Nutrizionista Dott.Tiziana Campanella

Nutrizionista Dott.Tiziana Campanella Valutazioni nutrizionali,elaborazione programmi dietetici personalizzati per persone sovrappeso,obes

DIETA CHEOTGENICA O MEDITERRANEA?DUE APPROCCI A CONFRONTOUno studio pilota italiano ha messo a confronto due diete molto...
15/06/2025

DIETA CHEOTGENICA O MEDITERRANEA?
DUE APPROCCI A CONFRONTO

Uno studio pilota italiano ha messo a confronto due diete molto diverse – la chetogenica e la mediterranea ipocalorica – per capire quale sia più efficace nel migliorare la salute di persone in sovrappeso o obese con pressione alta o ai limiti della norma. I risultati? Entrambe funzionano, e molto.

Essere in sovrappeso o obesi e avere la pressione alta è una combinazione piuttosto comune, ma anche rischiosa per il cuore. In questi casi, la dieta è spesso il primo passo consigliato dai medici. Ma qual è l’approccio migliore? Una dieta ricca di proteine e povera di carboidrati, come quella chetogenica, oppure la classica dieta mediterranea, magari con poco sale e tanto potassio?

Per rispondere a questa domanda, un gruppo di ricercatori ha condotto lo studio pilota “Cheto-Sale”, coinvolgendo 26 adulti non diabetici con indice di massa corporea (BMI) superiore a 27 e valori pressori compresi tra i limiti della normalità e l’ipertensione di primo grado.

LO STUDIO
I partecipanti sono stati divisi in due gruppi:

° Dieta chetogenica ipocalorica e iperproteica (KD): povera di carboidrati, ma ricca di proteine.
° Dieta mediterranea ipocalorica, povera di sodio e ricca di potassio (MD): basata su alimenti vegetali, pesce, olio d’oliva e ridotto contenuto di sale.
Entrambi i regimi sono stati seguiti per tre mesi, durante i quali i ricercatori hanno monitorato:

° pressione arteriosa (con misurazioni continue per 24 ore),
° composizione corporea (massa grassa e magra),
° valori metabolici (come colesterolo, trigliceridi e insulina).
I RISULTATI: CHI VINCE?

Entrambe le diete hanno prodotto risultati molto positivi. In media, i partecipanti hanno perso circa 7–11 kg e ridotto la circonferenza della vita. Anche la pressione arteriosa è migliorata significativamente: sia la pressione sistolica (massima) che quella diastolica (minima) si sono abbassate in entrambi i gruppi.

Inoltre:

la massa grassa è diminuita,
la massa muscolare è aumentata,
sono migliorati i livelli di colesterolo e insulina.

Un dato interessante è che i miglioramenti nella composizione corporea (meno grasso e più muscolo) erano direttamente collegati a una riduzione della pressione arteriosa. Tuttavia, non sono emerse differenze significative tra i due gruppi: né la dieta chetogenica né quella mediterranea è risultata nettamente superiore.

SIGNIFICATO CLINICO
Anche se lo studio è ancora di piccole dimensioni e servono conferme da ricerche più ampie, il messaggio è chiaro: la perdita di peso e la qualità della composizione corporea sono elementi fondamentali per migliorare la salute cardiovascolare, indipendentemente dal tipo di dieta.

Quindi, che si scelga un approccio mediterraneo o chetogenico, l’importante è che la dieta sia seguita con costanza, sia ben strutturata e adattata alle proprie esigenze, grazie al supporto di un professionista della nutrizione.

CONSUMO DI CIBI ULTRAPROCESSATI ASSOCIATO AD INVECCHIAMENTO BIOLOGICOLa scienza continua a svelare i complessi legami tr...
15/06/2025

CONSUMO DI CIBI ULTRAPROCESSATI ASSOCIATO AD INVECCHIAMENTO BIOLOGICO

La scienza continua a svelare i complessi legami tra alimentazione e salute a lungo termine. Un recente studio italiano ha posto l'attenzione su un aspetto spesso trascurato della qualità del cibo: il suo grado di lavorazione industriale. La ricerca, condotta dall’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is), in collaborazione con l’Università Lum di Casamassima (Ba), ha evidenziato un’associazione significativa tra un consumo elevato di alimenti ultra-processati e un più rapido invecchiamento biologico. Il lavoro, pubblicato sull’American journal of clinical nutrition, offre nuove prospettive su come la lavorazione e la formulazione dei prodotti possano influenzare profondamente la salute.

La ricerca si basa sui dati dello Studio Moli-sani, un'ampia indagine epidemiologica italiana che da 20 anni coinvolge 25 mila cittadini adulti residenti in Molise. Grazie a un questionario alimentare dettagliato, i ricercatori hanno potuto analizzare le abitudini dei partecipanti e quantificare il loro consumo di alimenti ultra-processati (Upf). Questa categoria comprende prodotti industriali che subiscono molteplici fasi di trasformazione e contengono ingredienti aggiunti come zuccheri, sale, additivi, coloranti e aromi. La lavorazione industriale può alterare sostanzialmente la struttura degli alimenti, riducendo il contenuto naturale di nutrienti, vitamine e fibre e generando potenzialmente nuove sostanze dannose.

Ma cosa si intende per "invecchiamento biologico"? A differenza dell'età anagrafica, l'età biologica è un indicatore complesso che riflette lo stato di salute reale dell’organismo, includendo la funzionalità degli organi e il livello di infiammazione sistemica. Per stimarla, i ricercatori hanno utilizzato una combinazione di oltre trenta biomarcatori ematici.

Così Simona Esposito, prima autrice dello studio, che, tra l’altro, per questa ricerca ha di recente ricevuto a Salerno il Premio “Gianni Barba” nel corso del Congresso nazionale Sinu (Società italiana di nutrizione umana): “L’analisi ha evidenziato che le persone che riportavano un maggiore consumo di alimenti ultra-processati presentavano, in media, un’età biologica superiore rispetto alla loro età cronologica, indicando una possibile accelerazione dell’invecchiamento dovuta proprio a un consumo più elevato di questi alimenti”.

Un aspetto ancora più rilevante emerso è che questo rapporto tra consumo di Upf e invecchiamento è risultato indipendente dalla qualità generale della dieta.

“Anche le persone che seguivano regimi alimentari considerati equilibrati dal punto di vista strettamente nutrizionale, per esempio, ricchi di frutta, verdura e fibre, ma che includevano una quota significativa di cibi ultra-processati, mostravano segni di invecchiamento biologico più rapido”, prosegue Esposito.

Gli alimenti ultra-processati sono diffusi e non si limitano a snack e bibite gassate, ma includono anche prodotti come pane confezionato, cereali per la colazione, zuppe pronte e yogurt aromatizzati. Oltre alla lavorazione, il packaging, spesso in plastica, può rilasciare contaminanti chimici potenzialmente dannosi.

Sebbene siano necessari ulteriori studi per confermare pienamente questi meccanismi, i dati disponibili sollecitano una riflessione sulle raccomandazioni alimentari. L'attenzione, finora focalizzata su calorie, grassi, zuccheri e sale, dovrebbe includere anche il grado di trasformazione industriale dei cibi. È fondamentale educare i consumatori a leggere le etichette e a privilegiare, ove possibile, prodotti freschi e minimamente lavorati, prendendo come riferimento la Dieta Mediterranea tradizionale, sottolinea Sinu in una nota.

Conclude Esposito: “Questi risultati rappresentano un ulteriore richiamo a considerare l’alimentazione non solo come fonte di energia e nutrienti, ma anche come un potente strumento capace di influenzare la longevità e la qualità della vecchiaia e della vita. In un contesto in cui l’invecchiamento della popolazione è una delle principali sfide sanitarie dei prossimi decenni, comprendere e limitare i fattori che accelerano il declino biologico rappresenta una priorità di salute pubblica”. (N.m.)

TUMORI GASTROINTESTINALI:CONFERMATO IL RUOLO PROTETTIVO DI DIETA RICCA DI FIBREUna dieta ricca di frutta, verdura, cerea...
16/12/2024

TUMORI GASTROINTESTINALI:
CONFERMATO IL RUOLO PROTETTIVO DI DIETA RICCA DI FIBRE

Una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali, pesce, legumi e latticini è in grado di proteggere l’organismo dal rischio di sviluppare tumori gastrointestinali e di migliorare gli esiti di queste patologie. La conferma arriva da due studi condotti da ricercatori della Flinders University (Adelaide, Australia).

“Abbiamo identificato molti collegamenti diretti tra cattive scelte alimentari e tumori gastrointestinali – afferma l’autore senior di entrambi gli studi, Yohannes Melaku – In particolare, abbiamo scoperto come una dieta ricca di fibre come frutta e verdura, che limiti al contempo il consumo di zuccheri e alcol, possa ridurre il rischio di cancro intestinale e di altri tipi di cancro. Il consumo di questi cibi promuove la crescita di batteri intestinali sani che possono ridurre l’infiammazione”.

I risultati supportano le linee guida del World Cancer Research Fund (WCRF) e dell’American Institute for Cancer Research (AICR), che promuovono diete ricche di cereali integrali, verdure, frutta e legumi, limitando al contempo il consumo di carne rossa e lavorata, bevande zuccherate e cibi lavorati. Tuttavia, come evidenziano gli stessi autori, sono necessari ulteriori studi per stimare l’effettivo impatto che la dieta ha sui tumori.

Indirizzo

Genova, Via Avio
Genova
16149

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
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