01/11/2023
Da 6 mesi ho iniziato una nuova attività. Ho cambiato ambiente, non sono più solo nel mio studio, ma in un reparto ospedaliero. Questo mi ha portato a prendermi del tempo per adattarmi a questo cambiamento, ai ritmi di un reparto, alle dinamiche interne con medici ed infermieri, a come essere il più possibile d’aiuto ai pazienti.
Non è un reparto semplice, i piccoli pazienti e le loro famiglie stanno male, molto male. Non solo psicologicamente (a volte arrivano senza alcun disturbo psicologico), ma soprattutto fisicamente. Mi sono chiesta e, ancora tutti i giorni mi chiedo, come posso io aiutarli. La mia esperienza, le competenze apprese negli anni, la formazione, tutto quello che possiamo definire il “saper fare” sono sicuramente strumenti indispensabili e utilissimi. Per questo continuo e continuerò sempre a studiare e formarmi. Ma mi rendo ogni giorno conto che quello che molte volte arriva di più è il “saper essere”: quello che sono io, le mie emozioni, il mio saper ascoltare, lo stare con loro e per loro lì, anche in silenzio. Forse in questo contesto più di altri ho compreso davvero l’importanza della relazione e della presenza di cui si parla sempre in psicoterapia.
Una telefonata ad una mamma che ti dice “sono proprio contenta di sentirti”, o un nonno che ringrazia perché sono passata a chiedere “come sta?” o un bambino che fa comprare alla mamma un piccolo regalino per me perché ho passato del tempo con lui a giocare. È psicoterapia? Io credo di sì, fatta meno di tecniche volte al cambiamento e più di uno stare in quella relazione, IO e TE.