Dr. Leonardo Antonio Ricci

Dr. Leonardo Antonio Ricci Studio privato di psicoterapia Gestalt Analitica

01/11/2025

Più della metà delle persone che la mattina si stringono nel vagone della metropolitana ha problemi di insonnia. Il 70 per cento dei giovani fuori dalle università fra una lezione e l’altra o che hanno appena cominciato a lavorare convive con sbalzi d’umore o sintomi dello spettro depressivo. Una persona su cinque che si fa largo nella folla mentre attraversa la città ha assunto ansiolitici, antidepressivi, antipsicotici o stabilizzanti dell’umore.
La salute mentale in Italia è una questione di ordini di grandezza. È difficile riassumere l’impatto dei diversi disturbi psichici in modo univoco attraverso dei dati – quelli citati finora si riferiscono al Rapporto Italia di Eurispes dello scorso anno – ma, per quanto empiriche o parziali, tutte le analisi raccontano che la cura del benessere psicologico è una priorità per un numero sempre più crescente di persone.

Secondo l’ultimo Health Service Report di Ipsos, uscito a inizio ottobre, il 41 per cento degli italiani pensa che i disturbi psichici siano il problema di salute principale del Paese – secondo solo al cancro, indicato dal 60 per cento del campione – nel 2024 era il 35 per cento e nel 2018 solo il 18 per cento.

L’articolo completo di Paolo Tomasi sul nuovo numero de L’Espresso

30/10/2025

Cos'è l'inconscio?

L'inconscio rappresenta quella dimensione psichica contenente pensieri, emozioni, istinti, rappresentazioni, modelli comportamentali, spesso alla base dell'agire umano, ma di cui il soggetto non è consapevole.
Nel nostro inconscio sono contenuti tutti gli automatismi del pensiero e del comportamento che divengono abituali a tal punto da non essere più riconosciuti dalla coscienza vigile.
Jung definiva la psicoanalisi come la psicologia dell’inconscio, e la nevrosi come ciò che è bene tenere occultata nel profondo dell’anima umana, ove albergano le emozioni mancate e le orme che il passato ha indelebilmente lasciato.
Qui di seguito alcune belle citazioni sull'inconscio....

La psiche inconscia ha questo di caratteristico: che basta a sé stessa e non conosce rispetti umani. Ciò che è caduto una volta nell’inconscio vi viene trattenuto, ne soffra o non ne soffra la coscienza.
Carl Gustav Jung, L’Io e l’inconscio, 1928

Spiegare l’inconscio è un bel compito per la coscienza. L’inconscio non fa sforzi e al massimo riesce a confondere la coscienza.
Karl Kraus, Di notte, 1918

L’inconscio è quel capitolo della mia storia che è segnato da un vuoto o occupato da una menzogna: è il capitolo censurato.
Jacques Lacan, Scritti, 1966

L’inconscio si vendica di notte.
Louis Scutenaire, Le mie iscrizioni, 1945/80

L’interpretazione del sogno è la via regia che porta alla conoscenza dell’inconscio nella vita psichica.
Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni, 1900

L’inconscio non è soltanto male, ma è anche la sorgente del bene più alto; non è solo buio ma anche luce, non solo bestiale, semi-umano, demoniaco, ma sovrumano, spirituale e, nel senso classico del termine, “divino”.
Carl Gustav Jung, Pratica della psicoterapia, 1935

Jung, vedeva la vita come un processo alchemico, trasformativo, in cui ognuno aveva il compito altissimo di purificare la propria materia grossolana per portarla alla luce, e la malattia era occasione di cambiamento, egli volgeva l’analisi in avanti, come un percorso progressivo di illuminazione e chiarezza, verso la spiritualità..
Per Freud l’uomo soffriva di problemi sessuali, per Jung il suo dolore scaturiva dall’essere povero d’anima.
L'Alchimia indicava proprio questo: il passaggio dalle scorie del piombo alla luce dell’oro.
Secondo Freud noi soffriamo perché non facciamo bene il sesso, secondo Jung perché siamo anime oscure e involute, che devono passare a livelli di consapevolezza più alti. Uno si occupa di genitalità e di corpi fisici, l’altro di spirito e di angeli. Sicuramente la differenza è grande!

Anche Jung, nei primi anni, in parallelo a Freud, studiò i sogni tramite le associazioni automatiche e creò dei laboratori per analizzarle, più tardi unì a questo sistema un metodo più fluido, aderendo ai significati collettivi, arcaici e universali dei simboli, ampliando i messaggi dei sogni con altre manifestazioni dell’inconscio come l’arte, i miti, le fiabe, i riti, le drammatizzazioni, le visualizzazioni, l’esoterismo, l’alchimia, i viaggi d’anima o sciamanici….

30/10/2025

LA LUCE DELLE STELLE MORTE — MASSIMO RECALCATI E IL LAVORO INFINITO DEL LUTTO

E se il lutto, diversamente da ciò che pensava Freud, non potesse mai dirsi compiuto del tutto?
Se ogni lutto, anche quello più elaborato, più “accettato”, conservasse sempre un resto, una scheggia, un punto dolente che continua a pulsare dentro di noi?

Ho sempre pensato che esista qualcosa di irriducibile nel dolore della perdita, una ferita che non guarisce mai del tutto.
Possiamo provare a rimarginarla, a darle un senso, ma resta sempre lì: come una cicatrice che, al cambiare del tempo o delle stagioni, torna a farsi sentire.

Freud chiamava lavoro del lutto quel processo psichico che ci consente di sciogliere l’investimento affettivo verso ciò che abbiamo perduto per poterci aprire di nuovo alla vita.
Ma se questo lavoro non potesse mai arrivare alla fine?
Se fosse, piuttosto, un cammino senza approdo, un gesto interminabile, come respirare o amare?

Forse dovremmo accettare che il lutto non è qualcosa che si supera, ma qualcosa che si trasforma.
Che dentro di noi non muore mai davvero ciò che abbiamo amato: cambia forma, si riconfigura, diventa un’altra presenza.
È un’operazione di metamorfosi, un’opera interiore di trasformazione del dolore in significato, della perdita in creazione.

Il lutto, se resta senza lavoro, ci incatena al passato, ci condanna alla paralisi della malinconia.
Ma se trova una via, se riesce a generare senso, allora può aprirci di nuovo alla vita.

È qui che nasce una nuova forma di nostalgia — non quella sterile del rimpianto, ma quella grata, viva, che illumina come la luce delle stelle morte:
una luce che ci raggiunge da un corpo che non esiste più, ma che continua a splendere.

La nostalgia delle stelle morte è questo: la memoria che non spegne, ma accende;
il dolore che non distrugge, ma trasforma;
il passato che non ci trattiene, ma ci invita ad andare avanti.

Il lutto, allora, non è mai solo perdita.
È anche promessa.
È un ritorno di luce — quella che proviene da ciò che abbiamo amato, e che, anche se non c’è più, continua a mostrarci la via.



In queste righe straordinarie, Massimo Recalcati compie un atto di filosofia poetica e di psicologia umana: ridefinisce il lutto non come un compito da portare a termine, ma come un movimento eterno dell’anima.

L’idea freudiana del “lavoro del lutto” — un processo di separazione e di superamento — qui si rovescia in una prospettiva più profonda, quasi spirituale: il lutto non finisce, continua a vivere dentro di noi.
Non come peso, ma come energia trasformativa.

La perdita, dice Recalcati, non si cancella mai davvero.
Ma può essere trasfigurata.
Può generare valore, riconfigurare la nostra visione del mondo, persino accendere nuova vita.

La sua metafora della luce delle stelle morte è un’immagine potentissima: ciò che non c’è più continua a brillare, a parlarci, a orientare il nostro cammino.
Non è più un ritorno nostalgico verso ciò che è stato, ma un modo per vivere più intensamente ciò che ancora ci resta.

In tempi in cui la società sembra chiedere di “riprendersi in fretta”, di “voltare pagina”, Recalcati ci invita invece a rimanere — ad abitare il dolore, ad ascoltarlo, a farlo diventare parola, opera, gesto, creazione.

Perché il vero lavoro del lutto non è dimenticare,
ma riconoscere la luce che ancora brilla —
anche quando la stella è già spenta. ✨

25/10/2025

Il potere assoluto degli archetipi
Jung nei Seminari del 1936, afferma: “Non si riesce più a sapere chi siamo. È il fenomeno caratteristico che subentra non appena una situazione archetipica diventa schiacciante. Quando un archetipo è costellato, vi è continuamente il pericolo di assimilazione all'archetipo. È un'esperienza che bisogna aver fatto per poterla comprendere. Si può osservare questo fenomeno con la massima chiarezza tra le persone che sono prese dal panico, o strette in una grande folla mossa da un pensiero o da un sentimento collettivo. L'individuo non si rende conto di essersi dissolto, sebbene abbia perduto la testa proprio come tutti gli altri. La cosa avviene in modo impercettibile. Ci si dissolve dall'interno, siamo diventati di colpo un'altra cosa e non ce ne rendiamo conto; questo è il lato inquietante del fenomeno…. L'archetipo vi ipnotizza, s'impossessa di voi, e voi ne restate prigionieri”.

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19/10/2025

🔴 Comunicato stampa congiunto sull’educazione sessuo-affettiva nelle scuole
Le Presidenti e i Presidenti degli Ordini degli Psicologi di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Puglia, Sicilia e Veneto prendono una posizione chiara e netta in merito al DDL del 23 maggio 2025 del Ministro Valditara.
🎓 L’educazione sessuo-affettiva è una risorsa, non un rischio. Limitare o escludere la possibilità di promuovere da parte dei professionisti della salute attività educative su questi temi significa privare bambini e adolescenti di strumenti fondamentali per comprendere e gestire i cambiamenti fisici ed emotivi legati alla crescita.
🧠 L’educazione sessuo-affettiva, quando è adeguata all’età e scientificamente fondata, contribuisce a relazioni sane, alla prevenzione di bullismo e violenza di genere, e al benessere psicologico delle giovani generazioni.
👥 Gli Ordini regionali sopra menzionati esprimono profonda preoccupazione per le implicazioni culturali e sociali derivanti dalle limitazioni previste nel DDL “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”.
Chiediamo che la voce degli psicologi e delle psicologhe venga ascoltata nelle sedi parlamentari competenti, per ribadire l’importanza di un’educazione affettiva e sessuale tempestiva, continuativa e basata sulle evidenze scientifiche.
📢 La tutela dei minori passa anche — e soprattutto — attraverso la conoscenza, l’ascolto e la costruzione di contesti educativi sicuri e consapevoli.

14/10/2025

Il CRITICISMO GENITORIALE è caratterizzato da un ricorso ripetitivo e pervasivo al rimprovero.

L’amore manifestato dai genitori è condizionato alla performance del bambino e le approvazioni sono INCONSISTENTI;
il bambino non si sente mai soddisfatto perché il suo comportamento non è mai abbastanza corretto per guadagnare l’approvazione dei genitori e attua uno SFORZO continuo per ottenerla.

Il bambino sviluppa così credenze di base su se stesso che possono riguardare la convinzione di incapacità personale, bassa autostima, propensione ad attribuzioni di COLPA e disorientamento personale con attitudine a costruirsi un’identità e stima di sé sulla base dell’opinione ALTRUI.

Il soggetto si adegua ad un criterio di valutazione esterno, normativo, favorendo così la formazione della tendenza sistematica all’autocritica tipica delle persone timide e degli ansiosi sociali.

Questo tipo di comunicazione “inferiorizzante” è un potente strumento di CONTROLLO del comportamento dell’altro che lo fa sentire DIPENDENTE e quindi bisognoso di approvazione.
Questo atteggiamento aumenta dunque l’autostima del rimproveratore che recupera POTERE nella relazione.

Gli adolescenti che subiscono un parenting controllante hanno più probabilità di sviluppare un orientamento al PERFEZIONISMO MALADATTIVO (caratterizzato da autovalutazioni negative), che a sua volta li rende più vulnerabili ai sintomi depressivi.

L’autocritica può risultare come strategia impiegata per correggere continuamente se stessi e quindi evitare la possibilità di ricevere critiche da altri e dover far fronte al relativo dolore emotivo.

L’autocritica sembra essere una delle più considerevoli componenti PATOLOGICHE del perfezionismo.

La dipendenza dai criteri normativi con la continua preoccupazione che il proprio comportamento sia giusto o sbagliato è riscontrabile nel disturbo ossessivo-compulsivo.

In queste persone il senso di responsabilità e timore della colpa è talmente forte da non poter essere immaginato, affrontabile.

Sembra esserci una trasmissione intergenerazionale del criticismo (come una sorta di stato mentale appreso): nella pratica clinica si è potuto osservare che coloro che sono stati fortemente rimproverati fin da piccoli dai genitori, o da chi si è preso cura di loro, tendono a loro volta a diventare “grandi rimproveratori”.

Il criticismo genitoriale è un fattore predisponte anche nei disturbi del comportamento alimentare e nel disturbo bipolare.

[Articolo tratto dal sito "State of Mind"]

È a causa del criticismo genitoriale che si cresce inconsciamente convinti di dover essere perfetti per Vivere.
Risultato? Una depressione esistenziale con sintomi sempre più pervasivi e insidiosi, come base.

Illustrazione: Mansoure Dehghani Art

10/10/2025

La mente è parte di noi, come il corpo, come il cuore.
Oggi, nella Giornata Mondiale della Salute Mentale e Giornata Nazionale della Psicologia, ricordiamo quanto sia importante prendersene cura ogni giorno.
La Psicologia ci aiuta a dare voce a ciò che viviamo, a ciò che non comprendiamo, a ritrovare equilibrio, a migliorare i nostri stili di vita, a costruire legami di fiducia e consapevolezza.

01/09/2025

LA MORTE E' UN FINE- NON LA FINE!

"La visione della vecchiaia sarebbe insopportabile se non sapessimo che la nostra anima giunge in un luogo immune dall'alterazione del tempo e dalla limitazione dello spazio. In quel modo d'essere la nostra nascita è una morte e la nostra morte una nascita. I piatti della bilancia della totalità sono in equilibrio."

La morte non è la fine di tutto, ma soltanto il traguardo dell'esistenza terrena a cui non si può sfuggire e dovrebbe essere vissuto senza alcun timore proprio per poter vivere pienamente il tempo concessoci. Nella fase finale della vita si aspira alla realizzazione totale e ciò sollecita un salto di consapevolezza; presa di coscienza e conoscenza di sé, sono l'essenza e il nocciolo di questo processo. Quando il corpo fisico cessa di funzionare, è possibile che l'identità individuale sì ricongiunga alla psiche sovraindividuale, a quella totalità da cui siamo emersi e in cui eravamo immersi prima di farci pionieri di un'esperimento d'auto coscienza. La psicologia analitica parla di una totalità psichica illuminata dalla coscienza (Sè), quale metà finale del processo di individuazione. Entro questa totalità, l'Io, strumento del conscio e organo della coscienza, è destinato a dissolversi e questo è il nucleo vero dell'angoscia di morte. L'Io non è una categoria psicologica permanente; sgorga dal Sè ed è destinato ad essere riassorbito nel Sè; la sua è una morte annunciata.

"Mi auguri 'buon viaggio', devo abbandonare tutto e intraprendere un viaggio importante"

Jung, Anima e morte.

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27/08/2025

La nevrosi è un tentativo, talvolta pagato a caro prezzo, di sfuggire alla voce interiore e quindi alla propria vocazione ...

Dietro la perversione nevrotica si cela la vocazione dell'individuo, il suo destino, che è crescita della personalità, piena restaurazione della volontà di vivere, che è nata con l'individuo.

Nevrotico è l'uomo che ha perso l'amor fati; colui, invero, che ha fallito la sua vocazione ... ha mancato di realizzare il significato della sua vita.

Carl Gustav Jung,
Lo sviluppo della personalità, Opere 17.

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19/08/2025

LE FERIE: L' ARTE DI FERMARSI

In un mondo che misura il valore in produttività e velocità, le ferie sembrano una parentesi. In realtà, sono una finestra preziosa.
Quando la pressione della quotidianità si allenta, accade qualcosa di raro: la mente smette di correre dietro agli impegni e inizia a sentire.

Il tempo libero non è soltanto “tempo vuoto”: è uno spazio in cui le difese si abbassano e il dialogo interno diventa più nitido. I pensieri che restano in sospeso durante l’anno possono finalmente trovare un tavolo su cui sedersi. Ricordi, desideri, domande: emergono non per metterci in difficoltà, ma per chiedere ascolto.

Clinicamente, questo momento è un piccolo laboratorio. Il corpo recupera, il sistema nervoso si ricalibra, la percezione del tempo si dilata. È il momento in cui possiamo osservare la nostra vita con uno sguardo leggermente distaccato, come se vedessimo il quadro da qualche passo indietro.

Lo stesso ferragosto, allora, può diventare più di una festa estiva: può essere un invito a chiederci come stiamo davvero, cosa vogliamo portare con noi al rientro, e cosa invece possiamo lasciare sulla spiaggia, tra le onde o in un sentiero di montagna.

Non è fuga, è ritorno a sé.
E questo, più di ogni meta, è il viaggio che vale la pena fare.
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

10/07/2025

AMARE UN GENITORE CHE NON SA AMARE
Lo amavi perché è tua madre (o tuo padre): non avevi scelta.
L'amore per un genitore non si decide, si vive, è biologico, istintivo, inevitabile.
Anche quando loro non sanno ricambiarlo, anche quando il loro amore era vuoto, ma tu eri un bambino e i bambini amano i loro genitori, sempre, anche quando sono mostri.

Anche quando i loro genitori non sanno amare.

Da bambino non puoi permetterti di non amarli: dipendi da loro per sopravvivere.
Il tuo cervello deve convincersi che quell'amore freddo sia normale, che quelle briciole siano un banchetto.

Non hai alternative.
O li ami o muori dentro.
E così scegli di amarli ogni singolo giorno.

Il paradosso più crudele: più loro sono incapaci di amarti, più tu ti sforzi di meritare il loro amore.

Diventi perfetto/a, invisibile, silenzioso/a.

Se solo fossi più bravo/a (pensi) forse mi amerebbero!

Ma non puoi insegnare l'amore a chi non ha mai imparato cosa significhi.

E così cresci diviso in due: una parte di te (il Bambino/a che sei stato) ama disperatamente; l'altra parte sa la verità... che il loro amore è come una stanza vuota.
Ma, ammettere che loro non ti amino davvero, significa ammettere di essere solo/o al mondo.

E' troppo.
Troppo.

Così da adulto impari a vivere nel paradosso: ad amare chi ti ferisce, a cercare calore nel ghiaccio, a vedere amore dove c'è solo dovere, o peggio, indifferenza.
Impari che amare significa soffrire in silenzio; che essere amati è un lusso che non ti puoi permettere.

Ma il tuo corpo ricorda: quando qualcuno ti tratta con freddezza ti senti a casa, quando qualcuno è emotivamente assente, lo riconosci come amore.

E' il paradosso che ti porti dentro: cerchi negli altri lo stesso vuoto che ti ha cresciuto/a, perché è l'unico amore che il tuo sistema conosce.

C'è una responsabilità dolorosa da riconoscere: scegli chi conferma la tua storia; i partner emotivamente assenti non capitano per caso, li riconosci, li selezioni, li tieni perché l'intimità vera terrorizza chi non l'ha mai conosciuta.

Meglio il vuoto familiare che il pieno sconosciuto.

Riconosci l'amore disfunzionale come un segugio, lo fiuti nell'aria, lo vedi in come non ti guardano, in come ti sfamano a briciole, non per masochismo, ma perché il tuo sistema sa navigare il rifiuto, non la presenza: è una competenza traumatica.

Claudia Scarpati su Essere Indaco

Indirizzo

Foggia
71121

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 13:00

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