20/11/2023
Giulia, la giovane 22enne di Vigonovo scomparsa l'11 novembre insieme all'ex fidanzato Filippo Turetta è stata trovata ca****re una settimana dopo vicino al lago di Barcis, in provincia di Pordenone. Apprendiamo che è stata uccisa dall’ ex fidanzato Filippo Turetta, che al momento si trova nel carcere di Halle, in Germania, in attesa dell’estradizione. Il giovane 22 enne è accusato di omicidio con l'aggravante della premeditazione. L’ha colpita con efferata violenza, fino a renderla esanime, in una strada nella zona industriale di Fossò. Dopo averla accoltellata 20 volte in testa, sul collo, sulle mani e sulle braccia, l’ha trascinata e caricata nel bagagliaio della sua auto, allontanandosi dal luogo dell’aggressione per oltre cento chilometri, dirigendosi lungo un dirupo ed occultando il corpo ormai senza vita sotto una grande roccia. Sarebbe stato lui, stando a quanto emerso in un filmato, ad aggredirla e presumibilmente ucciderla nascondendone il suo corpo. Il giovane aggressore è stato descritto dalla sua famiglia come un “ragazzo tranquillo”, per cui è naturale chiederci come sia possibile che l’ex fidanzata e le famiglie di entrambi non abbiano colto, durante tutto questo tempo, nel comportamento di Filippo i segni di una grave irrequietezza comportamentale, forse mistificata, di cui non sempre se ne è colta la complessità.
In pieno accordo con l’affermazione di esperti operatori del settore e senza alcun riferimento specifico all’indagato, ritengo che non si diventi un pericoloso aggressore da un giorno all’altro. Certamente per il giovane Filippo la separazione e il tentativo di emancipazione dell'ex fidanzata ha slatentizzato una condizione di solitudine, così pervasiva nei giovani, tale da far emergere ancor più la grande incapacità ad accettare la propria partner come altro rispetto a sé. Questa incapacità può essere esemplificata con le seguenti espressioni “tu mi appartieni e non mi interessa quali siano i tuoi bisogni, ti controllo e non accetto che tu mi contraddica o addirittura ti allontani da me”. In tali situazioni confondere l’amore col possesso è un grave errore.
Il femminicidio tra i giovani è un problema serio e preoccupante: Giulia è la vittima numero 105 di questo anno. Certamente il femminicidio coinvolge persone di diverse età, ma non si registravano così tante tragedie nel mondo giovanile prima d’ora. Esistono molte ragioni complesse dietro questi tragici eventi, inclusi problemi di relazione, disuguaglianze di genere, problemi mentali e culturali.
Il comportamento violento, nei moltissimi casi che registriamo, nasce da una condizione di grande fragilità, che non si riesce a gestire, e si trasforma in azione. Si prefigura come una modalità per contrastare angosce complesse, minacce di abbandono, vissuti persecutori che non sono riconosciuti come propri e quindi non elaborati. Il rifiuto, la paura di non essere amati o che la propria donna possa preferire un altro uomo, riattivano tali sentimenti di profonda inadeguatezza, di solitudine che hanno sempre radici profonde. La violenza diventa, allora, un tentativo di controllare, attraverso l’azione, la complessità delle emozioni vissute e quindi di non entrare in contatto con esse. Questi uomini che usano violenza contro le compagne, spesso sono uomini insicuri, insoddisfatti, con scarsa fiducia in sé stessi, terrorizzati dall’abbandono. Sono uomini che piuttosto che lavorare su di sé e sui propri limiti, si ritrovano a riversare sulle donne, ritenute responsabili dei loro fallimenti, tutta la loro rabbia.
Educare i giovani e coinvolgere fattivamente le loro famiglie sul rispetto reciproco, sull'uguaglianza di genere e sulle relazioni sane è fondamentale per prevenire futuri casi di violenza contro le donne. Ciò potrà essere possibile attraverso il particolare contributo di istituzioni, principalmente la scuola e la famiglia, i servizi sanitari e sociali, le associazioni no profit, che dovranno garantire programmi educativi e di sensibilizzazione per affrontare la violenza di genere e promuovere relazioni sane e rispettose.