Fimmg Genova - Medicina e salute

Fimmg Genova - Medicina e salute La pagina divulgativa del blog "Lavocedelmiomedico"

06/12/2025

Allora cari seguaci delle morti improvvise, parliamone. Parliamone davvero stavolta, con i dati alla mano e senza urlare o scannarci.

È uscito su JAMA Network Open uno studio di coorte francese che ha seguito quasi 29 milioni di persone per quattro anni. Sì, avete letto bene: quasi trenta milioni di individui, seguiti dal 2021 al 2025, confrontando chi ha ricevuto i vaccini mRNA contro il COVID-19 e chi è rimasto non vaccinato. E indovinate un po'? I dati dicono esattamente il contrario di quello che vi hanno raccontato nei vostri canali Telegram.

Lo studio ha preso 22,7 milioni di vaccinati e 5,9 milioni di non vaccinati, tutti tra i 18 e i 59 anni, seguendoli per una mediana di 45 mesi. Hanno controllato tutto: età, sesso, condizioni preesistenti, diabete, cancro, patologie cardiovascolari, deprivazione socioeconomica. Hanno pesato i dati con modelli di Cox inversi per bilanciare le differenze tra i due gruppi. Hanno fatto analisi di sensibilità con controlli negativi per assicurarsi che non ci fossero fattori confondenti non misurati. Hanno diviso i follow-up in periodi di tre mesi. Hanno stratificato per regione, per tipo di vaccino ricevuto, per storia di COVID-19 precedente. Hanno fatto tutto quello che si deve fare quando si vuole capire veramente cosa sta succedendo.

E cosa hanno trovato? Che i vaccinati avevano un rischio di mortalità per tutte le cause inferiore del 25% rispetto ai non vaccinati, con un hazard ratio ponderato di 0,75. Non solo: il rischio di morte per COVID-19 grave era inferiore del 74% nei vaccinati. E quando hanno escluso le morti per COVID-19 dall'analisi, per vedere se c'era qualche segnale preoccupante sulle altre cause di decesso, il risultato è rimasto praticamente identico. I vaccinati morivano meno anche di cancro, di malattie cardiovascolari, di cause esterne (non dipendenti dalla vaccinazione) come incidenti stradali e cadute.

Ora, lo so cosa state pensando.
"Ma è il bias del vaccinato sano!"

Certo, potrebbe esserci. Infatti gli autori dello studio ci hanno pensato anche loro. Hanno usato outcome di controllo negativo come ospedalizzazioni per traumi e infortuni involontari per catturare eventuali differenze comportamentali o confondenti non misurati. Risultato? Anche dopo questa calibrazione, i vaccinati mostravano comunque una riduzione del rischio del 20% circa. L'E-value calcolato era 1,99, il che significa che servirebbe un confondente non misurato con un'associazione molto forte sia con l'esposizione che con la mortalità per spiegare completamente l'associazione osservata.

Ma andiamo oltre.

Hanno anche fatto uno studio separato sulla mortalità a breve termine, nei sei mesi successivi alla vaccinazione, usando modelli auto-controllati che sono il gold standard per valutare la sicurezza vaccinale nel breve periodo. Risultato? La mortalità per tutte le cause era inferiore del 29% nei sei mesi post-vaccinazione rispetto ai periodi di controllo. Non c'era nessun segnale di morti improvvise aumentate dopo la vaccinazione. Anzi, il contrario.

Quando hanno diviso il follow-up in periodi di tre mesi, hanno visto che l'associazione protettiva era più forte all'inizio e si attenuava nel tempo, stabilizzandosi attorno a un hazard ratio di 0,80 dopo circa 15 mesi. Questo è perfettamente coerente con l'effetto protettivo della vaccinazione che diminuisce con il tempo, non con qualche misteriosa ondata di morti improvvise che arriva anni dopo.

Hanno stratificato per tipo di vaccino. Chi aveva ricevuto BNT162b2 (Pfizer) mostrava una riduzione del rischio del 27%, chi aveva ricevuto mRNA-1273 (Moderna) una riduzione del 12%.

Entrambi protettivi. Nessun aumento di mortalità.

Hanno stratificato per periodi prima e dopo l'introduzione del pass vaccinale in Francia, per vedere se ci fosse qualche differenza legata a chi si vaccinava per obbligo versus chi lo faceva volontariamente. L'associazione era più forte nel periodo precedente al pass, probabilmente perché chi si vaccinava prima era più motivato e attento alla salute, ma comunque protettiva anche dopo.

Le cause principali di morte erano cancro, cause esterne e malattie cardiovascolari. In tutte queste categorie, i vaccinati morivano meno dei non vaccinati. Non c'era nessuna categoria in cui emergesse un segnale di pericolo. Nemmeno per le miocarditi o le trombosi, che pure sono eventi avversi riconosciuti (e rari) dei vaccini mRNA. La proporzione di morti per COVID-19 sul totale delle morti è diminuita nel tempo in entrambi i gruppi, come ci si aspettava con l'evoluzione della pandemia.

Quindi ricapitoliamo: quasi 29 milioni di persone, quattro anni di follow-up, controlli per decine di variabili, analisi di sensibilità multiple, stratificazioni per ogni sottogruppo immaginabile, modelli statistici robusti.

Il risultato è che i vaccinati stavano meglio. Non peggio. Meglio.

Meno morti per COVID, meno morti per cancro, meno morti per malattie cardiovascolari, meno morti in generale. Questo ovviamente non significa che il vaccino protegga da tutte le malattie o che renda immortali, sia chiaro.

Ora, voi che avete passato quattro anni a parlare di morti improvvise, di miocarditi esplosive, di genocidio vaccinale, di complotti farmaceutici, dove sono i vostri dati? Dove sono i vostri studi di coorte su 29 milioni di persone? Dove sono le vostre analisi pubblicate su riviste peer-reviewed? Dove sono i vostri hazard ratio ponderati e le vostre calibrazioni con outcome di controllo negativo? Avete qualcosa oltre a screenshot di profili Twitter, video di medici radiati, aneddoti non verificati e ragionamenti circolari?

Questo studio francese non è perfetto. Nessuno studio lo è mai. Gli autori stessi discutono i limiti: possibile residual confounding, l'impossibilità di catturare tutti i fattori comportamentali, le difficoltà metodologiche nel confrontare vaccinati e non vaccinati su periodi lunghi. Ma è uno studio serio, metodologicamente solido, trasparente nei suoi limiti, basato su dati nazionali completi. E dice che i vaccini mRNA hanno salvato vite, non il contrario.

Quindi sì, e ora come la mettiamo, cari seguaci delle morti improvvise? Come la mettiamo con questo studio che vi smentisce su tutta la linea? Continuerete a ignorarlo, a dire che è tutto truccato, che Big Pharma ha comprato anche JAMA, che i dati francesi sono manipolati? O forse, forse, è arrivato il momento di ammettere che vi siete sbagliati. Che avete creduto a una narrazione che non aveva basi solide. Che avete contribuito a diffondere paura ingiustificata e sfiducia nei confronti di interventi sanitari che hanno salvato milioni di vite nel mondo.

I dati sono questi. Adesso sta a voi decidere se volete perlomeno guardarli o continuare a chiudere gli occhi.

Il paper è disponibile nei commenti. ⤵️

06/12/2025

L’OZONOTERAPIA: PROMESSE, EVIDENZE, COSTI E RISCHI

L’ozonoterapia viene spesso presentata come una panacea utile per dolori articolari, infezioni, problemi dermatologici, malattie croniche e perfino COVID-19.

Tuttavia, quando si passa dal marketing ai dati, la realtà è molto diversa: le basi scientifiche sono estremamente deboli, gli studi clinici hanno qualità metodologica bassa, e non esiste alcuna indicazione approvata da enti regolatori.

La FDA (Food and Drug Administration, ente regolatorio statunitense) definisce l’ozono un gas TOSSICO PRIVO DI UTILITÀ MEDICA in terapia specifica, aggiuntiva o preventiva, e precisa che le concentrazioni necessarie per ottenere un effetto germicida sono incompatibili con la sicurezza dell’organismo umano.

Le revisioni sistematiche confermano questo quadro. Una meta-analisi sul “Journal of Evidence-Based Dental Practice” mostra che le prove a favore dell’ozono contro la carie sono di certezza molto bassa e non permettono alcuna raccomandazione clinica.

Analogamente, una revisione della letteratura sul “Journal of Clinical and Aesthetic Dermatology” conclude che i dati disponibili su acne, ulcerazioni, dermatiti ed herpes sono preliminari, inconsistenti e privi di protocolli standardizzati.

Nell’ambito muscolo-scheletrico, una umbrella review (revisione di più revisioni) pubblicata su “Frontiers in Physiology” sull’artrosi del ginocchio dimostra che tutte le revisioni ottengono un giudizio di qualità ‘criticamente basso’ secondo la scala AMSTAR-2, un livello che limita fortemente la possibilità di trarre conclusioni cliniche attendibili.”

STORIA DELL’OZONOTERAPIA: UNA PROMESSA MAI VALIDATA

L’ozono viene isolato nel 1840 da Christian Friedrich Schönbein, che ne osserva l’odore pungente e le proprietà ossidanti.

Nella prima metà del XX secolo alcuni medici militari europei sperimentano l’ozono per il trattamento empirico delle ferite infette. Sono tentativi privi della metodologia moderna: nessun controllo, nessuna randomizzazione, nessuna farmacocinetica.

Nei decenni successivi compaiono dispositivi rudimentali per uso “medico”, ma non esiste un singolo passaggio storico in cui l’ozonoterapia venga accettata dalla medicina accademica. A differenza di terapie nate in ambito sperimentale e successivamente validate (come iperbarica, dialisi, ECMO), l’ozono non supera mai la barriera delle evidenze: resta confinato in correnti para-alternative, corsi privati e associazioni non integrate nei sistemi universitari.

BIAS LINGUISTICO: PERCHÉ “OZONO” PIACE COSÌ TANTO

Esiste un elemento psicologico spesso ignorato: la parola “ozono” suona bene. Fin da bambini sentiamo parlare del “buco nell’ozono”, lo “scudo dell’atmosfera perforato” che ci protegge dai raggi UV.

L’ozono assume così un’aura positiva e quasi salvifica. Questo imprinting linguistico crea un bias cognitivo: ciò che suona protettivo ci sembra anche curativo.

Ma nella fisiologia umana l’ozono non è uno scudo: è un ossidante altamente reattivo, capace di danneggiare membrane cellulari, proteine e lipidi.

L’effetto “benefico” è una costruzione comunicativa, non una realtà biologica.

ASPETTI ECONOMICI: PERCHÉ È COSÌ DIFFUSA NONOSTANTE LA SCARSA EVIDENZA

L’ozonoterapia non sopravvive per le evidenze cliniche, ma per un modello economico perfetto per il mercato privato. Basandosi su vari siti clinici online che offrono l’ozonoterapia, si comprende che:

- Il gas costa pochissimo: il gas di partenza (ossigeno medicale) ha un costo molto contenuto. L’ozono non viene acquistato come tale: viene generato sul momento a partire da ossigeno medicale, il cui costo industriale per litro è basso. Ogni seduta utilizza una quantità minima di ossigeno, rendendo il costo vivo per trattamento di pochi euro o meno.

- Le macchine sono relativamente economiche: i generatori di ozono hanno un costo iniziale variabile ma, una volta acquistati, comportano spese operative ridotte. I dispositivi medicali per ozonoterapia hanno prezzi che possono andare da alcune migliaia fino a decine di migliaia di euro, a seconda del modello. Tuttavia, dopo l’acquisto, il costo per seduta rimane molto basso (ossigeno + energia elettrica minima), il che rende l’investimento rapidamente ammortizzabile per un centro privato.

- Le sedute durano pochi minuti e non richiedono personale specializzato.

- Non essendo una terapia rimborsata, le sedute sono pagate interamente dal paziente, spesso tra 60 e 150 euro ciascuna.

- Nella pratica corrente, molti centri privati propongono cicli di 6–12 sedute (talvolta anche 5, 8 o 10), definiti con ampia discrezionalità dall’operatore, in assenza di linee guida ufficiali che stabiliscano un numero standard di trattamenti.

Alla luce di questi elementi, è ragionevole ritenere che il margine economico possa essere significativo. Ad esempio, il sito Global Insight Services afferma che

“Medical Ozone Therapy Market is anticipated to expand from $579.7 million in 2024 to $980.9 million by 2034, growing at a CAGR of approximately 5.4%.”, ossia “Il mercato della terapia medica con ozono dovrebbe espandersi da 579,7 milioni di dollari nel 2024 a 980,9 milioni di dollari entro il 2034, con un tasso annuo di crescita composto (CAGR) di circa il 5,4%.”

PERICOLOSITÀ ED EFFETTI COLLATERALI DOCUMENTATI

L’idea che l’ozonoterapia sia innocua è però falsa. L’ozono è un ossidante potente e può causare danni significativi.

1) EMBOLIA GASSOSA FATALE: documentata da Marchetti & La Monaca (2000) in una paziente sottoposta a autoemotrasfusione ozonizzata. È un evento perfettamente plausibile, perché anche piccole quantità di gas nei vasi possono raggiungere cuore o cervello provocando arresto cardiaco.

2) CONTAMINAZIONE E INFEZIONE: il cluster di HCV (virus dell’epatite C) identificato da Faustini et al. (2005) in un ambulatorio romano dimostra che pratiche non standardizzate possono funzionare come vettori di trasmissione virale.

3) Effetti collaterali comuni: dolore, irritazione, sincope vagale (svenimento riflesso), ipotensione, cefalea, reazioni infiammatorie, nausea.

4) STRESS OSSIDATIVO: l’ozono aumenta la produzione di radicali liberi, in contraddizione con la narrativa “rigenerante” proposta da molti promotori.

In combinazione con l’assenza di prove solide di efficacia, questi rischi fanno sì che l’ozonoterapia non possa essere presentata come pratica sicura né come terapia riconosciuta dalla medicina basata sulle evidenze.

CONCLUSIONI

L’ozonoterapia, allo stato attuale, è una pratica non supportata da evidenze solide, priva di indicazioni approvate, con rischi reali e una storia che non coincide con la medicina accademica. Il successo commerciale e linguistico non deve essere scambiato per validità terapeutica. Un medico che voglia mantenersi allineato all’evidence-based medicine non può proporla come trattamento scientificamente fondato.

ANNOTAZIONI ETICO-PRATICHE PER I PAZIENTI, PER I MEDICI PRATICANTI L’OZONOTERAPIA E PER I MEDIA

Per i pazienti: siete naturalmente liberi di sottoporvi all’ozonoterapia, ma è fondamentale farlo con piena consapevolezza di ciò che la scienza dice oggi sulla sua reale efficacia e sui potenziali rischi che la procedura comporta.

Per i medici: se scegliete di praticarla, è imprescindibile informare in modo trasparente e completo i pazienti, chiarendo che le linee guida internazionali indicano altri trattamenti come standard di scelta e che l’ozonoterapia non può essere proposta come alternativa certamente efficace o superiore alle terapie validate.

Per i media: presentare il titolo di ozonoterapeuta come un elemento di assoluto prestigio è una scelta, a mio avviso, discutibile da parte di professionisti, paragonabile a enfatizzare competenze in pratiche non validate; è essenziale verificare il reale valore dei titoli e distinguerli da specializzazioni mediche o dottorati di ricerca riconosciuti, per non attribuire autorevolezze fuorvianti. Dirsi esperto di ozonoterapia non è come dirsi esperto di neurochirurgia.

Nota di disclaimer: questo post non è rivolto contro singole persone che praticano l’ozonoterapia. È un’analisi critica della disciplina nel suo complesso e riflette ciò che ad oggi emerge dalla letteratura scientifica internazionale.

L’obiettivo è solo quello di fornire una informazione chiara e basata sui dati ai pazienti, così che il pubblico possa prendere decisioni consapevoli nel rispetto della propria salute.

BIBLIOGRAFIA

Faustini, A., Capobianchi, M. R., Martinelli, M., Abbate, I., Cappiello, G., & Perucci, C. A. (2005). A cluster of hepatitis C virus infections associated with ozone-enriched transfusion of autologous blood in Rome, Italy. Infection Control & Hospital Epidemiology, 26(9), 762–767. https://doi.org/10.1086/502614

Lino, V. T. S., Marinho, D. S., Rodrigues, N. C. P., & Andrade, C. A. F. (2024). Efficacy and safety of ozone therapy for knee osteoarthritis: An umbrella review of systematic reviews. Frontiers in Physiology, 15, 1348028. https://doi.org/10.3389/fphys.2024.1348028

Marchetti, D., & La Monaca, G. (2000). An unexpected death during oxygen-ozone therapy. American Journal of Forensic Medicine and Pathology, 21(2), 144–147. https://doi.org/10.1097/00000433-200006000-00010

Modena, D. A. O., de Castro Ferreira, R., Froes, P. M., & Rocha, K. C. (2022). Ozone therapy for dermatological conditions: A systematic review. Journal of Clinical and Aesthetic Dermatology, 15(5), 65–73.

Santos, G. M., Pacheco, R. L., Bussadori, S. K., Santos, E. M., Riera, R., Latorraca, C. O. C., Mota, P., Bellotto, E. F. B. C., & Martimbianco, A. L. C. (2020). Effectiveness and safety of ozone therapy in dental caries treatment: Systematic review and meta-analysis. Journal of Evidence-Based Dental Practice, 20(4), 101472. https://doi.org/10.1016/j.jebdp.2020.101472

Prof. F.M. Galassi, MD PhD

17/11/2025

Israele rivoluziona la lotta alla SLA: scoperta una terapia che rigenera i neuroni

Scienziati israeliani guidati dall’Università di Tel Aviv hanno compiuto un salto storico nella ricerca sulla SLA, una malattia neurodegenerativa finora considerata irrimediabile. Il gruppo ha scoperto un meccanismo molecolare chiave che alimenta la progressione della patologia e ha sviluppato una terapia genica basata su RNA in grado non solo di arrestare la degenerazione dei neuroni motori, ma anche di promuoverne la rigenerazione.

I ricercatori hanno identificato una piccola molecola, il microRNA-126, prodotta dalle cellule muscolari sane, che viene trasportata ai terminali nervosi. In condizioni normali, questa molecola limita l’accumulo della proteina tossica TDP-43, che nei pazienti con SLA tende ad aggregarsi e danneggiare i mitocondri, mettendo in crisi la funzionalità energetica dei neuroni. Nei modelli sperimentali della malattia, quando il livello di microRNA-126 scende, i neuroni si degradano; al contrario, aumentandolo, i ricercatori hanno osservato una riduzione degli aggregati di TDP-43, il ripristino dell’attività neuronale e persino la ricostruzione delle connessioni neuromuscolari.

Lo studio è stato condotto in collaborazione con ricercatori del Sheba Medical Center, dell’Istituto Weizmann e dell’Università Ben-Gurion, oltre a istituti internazionali. L’approccio terapeutico potrebbe aprire la strada a un trattamento concreto per la SLA, basato sulla somministrazione di microRNA-126 tramite vettori virali sicuri già utilizzati in altri contesti clinici.

Questa scoperta rappresenta una potenziale rivoluzione nella cura della SLA: non più solo rallentare il decorso della malattia, bensì intervenire attivamente per rigenerare neuroni compromessi. Se i futuri studi clinici confermeranno la sicurezza e l’efficacia di questa terapia, si potrebbe assistere a una svolta storica nella medicina per una delle malattie neurologiche più devastanti.

Sul piano internazionale, questa ricerca consolida il ruolo di Israele come leader nell’innovazione biotecnologica. Offrendo reali prospettive di cura, il progetto potrebbe attirare investimenti e collaborazioni globali, contribuendo a trasformare l’ecosistema della ricerca medica nel Paese e oltre.

(ricordate chi ha deciso di tagliare le collaborazioni con le università israeliane - n.d.r.)

https://healthriskadapt.eu/
17/08/2025

https://healthriskadapt.eu/

In the face of escalating climate challenges like heatwaves and air pollution, current adaptive measures are proving insufficient. With this in mind, the EU-funded healthRiskADAPT project will pioneer transformative adaptation strategies across Europe. Focused on Mediterranean, Alpine, and Continent...

Senza parole.
17/07/2025

Senza parole.

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