27/01/2023
Non il solito post sulla felicità, da leggere fino alla fine e poi... sorridete pure!
Il nuovo anno si apre con un racconto di Nicolò Targhetta che ci fa riflettere sulla natura della felicità e su come essa possa essere percepita e afferrata in modi inaspettati. Con una scrittura coinvolgente e un pizzico di ironia, ci invita a guardare oltre le apparenze e a scoprire qualcosa in più su noi stessi.
✍️ La grafica è dell’illustratrice Amandine Delclos.
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- “Dottore”.
- Nicolò, sono il tuo psicologo, gradirei che la smettessi di usare quelle virgolette.
- Scusi (dottore) .
- Non avevamo appuntamento oggi.
- Ho provato a chiamarla tutta la mattina.
- Devo avere il cellulare in silenzioso.
- Non mi stava ignorando, vero?
- Ma ti pare? C’è qualche problema?
- Ho una grandissima novità.
- Mi fa piacere, ne parliamo mercoledì quando ci vediamo.
- Non può aspettare.
- Va bene, sentiamo.
- Ecco qua.
- È un barattolo.
- Esatto.
- Cosa c’è nel barattolo, Nicolò?
- Secondo lei?
- A seguito dei nostri periodici colloqui infrasettimanali?
- Sì.
- Un orribile insetto che hai catturato urlando e piangendo.
- Sbagliato.
- Allora cosa?
- Le racconto una storia.
- No, ti prego. Facciamo che ti dico che sei guarito, guarda te lo metto pure per iscritto, vuoi dei soldi? Ci metto pure mezza piotta…
- Allora, ieri è successa una cosa incredibile.
- Oh cristo.
- Ero a casa, era sera e io ero riuscito a fare tutte le cose che mi ero ripromesso di fare durante il giorno, cosa che non capita praticamente mai. E allora ho guardato una roba su Netflix e ho trovato una bella serie, una che non avevo mai visto. E anche questo non capita praticamente mai, no?
- E quindi?
- E quindi mi sono messo lì a guardare la serie con uno yogurt ai frutti di bosco in cui si sentiva davvero il sapore dei frutti di bosco, cosa tutt’altro che scontata e stavo davvero bene. E in quel momento mi ha scritto la persona a cui stavo pensando. E mi ha scritto proprio quello che avevo bisogno di sentirmi dire. E improvvisamente eccola lì.
- Cosa?
- La felicità. Ero felice.
- Buon per te.
- Non capisce, era netta, chiara, lì davanti a me. Lei mi conosce bene ormai, sa che ho come… come avevamo detto?
- L’affidabilità emotiva di un giostraio.
- Ah già. Insomma, io non sono capace di essere felice.
- Ne abbiamo parlato tante volte, Nicolò. Tu sei capacissimo di essere felice. Tu non vuoi essere felice perché essere felici richiede di fidarsi di se stessi. E tu a te stesso non presteresti neanche un accendino.
- È vero, ma ieri sera è stato diverso, glielo giuro. Ieri sera per la prima volta in vita mia sono riuscito a esserci mente c’era anche la felicità.
- Continua…
- E sa una cosa? Non era una felicità enorme o rara, era solo una felicità piccola e passeggera, ma sono riuscito ad afferrarla al volo e a farla mia.
- Bravo. Devo ammettere che è un passo importante per…
- E l’ho messa in quel barattolo.
- Eh?
- L’ho messa nel barattolo.
- Cosa?
- La felicità.
- Nicolò.
- Lo so, lo so, sembra una follia.
- Deontologicamente mi sento in obbligo di togliere quel sembra.
- Ma è così.
- D’accordo… permettimi di assecondarti un attimo.
- Prego.
- Ammettiamo per un secondo che la felicità sia lì.
- Sì.
- In quel barattolo.
- Esatto.
- Cosa ci dice di te?
- Cosa?
- Nicolò, non puoi chiudere la felicità in un barattolo. La felicità non è tua. La felicità è… sai quando vai al mare?
- Sì.
- E mentre sei in acqua vieni attraversato da una corrente calda?
- Sì.
- Tu non puoi controllare quella corrente, non puoi decidere dove si trova, succede che, a un certo punto, quella ti attraversa.
- Di solito è qualcuno che sta pisciando.
- Non puoi controllare la felicità, non puoi ingabbiarla, non puoi collezionarla, non puoi metterla su una mensola per guardarla quando ti pare. La devi lasciare libera di attraversarti.
- Ma io non volevo tenerla per me.
- Ah no?
- No, io volevo portarla a lei.
- A me?
- Certo. Mi è sembrato così stressato in questo periodo. Ho pensato che avrebbe fatto più comodo a lei.
- Io… io non so cosa dire… Nicolò, sai cosa significa questo?
- Cosa?
- Che sei finalmente disposto a condividere la felicità, a donarla. E regalare la felicità che si trova significa crescere, significa conoscersi, significa amarsi. È un enorme passo avanti.
- Lei dice?
- Sì.
- Be’, grazie.
- No, Nicolò, grazie a te per questo regalo. Posso aprirla?
- Certo.
- E ti dirò un’altra cosa, non dovrei per questioni professionali, ma ogni tanto ho dubitato dell’efficacia di questo nostro percorso, ma ora sono sicuro che… porcaggiuda è una vespa! È una c***o di vespa gigante! Perché? Perché?!
- Non osi più ignorarmi al cellulare.