09/03/2025
LA VULNERABILITA' NEGLI INSERIMENTI LAVORATIVI DEI DISABILI PSICHICI
L'operatore del lavoro che si occupa degli inserimenti previsti dalla legge 68/99 (per le persone con disabilità) e dalla legge 381/91 (sulle cooperative sociali) affronta ogni giorno una vulnerabilità che va oltre la semplice disabilità fisica o cognitiva. Si tratta di una fragilità emotiva e relazionale, spesso legata a esperienze difficili vissute fin dall'infanzia, come il trauma psichico e la trascuratezza emotiva.
Le ricerche sull'Infant Research ci insegnano che la nostra capacità di gestire le emozioni dipende dalle prime relazioni con chi si prende cura di noi (chiamato “caregiver” in psicologia, significa figura di accudimento, spesso la madre). Se un bambino cresce senza ricevere risonanza ai suoi bisogni affettivi, farà più fatica a riconoscere e gestire le proprie emozioni; successivamente quelle degli altri. Questo tipo di trauma crea una vulnerabilità profonda che può sfociare in difficoltà sociali, emotive e anche psicopatologiche, che la persona disabile può affrontare con tutor di riferimento non solo in cooperativa sociale ma soprattutto con gli operatori dell’inserimento lavorativo.
Le persone che rientrano nei percorsi di inserimento lavorativo regolati dalle leggi 68 e 381 spesso portano con sé il peso di una trascuratezza emotiva. Sono cresciute senza una vera reciprocità affettiva in famiglia: questo ha reso difficile per loro sviluppare autonomia ovvero la capacità di governare i propri vissuti interni. Senza autonomia non può svilupparsi poi quella sicurezza in se stessi indispensabile per un’indipendenza lavorativa.
Nel mondo del lavoro, ciò si concretizza in insicurezza, difficoltà nel relazionarsi, rigidità nei comportamenti, comportamenti bizzarri o inadeguati, indisponenza o, all’opposto, tendenza all'isolamento o alla dipendenza emotiva dai colleghi e dai superiori.
L'operatore del lavoro ha quindi una grande responsabilità: non deve solo trovare un'occupazione a queste persone ma anche aiutarle a ricostruire un percorso di crescita personale e sociale; non a caso, per questi fini, nascono progetti negli ambiti territoriali di riferimento, in capo ai servizi sociali.
Allora il lavoro non è solo un modo per guadagnarsi da vivere ma anche uno spazio fondamentale per rafforzare prima il proprio Sé e poi la propria dignità ovvero il proprio valore nella società. Tuttavia, senza un supporto adeguato, le difficoltà emotive e relazionali possono rendere difficile, se non impossibile, l'integrazione e la successiva stabilità lavorativa.
In conclusione, la vulnerabilità di cui si occupa l'operatore del lavoro nell'inserimento lavorativo di persone svantaggiate non è solo di natura fisica o cognitiva, ma ha profonde radici nella storia emotiva e relazionale del soggetto. Riconoscere e affrontare questa vulnerabilità significa promuovere non solo un inserimento lavorativo efficace, ma anche un percorso di crescita personale che consenta al soggetto di ricostruire un senso di sé più stabile e di rafforzare le proprie competenze trasversali, che sono essenzialmente emotive e relazionali. È così che il lavoro diventa non solo un diritto ma una commuovente opportunità di riscatto personale.
Maurizio Giannini