15/10/2025
Educazione digitale: una legge può proteggere, ma solo l’educazione può davvero crescere.
In questi giorni il Parlamento italiano discute un disegno di legge bipartisan per vietare ai minori di 15 anni l’accesso ai social network e regolamentare i contenuti che coinvolgono i più piccoli.
Un provvedimento che punta a contrastare lo sfruttamento dei minori online, a garantire trasparenza nelle sponsorizzazioni e a introdurre strumenti per certificare l’età reale degli utenti.
Un passo avanti importante.
Ma se siamo arrivati fin qui, è anche perché — troppo spesso — i primi a esporre i bambini non sono stati gli algoritmi, ma noi adulti.
Abbiamo trasformato i momenti di vita in contenuti, le emozioni in post, i sorrisi in materiale promozionale. E tutto questo lo abbiamo “spacciato” per condivisione, quando in realtà non è altro che puntare i riflettori sui valori sbagliati.
Come se una persona per essere amata deve piacere, deve mostrarsi. Come se la felicità si misurasse in like e cuoricini.
Ma non è solo una questione valoriale, si tratta soprattutto di prevenzione e gestione della nostra salute mentale.
Diversi ricerche e studi internazionali mostrano evidenze sempre più allarmanti: più presto un bambino riceve uno smartphone o si approccia in tenera età alla tecnologia, peggiore sarà la sua salute mentale da adulto.
Per imparare a custodire, a proteggere la nostra vita, la nostra salute, la nostra privacy e come gestire la tecnologia in famiglia possono servono leggi ma servono anche genitori consapevoli, capaci di dire “non ancora” quando serve, di essere presenti quando è più facile arrendersi alla stanchezza.
Prima di preoccuparci di che cosa pubblicare, guardiamo, ascoltiamo, accompagniamo i nostri figli a crescere in questo mondo digitale e interconnesso.