Centro Fiore di Loto

Centro Fiore di Loto Gruppo che si propone la pratica e la diffusione dello Yoga, secondo le antiche tradizioni indiane

08/11/2025
02/11/2025

Il dolore è l’altra faccia dell’amore, come la guarigione lo è della malattia. Entrambi gli stati coesistono sempre e sta a noi gran parte della scelta.
Per questo motivo nessuno può guarire un altro e la guarigione resta sempre un’azione riflessiva.
Tutti desiderano guarire. Quanti, tuttavia, accettano di mettersi nella condizione di stare bene, vivere in armonia, superare i conflitti? La guarigione è un concetto molto idealizzato e mistificato. Negli ultimi anni, nondimeno, è stato largamente assimilato al profitto e al consumo: la guarigione non è più un processo animico, spirituale, biologico, bensì una merce immateriale ambiguamente promessa da un’industria con interessi miliardari.
Al contrario, la guarigione non si può vendere.
Né si può trasferire, somministrare, impartire, donare o causare.
Si può solo manifestare come culmine di un divenire, ripristino di un ordine, acquisizione di consapevolezza e comprensione, ristrutturazione di una relazione. Tutti i percorsi e gli approcci al servizio della guarigione sono giusti e soggetti alla coscienza di chi li persegue, per cui non si può aggiungere alcun nuovo cammino che sia contro gli altri: semplicemente li integra.

Gabriele Policardo

31/10/2025

Il grasso che non si vede è causa diretta di aterosclerosi (altro che i numerini del colesterolo)

Un ampio studio pubblicato pochi giorni fa su Communications Medicine, rivista del gruppo Nature Portfolio, ha esaminato oltre 33.000 persone tra Canada e Regno Unito utilizzando tecniche di imaging avanzate come la risonanza magnetica. I ricercatori hanno misurato con precisione il grasso viscerale – quello che si accumula nella cavità addominale attorno agli organi – e il grasso epatico, valutandone poi l'associazione con l'aterosclerosi delle carotidi.

I risultati sono inequivocabili e meritano di essere compresi a fondo.

Il grasso viscerale è uno dei nemici numero uno della nostra salute. Il vero nemico non è quello che pizzichiamo con le dita davanti allo specchio (grasso sottocutaneo), ma quello che silenziosamente avvolge i nostri visceri.

Lo studio rivela che la presenza di grasso viscerale mostra un'associazione DIRETTA e INDIPENDENTE con l'ispessimento e l'irrigidimento delle arterie carotidee.

Questa relazione persiste anche dopo aver tenuto conto di tutti i fattori di rischio cardiovascolare tradizionali: età, sesso, fumo, pressione arteriosa, colesterolo, diabete.

In pratica, più grasso viscerale si accumula, maggiore è il danno alle pareti arteriose, indipendentemente dagli altri parametri che i medici controllano abitualmente.

Permettetemi di spiegarvi perché questo è così importante.

Il grasso viscerale non è semplicemente un deposito inerte di energia che ci appesantisce quando facciamo le scale. È un tessuto metabolicamente attivo, un vero e proprio organo endocrino che produce continuamente sostanze chiamate citochine infiammatorie. Queste molecole sono come piccoli messaggeri chimici che diffondono l'infiammazione in tutto l'organismo, raggiungendo le pareti dei vasi sanguigni, il cuore, il fegato, il pancreas.

Prendiamo le arterie coronarie, quelle che portano sangue ossigenato al muscolo cardiaco. Scorrono sulla superficie esterna del cuore, non al suo interno – un dettaglio anatomico fondamentale. Quando siamo in sovrappeso, il grasso viscerale comincia ad accumularsi proprio lì, avvolgendo progressivamente il cuore come in un abbraccio soffocante. Quel grasso, producendo citochine infiammatorie, entra in contatto diretto con le cellule che rivestono l'interno delle coronarie, l'endotelio vascolare. Non è un processo immediato, ma graduale: le cellule infiammate smettono di funzionare correttamente, il sangue scorre meno bene, e nel corso degli anni si formano quelle placche che possono portare all'infarto.

Lo studio conferma con dati solidi e robusti ciò che chi mi conosce mi sente ripetere da tempo: il grasso viscerale rappresenta un predittore indipendente di aterosclerosi. Anche quando si correggono statisticamente tutti gli altri fattori di rischio conosciuti, la sua presenza continua ad associarsi con un maggior danno vascolare. Il grasso sottocutaneo, quello visibile e palpabile che tanto ci preoccupa esteticamente, ha invece un ruolo molto meno pericoloso dal punto di vista metabolico.

E qui arriva un'altra verità scomoda che non possiamo ignorare: non serve avere un aspetto palesemente "in sovrappeso" per essere a rischio. Già nel 2012 i ricercatori dell'Imperial College di Londra avevano coniato l'espressione TOFI – Thin Outside, Fat Inside, "magri fuori, grassi dentro" – per descrivere persone apparentemente magre che mostravano alla risonanza magnetica significativi depositi di grasso viscerale. Non parliamo di casi isolati: stimarono che tra il 13 e il 18% delle persone di peso "normale" fossero metabolicamente obese.

Questo nuovo studio ribadisce lo stesso concetto: l'aspetto esteriore non è un indicatore affidabile dello stato metabolico. Si può avere una quantità pericolosa di grasso viscerale senza saperlo, senza vederlo allo specchio.

La pancetta, anche se appena accennata, è un messaggio che il corpo sta mandando. È il segnale visibile di un problema invisibile: se notate una piccola sporgenza addominale, il grasso viscerale ha già avvolto i vostri organi interni, compreso il cuore. È l'infiammazione silente che prepara il terreno per l'ipertensione, il diabete, l'infarto, la steatosi epatica.

Ma come si arriva a questo punto?

Il nostro corpo possiede una saggezza antica. Per millenni, il tessuto adiposo è stato un prezioso alleato nella sopravvivenza: nelle epoche caratterizzate da alternanza tra abbondanza e carestia, i nostri antenati dipendevano dall'accumulo di grasso come riserva energetica per affrontare i lunghi inverni. Per questo motivo, il nostro organismo non è progettato per avere meccanismi di allarme specifici contro l'eccesso di grasso viscerale e può immagazzinare quantità virtualmente illimitate di trigliceridi.

L'unico segnale naturale di controllo è la sazietà, regolata da un complesso intreccio di ormoni, segnali nervosi e stimoli digestivi. Tuttavia, questo equilibrio può essere facilmente alterato: i cibi ricchi di carboidrati stimolano il rilascio di dopamina, lo stesso neurotrasmettitore coinvolto nei circuiti di gratificazione attivati da alcune droghe. Il risultato è un ciclo di piacere e desiderio che può sfociare in una vera dipendenza.

Mangiare continuamente cibi iperinsulinogenici – amidi, zuccheri, carboidrati – innesca un circolo vizioso. Il glucosio che non viene immediatamente utilizzato a scopo energetico (cosa che accade raramente nella vita sedentaria moderna) stimola un'eccessiva secrezione di insulina. L'eccesso di insulina prodotta dal pancreas trasforma tutto il glucosio che il fegato non riesce a immagazzinare in grasso viscerale, che si accumula nella pancia negli uomini, nella pancia e nelle cosce nelle donne.

Anche il fegato diventa grasso: all'ecografia appare come "fegato steatosico". E qui devo sottolinearlo con forza: in questi casi NON dovete diminuire i grassi buoni della dieta, ma gli zuccheri, i carboidrati! Non a caso, per far ingrassare il fegato delle oche negli allevamenti destinati al foie gras, gli animali vengono ingozzati di zucchero fin da piccoli – una crudeltà che la legge dovrebbe vietare, ma che ci insegna molto sulla fisiologia.

Questo studio conferma anche l'associazione tra grasso epatico e aterosclerosi. Il messaggio è chiaro: entrambi questi accumuli di grasso sono dannosi, anche se agiscono attraverso meccanismi diversi.

La buona notizia – e voglio che questo sia chiaro – è che tutto questo è reversibile.

Il grasso viscerale e il grasso epatico possono diminuire con le scelte giuste. Non serve contare ossessivamente le calorie o eliminare i grassi dalla dieta. Serve mangiare meglio: ridurre drasticamente i cibi che stimolano eccessive risposte insuliniche, scegliere grassi di qualità, proteine adeguate, carboidrati intelligenti come quelli da vegetali. E serve muoversi, con costanza e regolarità.

Non sto parlando di canoni estetici o di apparenze. Non sto giudicando la corporatura di nessuno – pratiche stupide e deplorevoli come il body shaming non hanno posto in una discussione seria sulla salute. Il mio interesse nasce da una preoccupazione sincera per il benessere di tutti.

È sorprendente come, nonostante anni di informazione sulle abitudini alimentari di colleghi che vanno a raccontare che "gli italiani sono il popolo che mangia meglio", l'accumulo di grasso corporeo continui ad aumentare. Ma forse è proprio qui il problema: ci hanno parlato per decenni dei grassi alimentari come nemici, quando invece dovevamo guardare agli zuccheri e ai carboidrati in eccesso. Ci hanno detto di mangiare "meno grassi", quando dovevamo imparare a distinguere tra grassi buoni e cattivi, tra cibi veri e prodotti ultraprocessati industriali.

Questa nuova ricerca ci ricorda che la Scienza seria, quella fatta con metodi rigorosi e numeri importanti, continua a darci ragione. Il grasso viscerale non è un problema estetico, è un problema di salute pubblica. È un mediatore dell'infiammazione che contribuisce a innescare conseguenze devastanti per la salute cardiovascolare.

Quel piccolo strato addominale che vedete davanti allo specchio, anche se apparentemente innocuo, è una spia metabolica. Il corpo parla sempre, attraverso segnali precisi. Basta imparare ad ascoltarlo.

E ora che abbiamo conferme scientifiche sempre più solide, non possiamo più ignorare il messaggio: prendiamo sul serio di doversi occupare del nostro grasso invisibile prima che diventi un problema visibile nelle nostre arterie.

24/10/2025
21/10/2025
19/10/2025

Lo yoga come filosofia nutrita dalla percezione

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