10/10/2025
l colpo di coda del vecchio mondo (e del vecchio sé)
Ho letto un articolo di Alessandro Baricco che mi ha colpita molto.
Parla del “colpo di coda del Novecento”, di un mondo che non vuole morire mentre un altro tenta di nascere.
Mi ha fatto pensare a quando, nella vita, sentiamo che qualcosa è finito ma continuiamo a restare lì, come se potessimo farlo rivivere con la sola forza della volontà.
È un riflesso umano: la paura dell’ignoto è più forte del disagio che già conosciamo.
Così restiamo ancorati a vecchie abitudini, relazioni, ruoli… anche quando non ci appartengono più.
Forse è quello che sta accadendo anche su scala collettiva.
Il “Novecento”, con le sue ideologie, i suoi confini, le sue certezze granitiche, reagisce come un sistema che sente di perdere potere.
E nel tentativo di sopravvivere, tira il suo colpo di coda: muri, polarizzazioni, ritorno alla forza.
Ma sotto quel movimento, qualcosa di nuovo sta già prendendo forma.
Un modo diverso di pensare, di stare al mondo, di sentire l’altro.
Non è ancora chiaro, non ha contorni definiti, ma si percepisce.
Come nelle persone in terapia, quando il vecchio equilibrio si incrina e, per un po’, tutto sembra peggiorare.
Forse siamo proprio lì, come umanità: in quella soglia fragile in cui non possiamo più tornare indietro, ma non sappiamo ancora chi diventeremo.
E la cosa più difficile, e più necessaria, è restare presenti nel passaggio, senza scambiare la crisi per la fine.