12/11/2025
📌QUANDO LA TERAPIA INCONTRA LA RESISTENZA: un viaggio fra paure, difese e potenzialità
🔹 Il percorso terapeutico invita a muoversi verso zone interiori spesso poco esplorate, a nominare emozioni – vergogna, colpa, rabbia, tristezza – e a confrontarsi con le parti nascoste di noi stessi.
Eppure, proprio quando la direzione sembra aperta, può emergere la resistenza: quel movimento interno che sussurra «non ancora», «non così», «non adesso».
In psicoterapia, la resistenza non è un ostacolo, ma un segnale prezioso.
È il modo in cui la nostra mente prova a proteggersi da ciò che fa paura, anche quando quel “qualcosa” rappresenta la via verso la guarigione.
🔍 Quali sono i meccanismi più comuni?
• Evitare: ritardare o saltare sedute, “dimenticare” ciò che è emerso, chiudersi nel silenzio.
• Combattere o contrattaccare: mettere in discussione suggerimenti, sentirsi guidati o “sotto un potere” e replicare con opposizione.
• Mantenere il controllo: resistere al cambiamento.
🌱 Ma perché la mente fa così?
• Per proteggere: la resistenza agisce come difesa contro ciò che è troppo minaccioso — dolore, perdita, cambiamento.
• Per mantenere una stabilità: anche quando la condizione è insoddisfacente, è conosciuta. Il nuovo, l’ignoto ha costi che possono far tremare; la resistenza rallenta l’ingresso in quell’ignoto.
✨ Cosa può succedere se accogliamo la resistenza come parte del cammino?
Quando la resistenza viene riconosciuta come segnale (e non solo ostacolo), diventa materiale clinico prezioso: ciò che si blocca parla di ciò che ha troppo paura di uscire.
In terapia, superare la resistenza non significa “forzare” il cambiamento, ma comprendere il senso del suo esserci.
Attraverso la relazione terapeutica – fatta di fiducia, sicurezza e rispetto dei tempi personali – è possibile trasformare ciò che prima bloccava in un movimento nuovo.
Quando il paziente si sente visto anche nella sua difficoltà a lasciarsi andare, la resistenza perde la sua funzione difensiva e si apre lo spazio per l’esperienza autentica di sé.