24/11/2025
Gli specchi dei Bhut (dal testo di Otark Griese sugli Specchi Magici)
Cinque ufficiali inglesi, tra cui il narratore di questo episodio (il colonnello Stephan Fraser), furono una volta testimoni di una danza luminosa dei maghi brahmani (Mantra-Vallah) a Mattura, nel regno di Agra, sulla riva orientale del Jamna. La città era famosa per il commercio di strumenti magici ed è uno dei due luoghi dove sono in grado di produrre paraftalina, una resina utilizzata nelle operazioni con specchi magici. Questi maghi brahmani chiamano lo stato di chiaroveggenza il 'sonno siolàmico'. Alcuni autori mistici ritengono che questi maghi abbiano acquisito le loro conoscenze dalla 'via sinistra' dai loro vicini Dugpù e Bhut. Non possiamo confermarlo.
Ecco un racconto abbreviato del colonnello Fraser. Un giorno stabilito, i cinque ufficiali si diressero attraverso i canyon delle colline di Choki verso un piccolo villaggio, dove si doveva svolgere la misteriosa danza di Sebejéh."
"Lo sceicco, che aveva circa settant'anni, giudicando dall'aspetto venerabile e dalla barba grigia dei suoi nipoti, li accolse con cordialità e subito fece i preparativi per i rituali. Due coppie di giovani fidanzati, portando contenitori di terracotta, tracciarono un cerchio sulla terra; i contenitori erano riempiti con una sostanza nera e vischiosa simile al catrame. Lo sceicco spiegò che questa sostanza, che si trova nelle fessure vulcaniche delle montagne di Mahadeo in Gondwana, viene raccolta da ragazzi e ragazze sessualmente immaturi; tuttavia, può essere trovata solo nel mese di giugno. Poi, in modo misterioso, viene preparata per quaranta e nove giorni da giovani destinati a sposarsi. Il cerchio era stato tracciato vicino a un piccolo altare di pietra, su cui ardeva il fuoco eterno garunah. Sopra il fuoco, su un treppiede, era posta una grande anfora di terracotta, nella quale i quattro giovani operatori versarono un quarto del contenuto dei loro contenitori. Alcune centinaia di presenti si radunarono attorno al cerchio. Una parte di loro batteva sui tamburi e su grandi piatti. Nel frattempo, lo sceicco spiegava agli ufficiali i simboli. Il fuoco rappresenta l'anima universale eterna della natura. Sopra di esso ci sono tre forze divine Parabrahmanas. Il treppiede rappresenta l'idea di creazione, protezione e trasformazione. Il palo, coperto dalle pelli dei brejlovi, coronato da una noce di cocco e conficcato nel terreno davanti all'altare, simboleggia le forze maschili, severe e penetranti della forza creativa di Dio. L'anfora sopra il fuoco simboleggia le forze passive femminili.
Al ritmo delle voci imploranti, al suono di flauti di rame, al rombo dei tamburi e dei più vari strumenti, inizia una danza strana, si odono le grida di donne e ragazze, che vengono gradualmente sconvolte fino a una frenesia religiosa. Questo concerto rumoroso risponde ai monti circostanti come voci dei devanam, inclinati ad ascoltare i desideri dei mortali."
Le giovani e aggraziate fanciulle, procedendo con movimenti sinuosi e dolci, i cui corpi sembrano partecipare completamente al ballo, adornate con tutta la magnificenza orientale, esprimono con l'incanto delle linee dei loro corpi, inginocchiandosi e con i movimenti a serpente delle braccia, la più ideale poesia d'amore. Danzando attorno all'oggetto fallico, mescolano con cucchiai d'argento il contenuto delle ciotole che portano, mentre le due coppie che hanno avviato il rituale si muovono ritmicamente. Il vecchio brahmana, con voce sommessa, senza interrompere la contemplazione degli stranieri causata dalla danza e dalla musica, penetrava nei loro cuori con una forza magnetica, plasmando le loro anime come cera morbida per la prima fase del rito occulto. Con un linguaggio ornato di poesia orientale, svelava loro la vera natura della passione. La indicava come la radice nascosta dell'anima umana, il fondamento di ogni esistenza, l'energia invisibile che muove tutto il creato; una sostanza inizialmente semplice, poi divisa in innumerevoli gerarchie di forza, ricercata come un elisir e che diventa onnipotente nelle mani di chi la controlla.
"La sostanza in queste ciotole", aggiungeva lo sceicco, "è impregnata di passione, del suo potere magico, e in questo momento, quando il livello del liquido si stabilizza, i veggenti vedranno non solo scene della vita terrena, ma anche visioni affascinanti dei regni degli dei. Questo è il vero segreto." Nel frattempo, i musicisti accelerano il ritmo e i danzatori intensificano i loro movimenti. All'improvviso, una delle ragazze si separa dalle prime coppie di sposi, e mentre le sue compagne mescolano la sostanza nera sul fuoco e cantano canti magici, continua a danzare, sollevando la sua gonna ricamata d'oro, offrendo agli occhi incantati degli spettatori l'offerta della sua bellezza.
Le linee perfette del suo giovane seno si bagnano nell'aria fresca del crepuscolo: la matassa dei suoi capelli neri sciolti vivacizza delicatamente il suo seno e le curve dei suoi fianchi. La sua danza non conosce i rapidi movimenti delle nostre danze; i simboli vivono con la forza della scienza, elevando la sacralità del tempio, ogni passo svela un mistero, ogni gesto evoca Potere. Il movimento ondulato del corpo, il dondolio dei fianchi accompagna la tessitura delle braccia giovani e lo sguardo divino della fanciulla sembra completamente dedicato al più alto ideale. Erano scosse dell'anima stessa, che sembravano trasmettersi al corpo in modo inspiegabilmente casto. Le onde erranti dei suoi movimenti sensuali esprimevano migliaia di sfumature di desiderio e vergogna, rapendo gli spettatori in silenzio: poiché la bellezza risiede solo nel Mistero inesprimibile.
Improvvisamente, la danzatrice del tempio interruppe l'osservazione stupita del colonnello e lo invitò a guardare nella grande ciotola magica: invece della sostanza nera che ribolliva, vide con stupore i colori più tenui, che cambiavano continuamente in forme di fiori scintillanti, e sulla sua superficie intravide i suoi amici, i suoi genitori e molte altre cose.
(Breve estratto di una delle corpose dispense destinate al Corso sugli Specchi Magici)