17/11/2025
Tutto è iniziato da una frase letta su ChatGPT mentre chiedevo un consiglio… sui capelli. Sì, proprio i capelli.
Di solito faccio domande inerenti la psicologia, curiosità su argomenti di vario tipo… Questa volta no, faccio una domanda sulla cura del capello. E la risposta è arrivata, ok — ma una frase di ChatGPT suonava tipo: “…dal momento che tu, ANCHE se sei psicologa, fai attenzione all'estetica…”.
E lì mi ha fatto pensare.
Perché è incredibile come ancora oggi esista l’idea che prendersi cura del proprio corpo sia incompatibile con la profondità psicologica, e allo stesso tempo — paradossalmente — che l’estetica possa sostituire il lavoro psicologico come ho spesso letto in vari post sponsorizzati da medici professionisti.
Mi ha fatto pensare a quanto, ancora oggi, esista l’idea che occuparsi del proprio corpo sia “meno profondo”.
E allo stesso tempo, a quanto spesso venga proposto il contrario: che basti cambiare qualcosa fuori per sistemare automaticamente anche ciò che succede dentro.
Viviamo davvero in un momento curioso: da una parte c’è chi vede l’estetica come superficialità, dall’altra c’è chi propone l’estetica come scorciatoia emotiva.
Due estremi che raccontano la stessa confusione:
👉 che il corpo possa sostituire la mente,
👉 o che occuparsi del corpo sia un tradimento della profondità.
La verità è molto più semplice e molto più umana:
✨ siamo mente e corpo insieme,
✨ e non funziona quando ne curiamo solo uno.
La psicologia lavora sulla storia, sulle relazioni, sugli schemi. L’estetica — qualunque forma abbia — lavora sulla percezione di sé, sull’immagine.
Entrambe possono fare bene.
Entrambe possono dare sollievo.
Ma non possono sostituirsi.
Cambiare qualcosa del proprio aspetto può alleggerire, farci sentire più a nostro agio nel mondo. Ma non risolve dinamiche emotive radicate. Così come la psicoterapia non elimina il desiderio di sentirsi bene anche fuori.
Il punto non è scegliere tra cura della mente o del corpo. Il punto è permettere ai due piani di parlarsi.
La cura vera non è mai tutta da un lato solo. È un dialogo. È integrazione. E quando confondiamo o mettiamo in competizione questi aspetti, inevitabilmente perdiamo pezzi.
Dott.ssa Giorgia Benzi
Psicologa Psicoterapeuta
Practitioner e Supervisore EMDR