12/12/2025
🎨 Perché i “lavoretti” a scuola non servono a nulla (e possono fare danni)
Sì, lo diciamo chiaro: i lavoretti a scuola non servono. E no, non stiamo parlando del “fare con le mani”, ma di quella rituale produzione forzata, estetica, performativa, impacchettata per adulti.
Il classico “lavoretto” non nasce per il bambino, ma per dimostrare qualcosa a qualcun altro.
Spesso a genitori in cerca di rassicurazioni, a colleghi, a dirigenti, a sé stessi.
Ma i bambini non sono performanti. Sono persone. E se li metti in scena per mostrare quanto siano bravi, stai dicendo loro, anche senza parole: “Vale chi fa bene”. L’ansia da prestazione entra così, silenziosa ma potente, travestita da tempere e colla vinilica.
🌿I lavoretti interrompono, invadono.
Spezzi un gioco libero, un dialogo in corso, un pensiero in fermento. Non chiedi “che ne pensi?”, “come stai?”, ma dici “adesso si fa questo”. E lo si fa perché si deve.
🌳I lavoretti alimentano confronti e frustrazioni.
C’è chi si sente meno bravo, chi invidia, chi boicotta. Si forma il gruppo dei “bravi” e quello dei “non allineati”. Si insinua la paura di non farcela, la vergogna di “non essere capace”. Quanti di questi sentimenti emergono quando un bambino gioca da solo o con altri, libero? Quasi mai.
🪵i lavoretti insegnano a compiacere.
A fare “bello”, a piacere, a finire entro i margini. Ma non educano all’essere, al provare, sbagliare, creare, esplorare, scegliere. Non c’è spazio per il sé autentico, solo per la rappresentazione di un ruolo.
I bambini hanno bisogno di tempo vuoto, gioco vero, creazione spontanea. Hanno bisogno che li guardiamo senza giudizio, senza aspettative da adulti. La bellezza che creano da soli è viva, reale, loro.