che fare con quell’emozione?”

A volte scopri che eri triste e avevi bisogno di parlare con qualcuno,
ma ti stavi negando quel bisogno perché giudicavi la tristezza “sbagliata”.
O che eri agitato, e avevi semplicemente bisogno di rallentare ma sentivi di non potertelo concedere.

💬 Ti va di dirmi nei commenti come è andata?
📩 Se vuoi, puoi anche mandarmi un feedback in DM.
🔁 E se pensi che possa aiutare qualcuno, condividilo nelle storie.

❤️ Se ti è piaciuto, salva per rileggerlo e condividerlo con chi ne ha bisogno.

La gelosia ha una funzione: protegge un legame importante da una possibile minaccia.Dal punto di vista evoluzionistico è...
26/11/2025

La gelosia ha una funzione: protegge un legame importante da una possibile minaccia.
Dal punto di vista evoluzionistico è un’emozione utile a preservare la stabilità della coppia, ma questa è solo la cornice generale.

Nella vita reale, la gelosia è uno stato emotivo complesso, fatto di:

pensieri intrusivi (“e se gli piacesse?”, “cosa si stanno dicendo?”)

fantasie negative di esclusione o tradimento

sensazioni corporee: stomaco chiuso, nodo alla gola, tensione, accelerazione cardiaca

un’intensa paura della perdita.

Di solito si attiva davanti a segnali di possibile minaccia: un sorriso, una conversazione, un commento, il partner che ride con qualcun altro.
Piccoli trigger che il sistema interno traduce come rischio.

Qui entra in scena il rivale.
A volte esiste davvero: qualcuno che potrebbe realisticamente attrarre il partner.
Altre volte è un rivale immaginato, costruito nella nostra mente: gli attribuiamo proprio le qualità che noi vorremmo avere, quelle più vicine al nostro Sé ideale. Ed è lì che ci sentiamo inferiori, vulnerabili, sostituibili.

Perché una gelosia diventi eccessiva non basta il comportamento del partner: servono

ferite non elaborate,

insicurezze relazionali,

bassa autostima,

una profonda paura dell’abbandono.

Quando queste fragilità non vengono riconosciute, la gelosia rischia di trasformarsi da emozione naturale a comportamento pericoloso: controllare il telefono, chiedere password, limitare amicizie, decidere con chi l’altro può parlare.
Oppure, nei casi più estremi, in agiti violenti.

La gelosia non è sbagliata in sé: è un segnale.
Diventa un problema quando, invece di ascoltarla, proviamo a controllare l’altro per mettere a tacere la nostra paura.

La vera cura non è restringere la libertà del partner, ma comprendere da dove nasce quella paura e lavorare sulla propria sicurezza interna.

24/11/2025

Mindfit-la palestra per la mente
Esercizio #13 "Hai discusso male? Ecco come rimediare..."

1. Rifletti:
Il conflitto è inevitabile. Ma posso scegliere come affrontarlo.
La discussione ha fatto nascere in me una forte emozione che non necessariamente minaccia la relazione.

2. Se la discussione sta degenerando, fermati⛔ e prenditi una pausa. Esci, fai altro.
Non è fuga, non è disinteresse.
È regolazione dello stress.
È una pausa funzionale, non una chiusura.

3. Regola l’attivazione fisiologica. Usa la mindfulness che è proprio indicata. Porta la tua attenzione al flusso del respiro senza modificarlo: senti l'aria che entra e che esce. Attiva il parasimpatico, il tuo sistema calmante.
Fallo quante volte ne hai bisogno, tanto il respiro è sempre li' con te: è sufficiente per far scendere la risposta di stress (“lotta” o “fuga”).

4. Torna nella conversazione da regolato, non da reattivo
Quando ti senti meno attivato, rientra nel dialogo.
Parla in modo assertivo:
“Io mi sono sentito…” (emozione)
“…quando è successo…” (comportamento, non persona)
“…e avrei bisogno di…” (bisogno chiaro)

5. Ascolta anche l’altro, cerca di capire cosa stia provando, quale sia il suo punto di vista e che bisogni stia esprimendo.
Accogliere il vissuto dell’altro non significa dargli ragione, ma ritrovare il terreno comune.

6. Cercate un punto d’incontro realistico
Non perfetto, non definitivo.
Solo un passo avanti.

Bonus

Se vi capita spesso di litigare in modo troppo acceso, provate a fermarvi molto prima della soglia critica. La pausa non è una sconfitta: è una forma di cura.

Il conflitto in una coppia non è un segno che qualcosa non funziona: è una parte inevitabile della vita insieme.Nasce da...
21/11/2025

Il conflitto in una coppia non è un segno che qualcosa non funziona: è una parte inevitabile della vita insieme.
Nasce da differenze di bisogni, valori, aspettative e può riguardare ogni area della quotidianità: soldi, figli, compiti domestici, tempo libero, sessualità, famiglie d’origine. A incidere ci sono anche personalità diverse (chi pianifica vs chi è spontaneo), aspettative non dette, stress esterno e gli stili di attaccamento: chi è più ansioso tende a essere insicuro, chi è evitante fatica a esprimersi. Se poi mancano buone abilità comunicative o si viene da famiglie conflittuali, il rischio è interpretare il comportamento dell’altro in modo negativo, entrando in cicli di escalation dove una reazione alimenta l’altra.

Ma ciò che fa davvero la differenza non è il conflitto in sé: è il modo in cui la coppia lo attraversa.
Le coppie che “litigano bene” hanno alcune abilità fondamentali:

• Iniziano la discussione con gentilezza, parlando dei propri sentimenti senza accusare.
• Accettano l’influenza dell’altro, cercando un punto d’incontro invece di difendere posizioni rigide.
• Fanno riparazioni durante il litigio, con frasi che calmano, rallentano o reimpostano il dialogo.
• Interrompono l’escalation, riconoscendo critica, difesa e chiusura prima che la lite degeneri.
• Sanno fermarsi quando sono troppo attivati, usando il corpo per ritrovare calma e lucidità.
• Riparano dopo, parlando dell’accaduto, scusandosi, ascoltando e imparando qualcosa per la volta successiva.

Non è evitare lo scontro che fa funzionare una relazione, ma saper restare presenti, aperti e curiosi anche quando è difficile.

Scrivi nei commenti qual'e' la cosa più difficile in um litigio!

19/11/2025

Nel reel parlo di mindfulness quotidiana: portare consapevolezza dentro le attività che facciamo ogni giorno in automatico.
Lavarsi i denti, guidare, camminare, fare la doccia, cucinare… sono momenti perfetti per interrompere il pilota automatico e tornare presenti.
Queste sono le pratiche informali: piccoli gesti quotidiani in cui scegliamo, anche solo per un minuto, di esserci davvero.

Nella mindfulness distinguiamo infatti:
• pratiche informali, integrate nella vita di tutti i giorni
• pratiche formali, più strutturate e sistematiche

Le pratiche formali principali sono:
– Body Scan
– Meditazione sul respiro
– Yoga dolce (Hatha Yoga consapevole)
– Meditazione camminata

Per allenarsi davvero su queste pratiche è utile seguire un percorso esperienziale guidato da un istruttore qualificato.
È per questo che mi sono formato per condurre il Protocollo MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction), il programma scientifico più studiato al mondo per la gestione dello stress e della ruminazione mentale.

L’MBSR aiuta a:
• interrompere gli automatismi che ci tengono bloccati nel loop del pilota automatico
• riconnetterci con il respiro e il corpo, le nostre ancore per tornare al momento presente
• ridurre la reattività allo stress, creando uno spazio fra ciò che accade e la nostra risposta
• aprire quello spazio alla possibilità di “rispondere” consapevolmente, invece di reagire in modo impulsivo e istintivo

Se vuoi rimanere aggiornato sulla partenza dei prossimi corsi di gruppo,
👉 segui la mia pagina.

Domani, quando senti che stai per cedere alla tua solita abitudine — aprire il frigo, accendere una sigaretta, buttarti ...
17/11/2025

Domani, quando senti che stai per cedere alla tua solita abitudine — aprire il frigo, accendere una sigaretta, buttarti sul divano con del junk food a sparararti serie TV, versarti da bere — non forzarti a resistere.

1. Fermati un istante.
Nota la spinta interna: che emozione c’è sotto? Stress? Noia? Solitudine? Stanchezza?
Non devi cambiarla, solo riconoscerla.

2. E poi… cedi lo stesso.
Sì, proprio così.
L’indicazione è paradossale, ma funzionale: togliamo al comportamento la lotta, non il gesto.

3. Dopo aver ceduto, chiediti:
Adesso sto meglio davvero?
Ha risolto quello che stavo sentendo?
O ha solo messo in pausa il problema per un po'?

4. Infine, osserva.
Con lo stesso atteggiamento della meditazione: presente, curioso, non giudicante.
Come se stessi guardando un fenomeno della natura.
Senza colpevolizzarti e senza giustificarti.

Questo tipo di attenzione cambia gradualmente il modo in cui la mente percepisce quell’abitudine come una “ricompensa”.
Ad esempio, la volta successiva in cui starai per cedere ricorderai con maggiore facilita' le sensazioni negative associate a quel gesto e questo forse potrà frenarti un po'.
Non è un esercizio di forza di volontà: è un esercizio di consapevolezza.

Cambiare abitudini non è quasi mai una questione di sola “forza di volontà”. Anche se questa puo' favorire il cambiament...
15/11/2025

Cambiare abitudini non è quasi mai una questione di sola “forza di volontà”. Anche se questa puo' favorire il cambiamento.
È che certi meccanismi di coping—funzionali o disfunzionali—si attivano così velocemente e sotto la soglia della coscienza da sembrare inevitabili.
E spesso, dopo aver reagito come abbiamo sempre fatto, arriva la vergogna… e il ciclo ricomincia.
Ad es.
Stimolo stressogeno:
Una discussione con un familiare che lascia irritazione e senso di solitudine.

Reazione emotiva:
Tristezza, frustrazione, vuoto.

Coping disfunzionale:
Mangiare dolci o snack per “calmare” l’emozione.

Effetto immediato:
Riduzione della tensione, picco di dopamina.

Esito a lungo termine:
Rinforzo del circuito “emozione → cibo”, senso di colpa, perdita di fiducia, peggioramento dell’autoregolazione.

Il punto non è colpevolizzarsi: è imparare a riconoscere cosa stiamo facendo per proteggerci e perché.
Da lì, un passo alla volta, è possibile disinnescare il vecchio automatismo e costruire qualcosa di nuovo.

🧭 Lunedì mattina condivido un esercizio pratico per iniziare a farlo davvero.
Se ti interessa capire meglio il tuo modo di reagire allo stress, non perdertelo.

👇 Che abitudine senti più difficile da cambiare… e perché?
Raccontalo nei commenti.

10/11/2025

Ti puoi abituare a vivere così: pianificando tutto, evitando l’imprevisto, cercando sicurezza in ogni dettaglio.
È un modo di stare al mondo che protegge… ma che, alla lunga, toglie respiro.
Con questa organizzazione difensiva potresti anche andare avanti tutta la vita.
A meno che un giorno non ti stufi di girare sempre nella tua ZTL… e ti venga voglia di scoprire cosa c’è fuori.

I confini non servono a tenere lontani gli altri, ma a non perdere te stesso.Se nelle relazioni ti senti spesso svuotato...
06/11/2025

I confini non servono a tenere lontani gli altri, ma a non perdere te stesso.
Se nelle relazioni ti senti spesso svuotato, invaso o in colpa quando dici “no”, forse i tuoi confini non stanno funzionando.

👉 Prenota una consulenza per imparare a riconoscerli e mantenerli.

Se non altro, facciamoci un pensierino...
31/10/2025

Se non altro, facciamoci un pensierino...

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