26/10/2025
La terapia non è un processo lineare.
Una credenza comune è che i progressi in terapia consistano nello stare sempre meglio, in un crescendo costante che procede in linea retta, giorno dopo giorno.
La verità è che, nella maggior parte dei casi, non funziona così.
Ci sono fasi della terapia che possono essere davvero difficili, angoscianti, complesse, perturbanti.
Questo accade perché il lavoro terapeutico implica proprio il contatto con esperienze di vita o parti del proprio mondo interno particolarmente dolorose - un dolore che, a volte, non si era mai potuto sentire fino a quel momento.
Questo può accadere all’inizio del percorso, ma non solo. Anche nelle fasi più avanzate, dopo un periodo di maggior benessere e stabilità, puó capitare di stare nuovamente male.
Ma questo non è per forza un segno di regressione, anzi: è proprio quando ci si sente più saldi e sicuri che diventa possibile entrare in contatto con vissuti profondi, con esperienze e stati emotivi che prima non si potevano toccare.
Ma allora, cosa significa tutto questo? Che il cambiamento è qualcosa di lontano e difficilissimo da raggiungere?
Assolutamente no.
Credo che il punto sia ridefinire il concetto stesso di cambiamento.
Il cambiamento non è una linea retta che sale costantemente verso l’alto. È piuttosto una linea a zig zag: sembra andare su e giù, ma nel complesso si muove in avanti.
Non è un salto improvviso da un giorno all’altro, ma un processo fatto di piccoli spostamenti, di sfumature diverse, di modi nuovi di stare nelle stesse situazioni.
Il cambiamento non è diventare sempre più felici o euforici, ma poter abitare l’intera gamma delle emozioni, sentendo di rimanere comunque integri, coesi, presenti a sé.
✨ Sono i “piccoli” movimenti a fare la differenza — perché, anche quando sembra di tornare indietro, qualcosa dentro continua a muoversi, a costruire, a trasformarsi.
E, passo dopo passo, il cambiamento prende forma: non come un’ascesa perfetta, ma come un cammino vivo, che nel tempo ci porta più vicino a noi stessi.