15/04/2022
Era il 1932 quando la Società delle Nazioni propose ad Albert di invitare una persona di suo gradimento ad uno scambio di opinioni su di un tema da lui scelto, la .
Einstein: “Caro Signor perché ci indigniamo contro la guerra, Lei io e tanti altri, perché non la prendiamo come una delle molte e penose calamità della vita?”
Freud: “La guerra sembra conforme alla natura, pienamente giustificata biologicamente, in pratica assai poco evitabile[…] La risposta è perché ogni uomo ha diritto alla propria vita, perché la guerra annienta vite umane piene di promesse, pone i vari individui in condizioni che li disonorano, li costringe, contro la propria volontà, a uccidere altri, distrugge preziosi valori materiali, prodotto del lavoro umano, e altre cose ancora […]credo che la ragione principale per cui ci indigniamo contro la guerra è che non possiamo non farlo. Siamo perché lo dobbiamo essere per ragioni organiche […]
La guerra contraddice nel modo più stridente a tutto l’atteggiamento psichico che ci è imposto dal processo civile, così che dobbiamo ribellarci contro di essa: semplicemente non la sopportiamo più, non è soltanto un rifiuto intellettuale e affettivo, in noi pacifisti è un’intolleranza costituzionale, per così dire il massimo dell’idiosincrasia”.
A quel punto si chiede: “Quanto dovremo aspettare perché anche gli altri diventino pacifisti?”