08/03/2021
Siamo abituati a dire ‘io mi chiamo ‘ ma in realtà sono gli altri a chiamarci: i nostri genitori scelgono un nome per noi alla nascita, e noi impariamo a identificarci con quello. I nomi hanno sempre un significato, non soltanto in senso etimologico, e ognuno porta con sé una storia con un’origine e, probabilmente, un destino…...
Proprio per questo motivo ogni bambino che nasce dovrebbe essere considerato come una nuova vita, una nuova coscienza vergine da ogni peso o trauma del passato; purtroppo, spesso accade il contrario: capita che il bambino appena nato abbia sulle spalle un’eredità pesante da portare e che condizionerà il suo futuro: il suo nome potrà essere lo specchio di una ferita del suo albero genealogico.
Il nome da dare al bambino è una scelta importante perché lui lo porterà per tutta la sua vita, ma in alcune circostanze sembra che a farci scegliere un nome piuttosto di un altro, sia il nostro inconscio, che proietterà sul nascituro le nostre speranze ma anche le nostre ferite.
Molte persone portano lo stesso nome di un membro deceduto della loro famiglia (lo zio deceduto da giovane in un incidente, la nonna tanto amata, ecc.) come se si cercasse inconsciamente di riportare una parte di loro in vita attraverso il nuovo membro della famiglia. A questa giovane vita che si apre al mondo, si carica già sulle spalle il fardello di chi è passato prima di lui e che portava lo stesso nome.
Il passato condiziona così inevitabilmente presente e futuro incastrando il nuovo nascituro nella trappola più perversa dell’albero genealogico: la ripetizione.
Questa ripetizione e tutto ciò che comporta incanalerebbe in qualche modo la vita del nuovo membro su un sentiero che lui non sceglie ma che gli viene imposto, e così la sua capacità di creare, innovare, inventare, verrebbe ridotta, bloccata, a volte completamente castrata.
La creazione di qualcosa di nuovo nell’albero genealogico è ostacolata dall’imitazione del passato: non c’è l’apporto di linfa nuova. Il ciclo della vita non si apre più verso l’esterno ma si chiude e si concentra in sé: in un ciclo involutivo e non più evolutivo.
Al nuovo membro non è permesso essere se stesso, l’albero lo costringe ad essere una mera fotocopia di chi è venuto prima di lui, a perseguire l’operato dell’altro e non il suo. E così, questa nuova vita viene “sacrificata” per rispondere ai nodi dell’albero genealogico: lui è solo un mezzo per ripetere il passato, non è riconosciuto come persone, come coscienza individuale.
In quest'ottica risulta pertanto importante che il nome del bambino sia UNICO come lui. Ogni bambino che nasce deve avere il diritto di portare un nome che sia esclusivamente suo. È una creatura unica, portatrice di una coscienza individuale irripetibile e le va riconosciuta la sua unicità e autenticità. Non dovrebbe essere il clone di un membro scomparso della famiglia e nemmeno dovrebbe farsi carico delle ferite o delle nevrosi dell’albero genealogico.