Dott.ssa Federica Mazzoli

Dott.ssa Federica Mazzoli Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e EMDR.
Ricevo in presenza ed on line.

01/12/2025

Hai il dubbio di avere un Disturbo Specifico di Apprendimento ma hai finito la scuola da un pezzo e ti chiedi se ha senso richiedere una valutazione.
Provo a risponderti.
SI per almeno tre ragioni.
💫 per offrire una narrazione diversa dei tuoi ricordi legati al periodo scolastico. Perché frasi come “si impegna ma non riesce”…”e’ intelligente ma e’ svogliato/a”, “non e’ in grado”, “no il liceo no…” possono aver lasciato il segno e condizionato le scelte. Ed allora forse e’ il momento di capire chi siamo e come apprendiamo, perché non e’ mai troppo tardi per tornare a sentirsi capaci.
💫 un DSA può impattare sulla vita lavorativa, qualsiasi professione tu svolga. Dare i resti, organizzare l’agenda, comprendere un contratto, ricordarsi una consegna, funzionare nella confusione possono emergere come difficoltà (a seconda del tuo profilo) che vanno affrontate attraverso strategie e misure che ne riducano l’invasivita’. Ma per farlo occorre sapere come funzioni ed accettarlo. Altrimenti ci si incaglia; nel lavoro ma anche nelle relazioni.
💫Ed arriviamo diretti al terzo punto. Conoscerti e’ meglio che navigare nel buio. Se sai puoi agire orientando le tue azioni verso una migliore qualità di vita.
I dubbi vanno dipanati.
Le domande cercano risposta.
E tu meriti chiarezza.
Non e’ colpa nostra se quando andavamo a scuola non vi era una legge che tutelava le nostre difficoltà.
Oggi c’è . Si chiama legge 170 ed e’ del 2010.
Con buona pace di boomer e millenials.

27/11/2025

Valutazione diagnostica…
🦋Quando richiederla? Dall’età scolare in avanti, senza limiti superiori in età adulta. Ciò significa che non e’ mai troppo tardi per eseguire una valutazione.
Se parliamo d’età ricordate che i sintomi devono essere presenti prima dei 12 anni d’età secondo il DSM V.
Ma sara’ il clinico esperto a rispondere ai vostri quesiti preservando il setting e guidando l’iter che condurrà ad un’eventuale diagnosi.
🦋 A chi? A professionisti sanitari (NPI, psichiatri, psicologo e psicoterapeuti) esperti ed opportunamente formati in neuroscienze e neurodivergenze. La valutazione e’ prevalentemente clinica e qualitativa ma non dimentichiamo che l’adhd e’ caratterizzato da una disregolazione e da un discontrollo che coinvolge i circuiti attentivi. Capire il tuo peculiare funzionamento comportamentale, emotivo e cognitivo e’ essenziale per agire su tutti i fronti entro una totale individualizzazione del percorso.
🦋 Perché? Se sei un genitore per dare spiegazione di agiti dirompenti, di stati di disattenzione che ostacolano l’apprendimento e la socializzazione, per promuovere una sana autostima, per prevenire il rischio di costruzioni comportamentali esternalizzanti o internalizzanti impattanti in epoca adolescenziale, per supportare l’apprendimento e permettere lo sviluppo di abilità. Se sei un adulto per rispondere a tutti i dubbi che la vita ti ha posto, per unire finalmente i tuoi puntini, per rispondere ai ritmi della società con un pacchetto di accettazione e consapevolezza necessari al miglioramento della qualità di vita, per iniziare una nuova era in cui la tua diversità non significhi nulla di diverso che unicità, per iniziare a parlarti e volerti bene.
Ognuno avrà le sue ragioni. Ma che sia chiaro, non fatelo per etichettarvi entro stereotipi che possono diventare alibi imprigionandovi entro le mura della rigidità e della resa.
Parola di Unapsico.

21/11/2025

Partiamo dalle basi… perche’ più guardo in giro più mi rendo conto, da clinico, che vi sono un sacco di castelli adorni con fondamenta che tremano.
Cosa e’ l’adhd?
A cosa serve la psicoterapia?
In tre parole:
A conoscersi…
A togliere confusione e stereotipi…
A stare bene nella propria pelle e nel mondo.
Ascoltate il video per saperne di più.
E se avete domande 💬 scrivetemi nei commenti.
Da unapsico ad unaprof e’ un attimo.

Adattarsi significa cambiare.O forse cambiare significa adattarsi.E adattarsi significa trovare nuovi spazi.O forse trov...
02/11/2025

Adattarsi significa cambiare.
O forse cambiare significa adattarsi.
E adattarsi significa trovare nuovi spazi.
O forse trovare nuovi spazi significa ricominciare.
Dicono che adattarsi sia sinonimo di accontentarsi; per me ha invece il sapore del riscoprirsi diversi da ieri, ritrovarsi, rinnovarsi, capirsi e reinventarsi. Adattarsi significa essere consapevoli della possibilità, della volontà, dell’inevitabilita’ del cambiamento.
Per adattarsi occorre accettazione, per accettare occorre attraversare le fasi del diniego, della resistenza, dell’opposizione, del dolore. Per poi plasmarsi a nuove parti di noi. Agli eventi della vita. Scendendo a patti con i pensieri che ci vogliono fermi, arrendevoli, passivi e ferrei.
Adattarsi significa riconoscersi.
Cambiare significa darsi nuove sfumature.
Che nella vita i piani b sono la regola non l’eccezione.

14 agosto 2018 Diluvia. Io sono in casa a Bergeggi con le bimbe e mia mamma.Abbiamo appena sentito mio papà al telefono;...
14/08/2025

14 agosto 2018
Diluvia. Io sono in casa a Bergeggi con le bimbe e mia mamma.
Abbiamo appena sentito mio papà al telefono; e’ in ditta a lavoro. Squilla nuovamente il telefono. Di nuovo lui. Strano.: “il Ponte è crollato”. “Quale ponte?” “Il nostro ponte”.
Dicono ci siano molte vittime. La pioggia e’ incessante, accendiamo la tv ed i nostri cellulari continuano a squillare. Le bimbe giocano, lontane dalla tragedia che sta capitando. Noi incredule davanti alle prime immagini. Pioggia fuori, pioggia dentro. Tuoni fuori, tuoni dentro. Cuore a mille. Respiro a metà.
Lo squillo del telefono e’ ciò che ho impresso nella memoria perché quel ponte, il nostro ponte, era nelle trame della nostra vita genovese. C’è chi l’ha attraversato due ore prima, chi sappiamo l’avrebbe passato e non riusciamo a contattare, chi per la pioggia ha rimandato la partenza e chi l’avrebbe attraversato poco dopo.Il triste gioco dei “se e dei ma”; solamente che non e’ un gioco e chi, come noi, ha avuto la fortuna di non essere coinvolto dalla tragedia in prima persona si porta ancora il segno addosso di quel maledetto 14 agosto.
43 vite spezzate, 43 famiglie distrutte, soccorritori che si sono portati sulla pelle la ferita del trauma, i numerosi sfollati che hanno dovuto lasciare la loro casa da un minuto all’altro, i sopravvissuti che hanno avuto ferite silenziose di cui prendersi cura.
Io, da psico dell’emergenza, ho dato sfogo alla frustrazione dell’impassibilità entro la rete di volontariato attivata immediatamente dall’associazione emdr di cui orgogliosamente faccio parte. Ma mi sono sentita piccola, mi sento piccola di fronte ad una tragedia che ha squarciato a metà vite, famiglie e la nostra stessa città.
Di quel giorno ricordo ogni cosa. Si chiama memoria emozionale; possiamo scordarci cosa abbiamo fatto ieri ma non dove eravamo nel momento in cui eventi altamente impattanti si sono verificati.
E dimenticare e’ impossibile, inefficace ed insensato.
Ricordare che basta un attimo, che la vita accade per gran parte al di fuori del nostro controllo, e’ quanto possiamo ricavarne per cercare la nostra pace.
Per dire, per agire, per vivere.

❤️

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16131

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